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THE CHRONO TRIGGER ALPHABET
scritta da katmillia/argle fraster, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Uno

Sente la Mammon Machine anche quando sogna. Nei suoi sogni, batte contro i suoi polmoni e le rende difficoltoso respirare; si sveglia spesso coi sudori freddi, rimasugli di visioni che svaniscono più in fretta di quanto lei possa afferrarle. Non vuole ricordarle - perché le lasciano un retrogusto come la macchina, come il pungolio amaro e ferroso in fondo alla lingua quando vuota magia nel suo pendente - ma si chiede cosa significhino. La macchina, e Lavos, pulsano nel suo petto, anche se lei cerca di liberarsi del tremendo prurito appena sotto la pelle che quella cosa si lascia sempre alle spalle.

Desidera potersene andare; a Enhasa, forse, dove potrebbe rannicchiarsi in uno dei letti elegantemente intagliati e sognare senza pruriti Lavos e la magia, ma sa che sua madre non la lascerà mai andare. La Regina Zeal non ha più bisogno dei sogni - non quando la sua realtà è molto meglio di qualsiasi ambizione possa essersi fabbricata in mente.

Schala ha perso suo padre quando aveva solo quattro anni, e il suo patrigno quando ne aveva dieci. Si chiede quando ha ufficialmente perso sua madre.

Mentre se ne sta a letto con gli occhi rivolti al soffitto, a contare le curve scolpite nella pietra che ammontano quasi al numero delle stelle in cielo, la porta della sua camera da letto si apre appena. La sua dama di compagnia non apre mai senza aver prima bussato. Schala non si alza, perché sa già chi è.

"Stai sognando ancora" dice Janus. Anche nel buio, lui sa farsi strada intorno a cassettoni e scrivanie e bauli nella stanza. Quando raggiunge il lato del letto, ci entra, facendo scivolare piedi freddi e scoperti sotto le lenzuola.

"Mi dispiace" gli dice Schala.

Quando Janus va, Alfador segue - il gattino salta su in fondo al piumone ai piedi del letto, e si rannicchia lì, con le zampine sotto il naso. Nel poco di luce di luna che filtra dalla finestra, sembra più azzurro che violetto.

"Smetti di pensare a lei" la redarguisce Janus. Volta il cuscino, infilandoci sotto i pugni.

"Non lo faccio, davvero" dice Schala, e per lo più è vero. Janus non dice niente altro in risposta; forse anche lui non sta davvero pensando a lei.

Dopo un po', sospira appena contro le lenzuola. "Vorrei che potessimo andarcene."

"Dove andremmo?" chiede Schala con una risatina. "Non c'è altro posto che in basso."

"Allora andiamo in basso" dice Janus. Sembra forte. Speranzoso. Dieci anni e molto, molto più grande. "Andiamo in basso e costruiamo un nuovo regno a terra. Lo rendiamo migliore di questo. Più grande. Più potente di tutto quello che c'è qui."

"Che altro?"

Janus ci pensa per un attimo, in silenzio. "Nus" dice. "Voglio che Nus mi porti in giro tutto il tempo. E voglio un letto coperto d'oro per Alfador. E ogni volta che schiocco le dita, qualcuno mi porta tè speziato proprio con lo zucchero che serve, non di più. Perché farà freddo. Avremo camini che ci scaldano tutto il tempo."

Ma non c'è nulla a terra a parte giorni gelidi che non sembrano finire mai, e i picchi delle montagne coperti di neve da tanto. Schala scuote la testa, anche se suo fratello non può vederlo, e si passa le dita sulla fronte - è un po' umida, un rimasuglio del fantasma del potere di Lavos che le pulsa ancora nelle vene.

"Schala?" chiede Janus, quando lei non risponde.

"Vorrei poterlo fare per te" sussurra lei. C'è qualcosa di bagnato sulle sue guance, e non è esattamente sicura di quando ha cominciato a piangere. Le sue dita fervono. Sente il pendente, sulla scrivania in mezzo alla stanza, nel suo marsupio di velluto, che la chiama, persino adesso. "Vorrei poter migliorare tutto questo per te."

Janus si allunga verso di lei. "Smettila" dice, e sembra brusco, ma solo perché dentro c'è così tanta paura.

"Meriti di meglio" sussurra Schala.

"Tutti lo meritiamo" dice Janus, piano, dopo un lungo attimo, tenendo solo le dita avvolte al suo braccio. Si sposta verso di lei, più vicino, per potersi rannicchiare contro il suo corpo, e se il tremore dei suoi singhiozzi lo disturba, non dice niente al riguardo.

Schala posa le dita sulle ciocche fini dei suoi capelli, che le cadono tra le dita come sabbia in una clessidra - sono tutti sabbia, che aspettano di passare nell'apertura. "Un giorno" promette, in un sussurro contro la sua tempia "creerò quel regno per te, Janus."

"Ok" dice lui. Lui stringe le dita più forte intorno a lei.

Lungo il corridoio, oltre il lettino di Nu, la Mammon Machine pulsa con il suo costante ruggito, riempiendo i corridoi di luce rosso sangue, e persino dopo che il respiro di Janus si è fatto più lento e regolare, Schala riesce a sentirlo nella testa, al ritmo del suo battito rapido e terrorizzato.

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Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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