Da Lace

~ Pur senza vederla, i suoi sensi l’avrebbero riconosciuta comunque. Le sue mani ricordavano la consistenza di velluto della sua pelle di latte; il suo naso ricordava il profumo che, leggero e invitante, rimaneva sul suo cuscino quando lei dormiva da lui, seducendolo poi nei sogni; le sue labbra e la sua lingua riconoscevano il sapore inconfondibile dello champagne mischiato a quello naturale di lei; i suoi timpani gli restituivano il rumore familiare dei gemiti che lei mugolava tra i baci. E il suo corpo l’aveva già riconosciuta, anche se la sua mente gli ordinava di assicurarsi che fosse lei, e lo costringeva a muovere le mani accarezzando la stoffa ruvida del vestito che lei aveva addosso. Le sue dita scorrevano sui disegni di pizzo e sulla seta che nascondeva la pelle di lei, e le sue corde vocali vibravano dell’unica parola che lo dominava in quel momento, “Rinoa…” ~

~ Baciarla era una droga; desiderarla era un dolore. ~

~ Sorrise, lei era il mare. Lei che si stringeva di piacere intorno a lui, lei che si muoveva languida come le onde che sentiva infrangersi là, lontano, lei che si dipingeva sul viso espressioni sempre diverse come le leggere increspature a pelo dell’acqua, lei luminosa come un mare scintillante di sole, appassionata con il rosso del tramonto e dolce come il rosa dell’aurora; lei che continuava a lasciar scorrere una gamba contro le sue, e lo accarezzava tenera, allungandosi ogni tanto per un bacio, e gli parlava con quella voce così terribilmente….mmmh, erotica. ~

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