Era ora che parlassi anche di Il mio cavaliere.
Ho già postato le citazioni di quasi tutti i capitoli pubblicati e presto arriverà anche il capitolo 9 ed è ora, in vista anche del prossimo compleanno di questo racconto (4 anni) che avverrà presto, che si dica su questo blog come è nato e come è cresciuto.

Nell’ottobre del 2001, dopo aver girovagato durante l’estate nella rete e aver trovato alcune fanfiction davvero belle, decisi che l’idea mi piaceva e ci provai. Le primissime che scrissi furono quelle dedicate alla scena del ballo, di cui vi parlerò presto 😛 Solo successivamente, in un telefilm e un film che andarono in onda più o meno nello stesso periodo e che non ricordo nemmeno, la storia di una ragazza bulimica veniva liquidata in un’ora e mezza (mezz’ora per il telefilm) condita, tra l’altro, con alcuni dei più stupidi luoghi comuni del caso °-°;

Siccome io qualcosa ne sapevo un po’ di più perchè l’avevo vissuto sulla mia pelle, decisi che volevo raccontare una storia in cui non era il solito ritornello ‘vuole essere magra ;-;’ oppure ‘omg, la televisione dà dei modelli così sbagliati T_T’ (compreso di faccine, eh) e che raccontasse un po’ di più di una realtà molto più complessa e non risolvibile in così poco tempo.

Fu così che nacque il primo capitolo di Il mio cavaliere, che inizialmente non aveva nemmeno il titolo e doveva restare una one-shot.
Non so dire ancora oggi cosa mi spinse, poi, a continuarla e renderla la storia a capitoli che è ora. Forse era semplicemente che ancora non stavo bene e avevo bisogno di vivere la mia anoressia anche attraverso un racconto, un personaggio…situazioni che io potevo solo immaginare. Forse era l’unico modo che avevo, allora, di sublimare tutto quanto…forse era il solo modo che avevo di guarire.

Piano piano la storia si ingrandì. Imparai che una storia a più capitoli era difficile da gestire e io non credevo d’essere in grado di farlo. Più volte pensai che dovevo finirla, più volte pensai che dopo esser stata male, Rinoa sarebbe guarita e finita lì, più volte pensai che non ce la facevo più….e poi ricevevo le email di chi leggeva, i loro commenti e le loro storie di speranza. Capii allora che quel racconto era diventato qualcosa di ‘grande’. Qualcosa che, pur nel suo piccolo, poteva toccare l’animo di chi quelle cose le aveva vissute o ne aveva soltanto sentito parlare.
Le cose che più mi fecero piacere furono le lettere di coloro che avevano vissuto l’anoressia o la bulimia sulla propria pelle, e il ‘rinsavimento’ di coloro che non le avevano vissute.
Da una parte, avevo paura di quello che avrei scritto; paura che potesse essere troppo forte, troppo…debole, troppo fragile o troppo doloroso da leggere, poco accurato perchè ancora avevo l’idea che una parte di quelle cose andasse coperta da una patina di privacy. E leggere che in realtà non stavo ferendo nessuno, ma solo aiutando…..fu quanto bastò a darmi la forza di andare avanti.
E anche leggere di coloro che mi scrivevano dicendo che avevano sempre avuto un’idea superficiale di anoressia e bulimia e che ora iniziavano a capire, bè….mi fece capire che ero sulla strada giusta. Che non stavo scrivendo nulla di ‘troppo’, ma solo qualcosa di necessario.

Purtroppo, Il mio cavaliere mi portò anche dei dolori molto forti. Non solo per quello che scrivevo; più andavo avanti e più quei dolori riuscivo a superarli. Successe che una ragazzina -o meglio, dovrei dire bambina visto il comportamento, mi scrisse dicendo di ‘aver capito molte cose dal mio racconto’ e mi inviò il suo che ricalcava pesantemente il mio, anche se aveva qualche sprazzo di fantasia dell’autrice -che comunque poco c’entrava con il nucleo centrale della bulimia. Era infantile, era stupido, era completamente privo di un minimo di tatto e sensibilità e era zeppo dei soliti luoghi comuni.
Scrissi alla ragazzina in questione.
Credo di essere stata quanto più disponibile potessi essere; volevo aiutarla a capire i suoi errori in fatto di storia e farle capire anche che non aveva capito nulla di ciò che io volevo trasmettere, se era in grado solo di spiattellare un’idiozia dietro l’altra.

La ragazza continuò a scrivermi per un po’, ma io sentivo che non capiva e non era interessata davvero a capire. Per lei non era che un altro modo di dimostrarsi sensibile e dolce agli occhi degli altri. E questo mi infastidiva perchè mi feriva.
Perchè…ci usava come trofei.

Fu un periodo, quello, in cui Il mio cavaliere rimase fermo, per alcuni mesi. Poco tempo dopo, chiacchieravo al telefono con la mia gemellina Caska e le dissi che la ragazzina mi aveva lasciato nel guestbook l’indirizzo del suo sito, ma che io ancora non l’avevo visto. Durante la notte la Caska mi mandò un messaggio, dicendo che dovevo vedere il sito della ragazzina.
La mattina dopo andai a vederlo.

Un clone. Quel sito era totalmente copiato dal mio; diedi persino un’occhiata al codice HTML (lo so che non è corretto, ma cercate di capire…) e notai che conteneva la dicitura ‘saved from url’ con l’indirizzo del mio sito di allora. Addirittura, la ragazzina aveva salvato la mia pagina per cambiare solo alcune frasette e metterci le sue, le dimensioni del frame -che avevo oltretutto calcolato sulle dimensioni di un’immagine regalatami dalla mia gemellina, che la ragazzina rubò- erano identiche….vi dico solo che il counter delle visite non le funzionava perchè stava usando il mio codice.
La cosa che mi ferì di più era che, oltretutto, anche Il mio cavaliere era stato totalmente copiato. Aveva cambiato i nomi, sì, qualche luogo, qualche avvenimento stupido, ma gli eventi erano gli stessi, le frasi erano spesso le stesse. Il tutto farcito dalla totale insensibilità e ignoranza della ragazzina e da una lunga serie di luoghi comuni e stronzate pseudo-psicologiche.

Rimasi calma, stranamente. Scrissi a 5 persone di cui mi fidavo ma che non erano troppo mie amiche come potevano essere Caska o Sciapy, chiedendo di dare un’occhiata a quel sito e di dare una letta a quel racconto.

Non ce ne fu una che non notò la somiglianza. Non che fosse trascurabile; la Caska diede il link a varie persone di sua conoscenza e mi riferì, più tardi, che le avevano chiesto, ‘ma l’Alessia si è trasferita?’.
Scrissi alla ragazzina una lettera dura perchè il suo volere a tutti i costi essere una persona meravigliosa quando in realtà era solo una bambinetta con una mentalità chiusa del cazzo mi aveva rotto. Se voleva fingere poteva farlo, ma non usare la malattia mia e di milioni di ragazze che ogni anno ci muoiono. Noi non eravamo i suoi giocattolini. Io non ero il suo giocattolino.
Lo scambio epistolare fu molto interessante, con questa piccoletta che pretendeva pure di avere ragione. Le sue motivazioni erano così idiote che non so come abbia fatto a non vergognarsi dicendole. LO sfondo del sito? Bè, le piaceva e l’ha usato. I midi che avevo sparso per il sito? Coincidenza, lei li cercava….i regali che mi avevano fatto? Oh, ma lei pensava di poterli prendere!
Vi risparmio la stupida, stupidissima motivazione che diede per la copiatura del racconto.

Stabilito comunque che io ero brutta e cattiva e lei la povera vittima innocente, indifesa e incompresa, continuai a girovagare sul suo sito scoprendo che aveva copiato all’inverosimile non solo la struttura del sito (compreso di sezioni, pagine e testi, persino le mie lettere!), non solo il racconto, anzi i racconti, dato aveva copiato pure Maybe I’m a lion (malamente, chiaro…non aveva proprio la capcità di scrivere qualcosa di semplice, figuriamoci un flusso di coscienza -che lei chiamava ‘senza punteggiatura’ -.-”), ma persino il mio modo di essere. La ragazzina voleva essere come me.
Ebbi a quel punto una crisi isterica che ricordo ancor’oggi.

Passato il momento d’isteria, decisi che la messa male era lei, non certo io. Io avevo me stessa. Lei? Una brutta copia, mal riuscita e per di più noiosa e petulante di quello che ero io. Lei non aveva afferrato ciò che io ero nel profondo; non poteva capirlo perchè non riusciva proprio a vedere oltre il suo nasino e i miliardi di complimenti stupidi che le facevano i suoi genitori, i suoi amici, il suo ragazzo. E cioè che era ‘meravigliosa’. Trovatemi una madre che non lo dice ò_o
Decisi che se lei era riuscita così male, eran cavoli suoi. Significava anzi che io ero inimitabile XD Significava che lei s’accontentava di essere una brutta copia piuttosto che di esser se stessa. E questo era un problema suo, non certo mio. Mi aveva già rotto abbastanza, francamente. Voleva fingere, che fingesse. La cosa non mi riguardava. Voleva copiarmi? Che copiasse. Tanto non riusciva comunque a dire nulla di sensato o intelligente. Non conosceva la grammatica minima (del tipo ‘gli’ per un uomo e ‘le’ per una donna), non sapeva organizzare un racconto, non aveva la minima idea di come continuare se io non andavo avanti -il suo racconto non aveva nulla. Perchè era lei stessa a non avere nulla.

Alla fine, ad uscire ‘vincitrice’ dalla faccenda fui io. Il supporto che ricevetti, da tutti, fu meraviglioso. L’idea di me stessa che avevo uscì soltanto rafforzata dalla cosa. In quanto al racconto stesso, lei fu costretta a toglierlo e io iniziai a ripensare al mio.

Se dal primo clonaggio era nato il capitolo 12 -che tutt’ora è offline, dato che sto riscrivendo il tutto-, da questo cosa poteva mai nascere?
Iniziai a pensare che, nonostante fossi stata più esplicita nel capitolo 12 rispetto a quelli che l’avevano preceduto, forse non bastava. Se quella ragazzina non aveva capito una mazza -ma oramai non m’aspettavo nemmeno più che lo facesse ò_o- forse ce n’erano tanti altri come lei. Forse davvero era poco chiaro, era poco comprensibile, forse era anche solo troppo ‘bambino’ per essere letto seriamente. Troppe cose andavano ad offuscare il nucleo centrale (prendete solo i vecchi capitoli 5, 6 e 7…). Quel racconto andava ripensato e se caso riscritto.

Fu così che, non ricordo nemmeno quanto tempo fa XD, riscrissi in due giorni il nuovo capitolo 1 che è quello che vedete tuttora nei vari siti su cui Il mio cavaliere è stato pubblicato. Mi colpì allora il fatto che, come il primo capitolo originario nacque in una sola sera, questo nuovo occupò soltanto due giorni. Fu impegnativo, quasi spossante. Ma ne nacque qualosa di cui ero più sicura. Mi sembrava più adulto, più maturo, più cresciuto…semplicemente era più quello che doveva essere.

E questo è quanto.

La storia di Il mio cavaliere è una storia che va avanti ancora adesso. Che mi ha tirato fuori da quel tunnel e che, spero, abbia tirato fuori anche altre persone. E’ una storia che probabilmente l’anno prossimo vedrà la parola fine e che…che mi ha cresciuto. Siamo cresciuti insieme, io e questa storia. Grazie a lei ho trovato l’uomo che amo. Grazie a lei ho trovato le mie prime vere amicizie sincere, anche se virtuali. Grazie a lei ho imparato a scrivere, spero. Grazie a lei ho iniziato a coltivare sogni e aspirazione che allo scrivere si legano.
Grazie a lei, e grazie a tutte le persone che in questi anni mi hanno scritto, incoraggiato, insultato e scopiazzato, sono diventata ciò che sono oggi.

Che cazzo, mi manca già questa storia. Al solo pensiero di finirla…..mi commuovo.

Anche questo è Il mio cavaliere.

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