Da Il mio cavaliere : Interludio: Rimediare

~ Ho pensato così tante volte di aver sbagliato; così tante volte mi è sembrato che non ne valesse la pena, che potesse sicuramente esserci un altro modo, che tutto sarebbe finito bene anche se io fossi stato accanto alla mia famiglia.
Nonostante tutto alla fine si sia risolto per il meglio, non riesco, nemmeno ora, a non pensare di aver sbagliato. Mi sembra che i miei errori siano stati così tanti…
Non sono mai riuscito a dire a Julia che la sua era una canzone bellissima. Non sono mai nemmeno riuscito a farle sapere di essere ancora vivo.
Non sono mai riuscito a mantenere la promessa a Raine di tornare con Ellione a vedere nostro figlio.
Non sono mai riuscito a mantenere la promessa a Ellione di tornare a prendermi cura di lei e Squall; e l’ho costretta a stare accanto a un bambino ferito quando era ancora bambina lei stessa.
Non sono mai riuscito a chiedere a Cid di poter parlare con loro, soprattutto con Squall, quando era ancora un bambino un po’ meno chiuso e addolorato e la sua corazza non era ancora così dura.
Non sono mai riuscito a dire ad Edea che le sono grato per come ha nascosto e protetto Ellione in tutti quegli anni e durante la guerra della strega.
Non sono riuscito a presentarmi a Squall come il padre pentito che vuole rimediare ai suoi errori che sono, e di cui lui aveva bisogno fin dall’inizio; non sono riuscito a raccontargli la nostra storia in maniera meno brusca…
…….potrei continuare all’infinito. ~

~ So che la pagina che s’è aperta quando Squall mi ha sorriso il suo perdono comprende anche lei, e la consapevolezza che non potrò essere mai il padre di un bambino, di un ragazzino, ma di un uomo che sta costruendo la sua vita. E’ ancora più difficile, così, essere padre all’uomo che Squall è diventato -perchè non riesco più a pensarlo come al bambino solo e indifeso che Cid mi descriveva sotto la pioggia. E’ un uomo di cui vado orgoglioso, che somiglia molto a sua madre e che a me, per fortuna, come direbbe Ward, somiglia molto poco. Siamo due opposti, io e lui, osannati dalle folle per gli stessi motivi: io, colui che ha liberato il mondo dal terrore di Adele.
E lui, colui che ha liberato il mondo dal terrore di Artemisia e dell’annientamento totale.
Forse abbiamo in comune più di quanto pensiamo. Il dolore di vivere, che ci ha accompagnato per anni, che ha ferito in lui il ragazzo che aveva bisogno di una guida per crescere e in me l’uomo che iniziava a desiderare una famiglia; la solitudine che si è sciolta nelle amicizie ritrovate dopo parecchio tempo; un amore che ci accompagna per la vita, e trasforma il nostro dolore nella gioia tranquilla di esserci.
E poi quel nome d’acqua, che descrive me come un lago tranquillo e lui come un acquazzone tempestoso, breve e improvviso. E che in qualche modo, rispecchia ciò che siamo stati oggi: io la roccia a cui ha potuto appoggiarsi, e a cui s’è aggrappato senza rifiutarne l’aiuto; e lui la tempesta che lo ha travolto per spingerlo, poi, nelle acque tranquille del nostro sollievo. ~

~ ……..non lo so, forse è stupido pensarlo.
Ma sento che mi permette di essere padre, nonostante tutto.
E di guardare al futuro come se tenessi tra le braccia il mio piccolo Squall in fasce. ~

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