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Disclaimer: Final Fantasy e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft- Enix, e vengono qui utilizzati senza nessuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta anche e soprattutto come sfida con DefenderX, che mi ha concesso di inserirla anche in questa raccolta. Tutti i "dettagli" sulla sfida fra di noi li trovate qui, e i risultati saranno sul mio blog non appena saranno pronti^^ Buona lettura^^

FLAVOURS
#52. To the last syllable of recorded time

Una volta, il tempo si misurava in modo diverso: con la durata dei giochi, l'ora della colazione, del pranzo e della cena, con quei minuti d'insegnamento a bambini anche troppo svegli seguiti quasi subito dai giochi. Una volta il tempo si misurava con la durata dei giochi alla guerra, con la resistenza del cavaliere, con la morte della strega che poi si rialzava e correva in casa per la merenda. Una volta il tempo si misurava con il vociare dei bambini che riempivano la Casa di Edea.

Adesso non è più così, e a Cid mancano tutte quelle cose: quelle risate, quelle grida, quei litigi da sedare, quelle marachelle più o meno gravi. Da quando Edea è tornata ad essere una strega, più di dieci anni fa, lui ha iniziato a misurare il tempo in modo diverso: con la durata dei discorsi ufficiali, con la durata dei fondi donati al Garden, con la durata delle telefonate diplomatiche, delle missioni, dei discorsi che lui voleva fare ai suoi ragazzi e che gli insegnanti interrompevano sempre con qualche scusa. E' così che misura il tempo Cid Kramer, adesso: con le sillabe che riesce a pronunciare, senza che qualcuno le giudichi troppo inadatte all'ambiente. Una misurazione ben triste.

Osserva Fisherman's Horizon, e si chiede fino a che punto saprebbe essere vigliacco. Qualcuno prima è entrato e gli ha detto che la squadra di Squall ha notato delle truppe galbadiane ed è passata all'attacco. Lui osserva e sa già cosa succederà: la strega che c'è dentro Edea sta cercando Ellione nei porti, e poi toccherà anche a Balamb, la cittadina più tranquilla del mondo, la cittadina che lui, a suo tempo, ha scelto per la sua Edea. Sa che deve dare un ordine che ha rimandato, lasciato pronunciare ad altri, ma che è rimasto dentro di lui come un cancro a mangiargli l'anima. Sa che deve dare quell'ordine e che Edea stessa glielo aveva chiesto, tanti anni fa, quando ancora doveva assorbire i poteri e già pensava a come annientarli. Si chiede quanto sia forte sua moglie, e quanto invece riuscirebbe ad essere vigliacco lui.

Non sa se riuscirà a reggere alla pressione, alla tensione, alla colpa che trasuderà dalle poche parole, poche sillabe che dovrà pronunciare: uccidete la strega. E sa che scaricherà tutto sulle spalle di qualcuno, perchè quell'ordine che lo divora da anni adesso si sta facendo vivo, diventerà suono e verrà sentito e obbedito, e lui vuole soltanto nascondersi, e lasciare che la colpa finisca di divorarlo e lo uccida.

Lui è un cavaliere della strega, e sa che quando lei morirà, il loro legame si spezzerà, sembrerà fargli esplodere il cervello, e a poco a poco la vita lo abbandonerà perché un cavaliere è legato al potere della sua strega. E quel potere passerà ad un'altra donna e lui non potrà più legarsi a nessuna, e questo lo distruggerà, lo annienterà, e finalmente lo lascerà andare, nella morte lenta e dolorosa che lui sa di meritare.

Quanto è forte sua moglie.

E quanto sa essere vigliacco, lui, preside inutile del Garden di Balamb.

*~*~*~*~*

Il tempo era simile a bolle di sapone, pieno di futuro, pronto a scoppiare al minimo tocco. Lei lo osservava di sbieco, mezza svenuta per tutto quel potere che le scorreva dentro, mezza orgogliosa del ragazzo che aveva visto. Era uno dei suoi bambini, lei lo sapeva, e c'era una sorta di gioia sinistra nel vederlo uomo, forte e sicuro. Squall non sarebbe andato da nessuna parte, l'uomo l'aveva detto. Quale orgoglio sarebbe stato rivederlo, trionfante, quando il tempo avrebbe smesso di essere confuso. Sbirciava nelle bolle di futuro, curiosa, e vedeva un mondo di guerra, di paura, dove le streghe portavano morte; dove i suoi bambini erano cresciuti e combattevano e salvavano. Si chiedeva quali delle parole del ragazzo sarebbero state adatte a quello che stava pensando. Se i suoi bambini erano diventati guerrieri degni di essere chiamati eroi, allora qualcosa iniziava lì, con lei, con quel potere che le precipitava addosso dal futuro, con quelle bolle che le scorrevano davanti agli occhi, scoppiando poco alla volta, lasciandola al suo presente.

Cid entrò nella stanza, avvicinandosi cautamente al letto nel timore di svegliarla. Lo sentì accarezzarle un poco la fronte, come per sentire se avesse la febbre; allungò una mano per incontrare il suo viso, aprendo gli occhi a malincuore - le bolle di futuro erano ormai tutte lontani ricordi.

"Cid, dobbiamo parlare," iniziò, sollevandosi a sedere sul letto. Lui fece per fermarla, farla stendere nuovamente, ma lei lo bloccò con un gesto deciso, e continuò, "ho visto il futuro. Questi poteri vengono da una strega che vivrà in un futuro lontanissimo. Cid, io so come è stata sconfitta. E so che siamo noi a dover fare in modo che quel futuro che ho visto diventi realtà."

"Noi?"

L'espressione di Cid le confermò che lui non le credeva – forse pensava che lei stesse delirando, che non avesse ancora ben assorbito il potere e che a parlare fosse il tempo che in lei si condensava e si faceva denso e pieno e vivo.

"Tu dovrai fondare un'accademia, Cid. Un'accademia militare. Dovrai addestrare i tuoi alunni al combattimento, specializzandoli, dovrai fare in modo che sappiano affrontare una battaglia. Sarà dura, lo so - non abbiamo soldi e tutti i nostri risparmi sono in questo orfanotrofio. Ma è in gioco il futuro dei nostri bambini... Cid, ho bisogno che tu mi creda. Non deliro. So quello che dico. Fidati di me."

Il tono di quella frase finale era così accorato che gli parve una stoccata. Sospirò, si portò una mano sugli occhi, ebbe la tentazione di massaggiarsi le tempie per evitare il mal di testa in arrivo. E poi cedette, perchè se Edea gli chiedeva di fidarsi, se Edea gli diceva d'aver visto il futuro, allora doveva essere così.

"Quale sarà lo scopo di quest'accademia?"

"Uccidermi."

Per un momento credette di aver capito male. Sua moglie gli chiedeva di fondare un'accademia il cui scopo era ucciderla? Stava delirando, doveva avere la febbre, e quei poteri la rendevano incapace di rendersi conto di quello che diceva.

"Cid, per favore, ascoltami fino alla fine. Ok? Poi mi dirai quello che pensi. Ma ho bisogno che mi ascolti fino alla fine, e senza fare quella faccia."

Un nuovo sospiro, il mal di testa che nel frattempo era definitivamente esploso, la tentazione di dirle di smetterla, che non stava bene, e andarsene per fuggire da quell'idea folle.

"La gente teme quelle come me, Cid. Le streghe hanno portato guerra nel passato, e la porteranno anche in futuro. Possiamo impedirlo. Voglio che tu fondi quest'accademia, voglio che la chiami Garden. Sarà il giardino in cui pianteremo i semi di questa speranza – di un mondo senza streghe, senza guerre, e senza paura. Voglio che tutti i nostri ragazzi siano in quest'accademia, perché sappiano difendersi, e difendere le persone che amano. Voglio che tu addestri i tuoi alunni al combattimento, perché siano pronti a proteggere questo mondo dalla guerra. E dalle streghe. E da me, se dovesse... succedermi qualcosa."

Lui continuava a tacere, con il viso nascosto tra le mani.

"So che così ti allontano da me, e so che sarà più difficile per me resistere al male. Ma so anche che siamo le persone adatte a realizzare questa cosa... Cid, per favore, non pensare a noi, non pensare a me, pensa al mondo intero. Forse un giorno sarò temuta, come strega... ma forse riconosceranno quello che ho voluto fare per il mondo. Non puoi negarmi questo, Cid - non puoi negarlo a una come me."

Continuava a parlare di se stessa come qualcosa di sbagliato, come di un oggetto. Forse lo scopo vero della sua accademia sarebbe stato uccidere l'immagine della strega che il mondo conosceva, forse poteva spingere questo mondo ad accettare le donne che avevano la sfortuna di essere toccate da Hyne. Forse poteva farcela, anche se sentiva qualcosa di oscuro che gli marciava in petto e gli stringeva gli organi in una morsa glaciale.

"Ci proverò... non posso prometterti di riuscirci," disse, sperando in cuor suo di non farcela affatto, perché sarebbe stato come rompere qualcosa che non avrebbe mai avuto il coraggio di riparare. "Non so nemmeno dove trovare i fondi, non so..."

"Lo so," lo interruppe lei accarezzandolo, "lo so. Ce la farai, me lo sento. Solo un'altra cosa."

"Cosa?"

"I tuoi alunni si chiameranno SeeD. Come i semi del nostro giardino. Del nostro mondo nuovo. E non voglio che nessuno sappia lo scopo dell'accademia, Cid. Lo rivelerai solo se sarà necessario. Me lo prometti?"

"Te lo prometto."

Edea si lasciò ricadere sui cuscini, chiudendo gli occhi nuovamente – non aveva ancora assorbito del tutto il potere lasciatole da Artemisia, una massa immensa di magia che il suo corpo sembra voler ributtare indietro e che la lasciava spossata. "Ho bisogno di riposarmi ancora..."

"Preparo io la cena ai ragazzi."

Era quasi uscito dalla stanza quando lei lo richiamò di nuovo, aggiungendo con voce flebile che voleva un'altra promessa. Tornò accanto al letto sperando in cuor suo che non gli chiedesse quello che temeva.

"Cid, se mai dovesse succedermi qualcosa, se mai dovessi... hai capito. Insomma, se dovesse succedere... voglio che sia tu ad uccidermi. Nessun altro. Non voglio che lo faccia nessun altro. Prometti, per favore?"

La morsa glaciale si faceva stretta, dolorosa, fino a togliergli la vista e il respiro. Non si udì promettere. Sentì solo qualcosa che schiantava, rumorosamente, distruggendo tutto quello che incontrava, e sapeva che non ci sarebbe stato più nulla a tenere insieme i cocci.

*~*~*~*~*

Edea voleva un mondo nuovo, e lui non le sta offrendo niente di tutto quello che le ha promesso, in quel giorno lontano. Sente solo le sue paure, e i suoi desideri, e pensa che rincorrerla possa bastare ad assolvere i suoi doveri di marito, di cavaliere, e di preside. Ma non è così, E la cosa lo intristisce più di quanto lo faccia sentire in colpa.

Qualcuno gli dice che Squall è arrivato. Lo ascolta sapendo già quello che sta per dire, sapendo già quello che dirà lui. Alla fine, la sua storia, la sua vita, i suoi sforzi s concentreranno in un unico momento in cui deciderà se tradirla o se esserle fedele in tutto. Non pensa di avere coraggio abbastanza, è sempre stata lei ad essere la metà forte di quella coppia. Lui non sa cosa dire, non sa cosa fare, non sa cosa pensare: lascia che a parlare sia quella parte indefinibile di lui, quella che si è schiantata quel giorno in cui ha promesso di ucciderla, quella che nemmeno lei ha più saputo riparare.

Pronuncia il suo ordine quasi senza rendersene conto, assorto nella contemplazione della colpa, del perdono che dovrà chiedere, della speranza di non ottenerlo mai perchè la punizione sia esemplare. Poi il comando è di Squall, e lui lì è anche più inutile di prima. Che vigliaccheria mollare tutto nelle mani di un diciassettenne, solo perchè non si hanno le palle per essere il marito che si dovrebbe essere. Ma la scelta è stata dura, il conflitto in lui è ancora aperto e ci sono solo lacerazioni e ferite nel suo animo. Si sente martoriato, torturato, afflitto.

La notte arriva ed è troppo lunga. Si sente così vecchio, Cid, così incredibilmente invecchiato che si chiede come mai non sia già arrivata la morte. Forse perché deve ancora scontare le sue pene, forse perché deve vedere gli effetti del suo tradimento fino in fondo. Si alza, apre un cassetto, esce dalla sua stanza e va in garage. Infila le chiavi nella macchina e poi rimane lì, appoggiato al volante, a singhiozzare come un bambino perché oramai Edea è tradita, e lui non può fare nulla per salvarla. Lei gli ha chiesto di ucciderla per salvarla, lui ha delegato tutto a un altro. Non è degno di dirsi marito, né di dirsi cavaliere.

Il viaggio finisce in un batter d'occhio, gli sembra, e quando arriva alla vecchia casa di pietra sente il peso di quelle ore trascorse nell'inquietudine e nella tensione. Lì aspetterà che tutto finisca, che qualcuno vada a cercarlo, che qualcuno gli dica che sua moglie è morta, che qualcuno ponga fine anche alla sua vita. Non ha avuto scopo, la sua vita, se non quello di fuggire da tutto. Ha trovato nella vigliaccheria l'unico senso che poteva avere. Quanto è forte sua moglie, e quanto è debole e vigliacco lui, preside inutile, cavaliere fallito, marito incapace.

*~*~*~*~*

Alla fine la sente arrivare. La sente ancora prima che sia entrata, sente la connessione, il legame tenero e dolcissimo che ha sempre legato la strega Edea al suo cavaliere goffo e pauroso. E quando lei entra nella stanza è un profumo, un ricordo, un miscuglio tra passato, presente e futuro, come quel giorno che stava seduta contro i cuscini e il tempo, il potere, la magia antichissima, si prendeva il suo sangue e si faceva vivo.

"Ti stavo aspettando," dice quasi vergognandosi, senza riuscire a guardare sua moglie con il vestito della strega – la strega che lui non ha saputo affrontare.

"Lo so," dice lei, e la sua voce sa di comprensione. "Lo so."

"Ho mandato Squall..."

"Lo so. E ti perdono, Cid."

Non sa se ridere o piangere, e nell'incertezza prova ad abbozzare un sorriso, trovandosi poi di nuovo a singhiozzare come contro il volante, quella sera lontana di così tanti giorni fa – quanti? Non li ricorda. Il tempo non si misura più in giochi e pasti, si misura in colpa distillata a goccia a goccia, che scivola già, come una tortura, a scavare un buco nell'anima. E la colpa non ha tempo, non si misura, e lui non sa più quanto tempo è passato, perché è venuto lì, perché si sente così stanco e vecchio.

Poi lei ripete, "ti perdono, Cid", e la colpa scivola via come sul marmo, e la tortura sembra finire, si fa più tollerabile, e anche se il buco nell'anima rimane non potrà più diventare ancora più profondo. C'è Edea adesso, che capisce e ama e perdona, e Cid si lascia andare, e vuota lacrime vecchie e secche di anni, le lacrime che gli sono rimaste in fondo al cuore fin dal giorno dello schianto, quando si è sentito infrangere e ha creduto di non potersi riparare più.

Edea sta riparando qualcosa, dentro di lui, ed è un dono di cui non sarà mai grato abbastanza.

*~*~*~*~*

A volte si dice che lui e sua moglie sono stati ingenui, quando pensavano che forse, si poteva creare un mondo nuovo. A volte sorride di quei pensieri buffi, ne riderebbe se non fossero nati dall'angoscia, dalla paura. La strega ha paura del mondo e il mondo ha paura della strega. Nulla potrà mai cambiare questo fatto.

Adesso il mondo vive la calma surreale della pace, inebriato dalla vita che trascina tutto con sè alla fine della guerra. Si contano i danni, si celebrano i vivi, si ricordano i morti. In quell'angolo sperduto di mondo, Cid sposta pietre e costruisce muri, perchè ci sono decine di orfani in quel mondo martoriato, e sua moglie vuole prendersene cura. Si chiede quale ironia del destino si nasconda nel suo essere così incredibilmente materna e così incapace di concepire. Hyne non ha benedetto la sua stella.

Ora è seduto sulla spiaggia, che fissa il mare e ripensa a tutto, e aspetta che lei esca perché ora il tempo è tornato ad avere una misura – ora il tempo sono ferite che si rimarginano e cocci messi insieme. Oggi arriverà il comunicato ufficiale dei governi dei paesi, e lui non è sicuro di voler leggere cosa c'è scritto. Ma da qualche parte dentro di sé qualcosa gli dice che lo deve fare, e lo farà, perché ha smesso di essere vigliacco.

Lei si avvicina col suo passo silenzioso, e si siede accanto a lui tacendo, allungando il libro e aspettando che lui abbia letto. Lui gli è grato di questa delicatezza – a volte vorrebbe possedere la stessa discrezione.

Le parole trasudano politica da ogni lettera, e lui si sente mezzo disorientato e mezzo stupito dal fatto che sarebbero state le stesse che avrebbe usato, a parti invertite. E il comunicato contiene esattamente quello che temeva. Il comunicato dice che Cid Kramer aveva ordinato l'assassinio di sua moglie, conoscendo il pericolo che costituiva in quanto strega. A lui viene quindi riconosciuto il particolare merito di aver posto la salvezza dell'umanità intera al suo amore e dramma personale.

Non vuole essere un eroe, non lo merita. Quella sorta di menzione d'onore lo disgusta. Straccia il comunicato e lo getta in mare, ben sapendo che non servirà a nulla. Edea allunga una mano, gli accarezza un ginocchio, lo consola in silenzio.

Per tutto il tempo a venire, forse per l'eternità, lui verrà riconosciuto per qualcosa che non è stato in grado di essere. Per tutto il tempo a venire, la gente penserà a lui come a un eroe, e la verità rimarrà chiusa in quella casa, tra quelle pietre, nascosta nella sabbia di quella spiaggia dove sua moglie lo consola, forte come lui non è mai stato.

Fino all'ultima sillaba di storia che vivrà su quella terra, lui sarà l'eroe, e sua moglie sarà registrata come un pericolo per l'umanità. Lei sa conviverci. Lui, no.

Quanto è forte sua moglie. E quanto è debole lui.

Ma questo pensiero non gli dà più tanta pena. Sa che lei gli sarà accanto, sa che lei continuerà a riparare le sue ferite, non importa quante saranno, non importa cosa dice la Storia. La Storia è lì, è quel momento, è quella mano di strega sul ginocchio del cavaliere ferito, davanti al mare di Centra che si porta via le menzioni d'onore, e gli eroismi, e le falsità delle politiche.

Sua moglie è forte abbastanza per entrambi. Per quanto lo riguarda, è l'unica verità storica che intende accettare.

*****
Nota dell'autrice: come sempre, anche questa storia fa parte del "progetto" 5000x4, ed è ispirata ad uno dei temi della community 52 flavours (con il vecchio set). Faccio notare che non è stata betata perché ero già in ritardassimo, per cui se trovate strafalcioni assurdi scusatemi ;_;
Al solito, risposte a commenti, domande, dubbi eccetera su Wide Awake.


Continua...
Alessia Heartilly ha scritto altre 36 altre storie.
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Questa storia fa parte di una seria, Flavours.
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