- Dimensioni del testo +

DARK MESSENGER
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
III. Riflessioni

Leonhart osservò un Jian notevolmente allegro tornare dal suo compito del bucato, e si accigliò. Così presto?

Fissò fuori dalla finestra con sguardo vacuo, senza davvero vedere più l'attività nel cortile, ma solo i pensieri nella sua mente. Aveva solo quarant'anni - anziano, ovviamente, per i ragazzi che addestrava - ma ancora nel vigore. Era la perdita di Marie, la sua bellissima Marie, a farlo sentire davvero vecchio. Una lacrima gli scese sulla guancia, ma non sbatté le palpebre per levarla. Non c'era nessuno a vedere, e Marie valeva le sue lacrime. Le tratteneva non per vergogna, ma perché sapeva che questi dodici ragazzi lo veneravano e sarebbero stati terrorizzati da qualsiasi cosa lo facesse piangere.

I ragazzi davano un'importanza così esagerata al non piangere. Se qualcuno di loro fosse mai diventato Cavaliere, lo avrebbe imparato.

Era disturbante rendersi conto che almeno uno di loro probabilmente l'avrebbe fatto. Sapeva che c'era una Strega a Timber; per giunta abbastanza forte. Aveva sentito l'aura inconfondibile non appena era sceso a terra, ma era svanita troppo in fretta perché lui potesse coglierla per bene. Poteva solo significare che la Strega era scappata - il che la rendeva una vagabonda. Una Strega che avesse avuto un Cavaliere - soprattutto lì, dove non c'era addestramento - si sarebbe fatta avanti e avrebbe dato loro il benvenuto.

Leonhart capiva le Streghe. Era, senza mezzi termini, il suo lavoro. Lei sapeva che erano arrivati - se ne era assicurato. Si sarebbe avvicinata agli Scudieri, molto probabilmente - se non avesse avuto paura di un Cavaliere sarebbe rimasta ad osservare l'arrivo, ne era sicuro. Ma gli Scudieri erano per loro natura innocui per una Strega. Erano addestrati a obbedirle, a venerarla, a fare qualsiasi cosa lei chiedesse per essere nominati Cavalieri.

Si accigliò, ricordando quanti mantenevano quel comportamento dopo essere stati scelti, a svantaggio della Strega. Chiuse il pugno al ricordo della stupida e cieca obbedienza dei Cavalieri di Marie, quando aveva scelto di entrare in un bosco pieno di banditi. Lei non sapeva del pericolo - era l'Imperatrice, e una Strega. E il suo Cavaliere - governatore della città locale - aveva saputo dell'attività dei banditi e non aveva detto niente, perché la sua signora gli aveva dato un ordine. Leonhart lottò per evitare di picchiare il pugno contro il muro. Dannazione ai suoi ordini - il primo dovere di un Cavaliere era fare in modo che la sua Strega fosse al sicuro!

L'aveva saputo non appena era morta, come tutti gli altri Cavalieri. Aveva sentito la sua paura improvvisa, persino attraverso le centinaia di miglia che la separavano dalla provincia governata da lui. E quell'orribile rottura che gli aveva squarciato l'anima dove la parte di lui che le aveva donato - e le parte dell'anima di lei che lui sentiva - se n'erano andate per sempre. La ferita di una vita che non si sarebbe mai rimarginata. Il prezzo dell'amore di una Strega. In quella primissima rabbia ardente del suo dolore gli Scudieri si erano sparpagliati per il terrore - alcuni di loro lo temevano ancora. Avrebbe fatto a pezzi quei Cavalieri incompetenti, ma si erano già uccisi con le loro stesse spade per aver fallito nel proteggere la Strega e la loro Imperatrice. Ringhiò, a quel pensiero. Una morte davvero troppo veloce per una tale stupidità.

Si spostò dalla finestra e si sedette alla scrivania, con la testa fra le mani. Era fatta, non aveva senso pensarci. Gli occhi gli caddero sull'anello che gli aveva dato lei, l'anello di platino con il suo leone che ruggiva. Dono e maledizione, conforto e dolore - perché tratteneva una minuscola traccia della sua aura, essendo stato fatto con la sua magia. Solo quanto bastava a dargli un po' di conforto, e allo stesso tempo ricordargli della grandezza della sua perdita. Distolse lo sguardo. C'era del lavoro da fare.

Jian era felice, al ritorno dal suo umiliante compito. Il che - dato che era ancora un adolescente - probabilmente significava che aveva incontrato una ragazza. Era possibile che la Strega lo avesse avvicinato. Nessuno degli Scudieri poteva percepire una Strega - era una capacità che avevano solo i Cavalieri. Quindi la ragazza, chiunque fosse, era al sicuro nell'avvicinarli.

La prima cosa da fare nel gestire una Strega vagabonda era vedere se non si poteva darle un Cavaliere. Quindi, uno per uno, Leonhart avrebbe fatto in modo che tutti gli Scudieri lasciassero quel piccolo edificio e vagassero per Timber. Erano tutti, a modo loro, giovanotti affascinanti e piacevoli. Molti avrebbero probabilmente trovato una ragazza molto in fretta. E La Strega poteva trovarne uno che le piacesse. Conosceva i suoi Scudieri; avrebbero voluto che lui incontrasse le loro ragazze e approvasse. In un certo senso, era il loro padre adesso. Avevano bisogno della sua approvazione per essere in pace con se stessi, per sapere di poter fare buone scelte da soli.

Una ragazza non avrebbe voluto incontrarlo, ne era sicuro. E quando avrebbe sentito parlare di questa, avrebbe saputo chi era la Strega. Allora avrebbe potuto accelerare l'addestramento di quello Scudiero, spingerlo verso la Cavalleria. Sarebbe stata solo una formalità - la vera creazione del Cavaliere non era l'addestramento, ma il dono dell'anima che accompagnava l'essere scelti. Comunque, l'addestramento aiutava davvero un nuovo Cavaliere a sfruttare fino in fondo quel dono.

Aveva sentito parlare di uomini - uomini non addestrati - che avevano completamente perso il senso di se stessi dopo essere stati scelti da una Strega; abbastanza comprensibile, davvero. Il potere del legame era incredibile: da vicino un Cavaliere poteva sentire esattamente quello che provava la sua Strega, sentire i suoi pensieri quando si toccavano. Degli uomini si erano persi in quel legame. Serviva una forza di volontà incredibile e un'incrollabile coscienza di sé per mantenere la propria personalità. Addestrarsi come Scudiero serviva. Non per nulla le Streghe a volte erano viste come sirene letali, che attiravano gli uomini alla loro maledizione. A volte era esattamente ciò che erano - anche se andava detto a loro favore che raramente ne avevano l'intenzione. Lottò per distogliere i pensieri da Marie, dalla curva ridente dei suoi pensieri, dall'onestà della sua passione - no! Era morta, e lui non doveva pensare a ciò che non poteva avere.

Certo, la ragazza poteva essere troppo sveglia per cadere in una trappola così semplice, ma dipendeva davvero da quanto sapeva di come funzionava tutta la questione della Strega, del Cavaliere e dello Scudiero. Leonhart stesso sarebbe andato in città e avrebbe conosciuto i nativi - e le loro figlie. Alla fine, in quel modo avrebbe scovato di certo la Strega; ci sarebbe solo voluto di più.

Ed era stato l'ultimo ordine di Marie ai suoi Cavalieri sopravvissuti. "Andate e trovatevi una moglie" diceva il suo ultimo messaggio. Fece una smorfia; sapeva che lei aveva avuto buone intenzioni. Non aveva voluto che i suoi Cavalieri soffrissero per lei. Ma era uno dei paraocchi che avevano molte Streghe; pensavano che i loro Cavalieri potessero semplicemente 'voltare pagina' e trovare un'altra donna. Dopo tutto, una Strega poteva avere quanti Cavalieri voleva nella sua vita. Avrebbe sofferto quando fossero morti, ma c'erano sempre gli altri Cavalieri a consolarla. Solo in quei rari casi in cui una Strega sceglieva un solo Cavaliere il senso di perdita era paragonabile. Dato che il suicidio non era una pratica rara tra i Cavalieri alla morte di una Strega, questa cosa era fortemente scoraggiata.

Un Cavaliere aveva una sola Strega. Per sempre. Alcuni gestivano la perdita meglio di altri, ma c'era sempre un posto aperto, un posto distrutto nell'anima di un Cavaliere quando la sua Strega moriva. L'unica eccezione era quando una Strega e un Cavaliere avevano un figlio; allora il padre avrebbe avuto due lealtà. Leonhart aveva solo sentito pettegolezzi su come questo raddoppiasse il legame; più un triangolo che altro, si diceva. Ma la figlia di Marie non era sua, e il Cavaliere che l'aveva concepita era morto con Marie. Imbecille.

Leonhart si alzò dalla sedia e prese il suo mantello nero e argento. Non avrebbe amato una moglie, ma si sarebbe occupato di lei e avrebbe cercato di non farle mancare nulla. Avrebbe obbedito al desiderio finale di Marie. E avrebbe cercato di non mostrare il suo dolore quando uno dei suoi Scudieri avrebbe trovato la Strega.

Sperava che uno di loro fosse degno agli occhi di questa nuova Strega. Perché se una Strega rifiutava di avere un Cavaliere, uno dei compiti del Cavaliere era ucciderla prima che impazzisse. A parte perdere la propria Strega, ucciderne una vagabonda era il dovere più doloroso che potesse assumersi un Cavaliere. Si identificavano con le Streghe. Era il loro lavoro. Per il resto del mondo una Strega era una creatura di potere e terrore, qualcuno da adorare o temere, o tutte e due le cose. Per un Cavaliere, una Strega era solo una ragazza, o una donna, intrappolata da circostanze fuori dal suo controllo in un ruolo spesso difficile da sopportare. Ucciderla era uccidere un'innocente, qualcuno che non poteva evitare di essere quello che era, e che spesso non poteva evitare ciò che stava facendo. Era uccidere una sorella amata, una figlia, con una malattia terminale.

Mentre usciva dall'edificio, dirigendosi verso le proprietà di Timber, Leonhart si chiese se gli fosse rimasto abbastanza spirito da gestire un compito del genere.

*~*~*~*~*

Gli Scudieri guardarono uscire il loro leader senza commentare. Il Vecchio Leone non prendeva bene le domande, e la linea del suo viso non prevedeva nulla di buono per qualsiasi interruzione dei suoi pensieri. Kyle e Tim sussurrarono tra loro, probabilmente una scommessa. Quenlin sembrò irritato; voleva ancora uscire e incontrare le ragazze del posto, e con il Vecchio Leone nei paraggi si sarebbe posto un grosso freno.

Jian guardò confuso. Che cosa voleva il Leone a Timber? Venire qui lo capiva. Era stato uno degli Scudieri nei paraggi quando era morta Marie. Per Hyne, non era mai stato così spaventato nella sua vita. Il suo padrone era famoso come il più tranquillo dei quindici Cavalieri di Marie, un maestro dell'autocontrollo. Jian rabbrividì, ricordando l'ululato emesso dal suo padrone - all'improvviso. Un minuto dava ordini agli Scudieri per i compiti della giornata, quello successivo ruggiva come ferito - sì, come un leone ferito, e si stringeva la testa cadendo a terra, con le lacrime sul viso. Fino a quel momento, Jian aveva pensato ai leoni come simboli di coraggio e audacia. Era ancora così, ma ora c'era anche una prepotente consapevolezza di quanto fosse davvero spaventosa una creatura come un leone, come fosse pericolosa quando era ferita. Il Cavaliere Leonhart era balzato in piedi ed era corso ai cancelli, e chiunque fosse sulla sua strada era stato travolto - se era stato fortunato.

Dei venti Scudieri con lui quella mattina, solo gli attuali dodici erano rimasti al ritorno di Leonhart, ancora una statua. Otto Scudieri avevano abbandonato immediatamente l'addestramento; non volevano mai provare qualunque cosa avesse portato un Cavaliere così controllato a perdere la testa così.

No, Jian capiva abbastanza le ragioni del suo padrone per lasciare Centra e venire qui. Aveva curiosato, poi, per scoprire cosa era successo dopo che il Leone aveva lasciato la postazione. Più di qualche sventurato Scudiero si era trovato sulla sua strada; Leonhart aveva sfogato un torrente di rancore che aveva preso per il collo alcuni dei suoi fratelli Cavalieri. Quando aveva conosciuto quella storia, non era stato tentato di abbandonare l'addestramento del suo padrone come avevano fatto alcuni degli altri. No... se c'era un'emozione che guidava le azioni di Jian, era la curiosità. Voleva sapere di più di cosa fosse ciò che erano una Strega e un Cavaliere, che il non averlo potesse influenzare così il suo padrone. Se quello era il prezzo, Jian era disposto a pagarlo. Doveva sapere che cosa fosse, se era così prezioso.

Quello che confondeva Jian era l'idea del suo padrone che socializzava, come aveva detto Quenlin. Il Vecchio Leone era socievole quanto lo era l'animale da cui aveva preso il nome; in generale non riusciva a sopportare la gente. Ed era divenuto meno socievole dalla morte di Marie. Eppure era uscito vestito con gli abiti più raffinati.

Si chiese se Carolin potesse spiegarglielo; forse il suo padrone era dovuto andare a parlare con il Sindaco o qualcosa di simile, una qualche stupida formalità per vivere lì.

"Hey, ragazzetto del tramonto" disse una voce, e Jian si voltò: era Quenlin. "Vedi un po' se non sembri un casino, con tutto quel fango di fiume sugli stivali. Cosa sta succedendo? Sorridevi come un cretino quando sei tornato, e le bolle di sapone davvero non sono eccitanti, per me."

Jian sorrise il suo sorriso semplice. "Ho socializzato durante la punizione" disse. "C'era una bella ragazza al fiume."

Gli occhi blu di Quenlin si allargarono. "Cagnaccio fortunato" disse. "Mi rimangio metà delle brutte cose che ho detto di te. Ma i dettagli, amico, mi servono dettagli!"

Allora Jian gli raccontò del suo pomeriggio, e ci volle un po'. Quenlin parve invidioso e un po' scocciato dal fatto che il suo amico avesse un appuntamento prima di lui.

"Forse dovrei farmi punire dal Leone con qualcosa da fare fuori dai cancelli per un po'" rifletté. "Possiamo fare una scommessa, se la ragazza che scelgo io è più bella della tua."

Jian fece un cenno con la testa verso il cancello. "Se il Leone non sceglie una ragazza più bella di tutte e due le nostre" disse pensieroso.

Quenlin sbatté le palpebre. "Lui? Mi prendi in giro. Sì, non è un brutto vecchiaccio, ma - voglio dire, non dovrebbe nemmeno provarci. Sii serio, Jian. Quale ragazza sceglierebbe lui quando noi" e indicò tutti gli Scudieri "siamo qui e abbiamo la sua età?"

Jian lo sentì solo a metà. Osservava il suo leader attentamente, cercando sempre di distinguere il suo umore e il treno dei suoi pensieri. Non voleva essere uno Scudiero per sempre, e questo significava dover sconfiggere due volte il suo padrone. A differenza della maggior parte dei suoi compagni Scudieri, non pensava che il semplice aspettare che il padrone fosse troppo debole per reggere la spada fosse una scelta possibile. "Non ne sono sicuro, Quenlin" disse piano. "Penso che stia succedendo qualcosa. Non avrei mai immaginato che il Vecchio Leone lasciasse il nido - non così presto, comunque." Guardò cattivo il suo amico. "Ma dato che sei il mastro cerimoniere, dimmi - cosa potrebbe volere là fuori, se non le donne?"

Quenlin scrollò le spalle. "Come se mi interessasse, Jian. Non sono così incline a trovare una Strega come te. Sfrutterò l'addestramento nel settore degli affari a Centra quando avrò finito qui, sempre supponendo che ci siano troppo poche belle ragazze qui a Timber."

"Beh, se Carolin è un indice della bellezza locale, potresti trovarti a stare qui per molto tempo, amico mio."

Quenlin sorrise con fare predatorio. "Potrei semplicemente dovertela rubare se è abbastanza carina. Non si sa mai con questi posti fuori dal mondo. Potrebbe essere l'eccezione, e tutte le ragazze sono rospi con le gambe da Chocobo."

Jian scrollò le spalle. "La incontrerò ancora domani quando farò il bucato" disse. "Se vuoi le chiedo se ha amiche da presentarti."

Quenlin annuì serio. "Fallo. Sarò in debito."

Jian lanciò all'amico un'occhiata che diceva chiaramente che non intendeva farlo sul serio. "Devi occuparmi di questo bucato" disse. "Puoi anche non pensare che abbia paura del Leone, ma ho il terrore delle sue punizioni."

Quenlin rise. "Sei un bugiardo orrendo, Jian" disse, ma capì al volo e se ne andò.

*~*~*~*~*

Carolin aveva scoperto di poter dormire comodamente praticamente ovunque. Per terra, su un albero, in un letto... non sembrava fare molta differenza. Beh, sì, in realtà sì. Era meno probabile svegliarsi con le formiche nella maglietta se si dormiva in un letto, e meno probabile dover affrontare gli scorpioni se si dormiva su un albero. Con le sue abilità di Strega, non doveva preoccuparsi di cadere da un ramo dormendo - il suo senso dell'equilibrio era sempre attivo - quindi in quei giorni dormiva sugli alberi.

Non perché volesse particolarmente farlo. Aveva la casa dei suoi genitori, e c'erano letti là. No, in quei giorni dormiva sugli alberi perché non voleva che succedesse nulla che riguardava quel Cavaliere quando lei non poteva scoprirlo. I paesani di Timber iniziavano a capire che era orfana; non vedevano più i suoi genitori, ma lei di tanto in tanto veniva ancora in città, sempre sola. Pur essendoci alcune famiglie xenofobe là fuori con abitudini simili, era comunque fonte di commenti. La popolazione della città non era abbastanza grande perché le persone fossero cattive con i vicini. Non poteva andare in città e fare domande - no. La cosa migliore che poteva fare era trovare un punto distante alla locanda o alla taverna, e usare il suo udito da Strega per sentire le conversazioni, una ricercatrice d'oro.

Aveva sentito pettegolezzi interessanti quando aveva scambiato le storie di Jian e quello che aveva detto sul suo padrone. Una di queste era molto inquietante; alcuni nuovi arrivati non si fidavano del Leone, perché prima che arrivasse lì aveva avuto uno scoppio di follia in cui erano morte non poche persone. Certo, c'erano regole diverse per i Cavalieri, proprio come c'erano per le Streghe. Certi comportamenti erano... accettati, visti con un occhio comprensivo. Fosse stato un 'uomo medio', il Leone sarebbe stato mandato a morte. Date le circostanze, era stato semplicemente esiliato. O almeno così dicevano le voci.

Cercare di abbinare quest'immagine di killer pazzo con il racconto luminoso di Jian la confondeva un po'. Qualcuno aveva la versione molto, molto sbagliata delle cose, questo era certo. Ma nulla in nessuna delle due versioni le diede una qualsiasi speranza di pietà da parte di quell'uomo. Quindi stava su un albero, un po' senza fiato per la corsa avanti e indietro da Timber. Aveva scelto un albero sul lato dell'edificio più vicino a Timber, e vicino solo quanto bastava per capire i colori degli Scudieri che si muovevano all'interno.

Fu quasi con paura che vide il Cavaliere uscire, diretto verso di lei. Oh merda, pensò. Come lo seguo senza farmi scoprire?

Effettivamente, il Cavaliere non era a nemmeno quindici metri dal cancello quando socchiuse gli occhi, e si guardò intorno come se stesse cercando qualcosa. Qualcuno.

Hyne, questo è sbagliato pensò Carolin - o meglio, sperò. Questo era il suo primo Cavaliere - era deprimente pensare che tutti potessero essere così sensibili. Cosa sarebbe successo se l'uomo avesse avuto amici che venivano a trovarlo? Immediatamente scese dalla sua postazione e si diresse negli angoli giusti del probabile sentiero che il Cavaliere avrebbe seguito per andare a Timber. Poteva eguagliarlo se riusciva a allontanarsi abbastanza, e abbastanza in fretta.

Fortunatamente poteva sentirlo e vederlo da una distanza maggiore di quella necessaria a lui per percepirla. Alla fine, accigliandosi, lui smise di guardarsi intorno e continuò per la sua strada. Con cautela, stavolta - sapeva che c'era qualcuno, solo non sapeva esattamente dove.

Carolin si trovò a respirare in fretta, eccitata in un certo senso nel fare un gioco così pericoloso. Ma davvero, dopo tutto cosa poteva fare se l'avesse trovato? Lei era una Strega, e lui un uomo da solo. Poteva ucciderlo con il pensiero.

E mettere piede sulla strada della follia. No, non poteva usare così i suoi poteri. E lui probabilmente poteva sconfiggerla con armi convenzionali. Hyne, metà Timber poteva sconfiggerla così, anche con la forza e la velocità della Strega. Scosse la testa, irritata da se stessa, e proseguì con l'inseguimento.

Quando lui arrivò in città fu più difficile tenerlo d'occhio, e più difficile filtrare le sue parole da quelle dei vari cittadini intorno a lui, ma ci riuscì. Ciò che sentì la riempì di brividi freddi; stava chiedendo - educatamente - delle varie donne di Timber, e delle loro famiglie, e dei loro vicini di casa.

Sapeva che c'era una Strega nei paraggi. Sembrava che stesse cercando di trovarla. La reazione dei paesani le disse molto; che era rispettato, e un po' temuto, ma non accettato, e non piaceva. Non ancora. Timber non accettava una persona fino a quando non avesse dato soddisfazione ai suoi cittadini. Essere un romanticone non contava molto per loro - ed era così che vedevano i Cavalieri. Pensavano a loro come a uomini che avevano guadagnato la loro posizione attraverso il cuore di una donna - e come altro chiamare una persona così, se non un romanticone?

Carolin non poteva davvero discutere quel punto di vista, dato che concordava in gran parte. Ma c'era in gioco la magia... e la magia cambiava tutte le regole.

Guardò l'uomo fare i suoi giri, farsi conoscere dagli abitanti di Timber, e lo seguì attentamente fino a quando tornò a casa. Non ci sarebbe stato nessun letto morbido quella notte; se lui avesse fatto altre mosse inaspettate lei voleva saperlo.

Quello che non sapeva ancora era cosa pensava di fare al riguardo. Se lui faceva domande sulle donne per trovare lei, alla fine ci sarebbe riuscito. E poi?

Un'improvvisa determinazione la indurì. Non l'avrebbe cacciata da Timber; non sarebbe scappata nella giungla, e non sarebbe salita su una nave per Centra. Questa era casa sua, e lui era l'intruso. Lo avrebbe lasciato in pace finché lui avesse lasciato in pace lei - era giusto. Ma se lui l'avesse costretta a scegliere un Cavaliere, sarebbe stata una lotta. Meglio morire libera che vivere da schiava. Se alla fine l'avesse fatta impazzire... beh, almeno quando l'avrebbero uccisa non ci sarebbe stata abbastanza se stessa, come si considerava ora, per curarsene granché.

Decise che sarebbe tornata al suo letto quella notte, dopo tutto. Sarebbe stato molto più efficace per lei avere notizie da Jian sui movimenti del suo padrone, piuttosto che passare il tempo in stupide posizioni poco dignitose a trovarle di prima mano.

*~*~*~*~*

Il giorno dopo, Jian si trovò al centro dell'attenzione. La natura pettegola di Quenlin aveva avvertito tutti gli Scudieri che Jian aveva trovato una bella ragazza del posto, e tutti volevano sapere di lei. Dato che Jian era in genere considerato leggermente meno capace di avere una ragazza di Elric, che era così imbranato in tutto che probabilmente sarebbe stato al servizio del Vecchio Leone per tutta la vita, il fatto che fosse il primo Scudiero a incontrare un amichevole viso femminile gli fece avere più rispetto.

Scoraggiò i loro tentativi di essere puniti con il semplice espediente di non colpirli del tutto con il piatto della lama. I tagli erano sottili, ma facevano male da morire - e ovviamente gli Scudieri dovevano cucirgli gli stemmi. Dopo un po' decisero che era meglio combattere il meglio possibile, e cercare di essere puniti da un insegnante diverso.

Lan era l'unica eccezione, come sempre. La sua arma era una lancia a doppia lama, ed era indecentemente bravo a usarla. Aveva già i capelli grigi, anche se era solo un adolescente - un marchio delle province più orientali. Jian amava combattere con lui; era incredibilmente serio in tutto ciò che faceva, e dato che la sua arma faceva sia da attacco che da difesa, poteva dare a Jian del filo da torcere per la vittoria.

Quel giorno, distratto com'era Jian dalla sua insolita popolarità, era un avversario letale. Fece roteare la sua lancia in abili cerchi, così che sembrasse una confusione marrone con un punta di luce. Jian sapeva bene che Lan poteva fermare quel roteare della lancia in qualsiasi posizione, così tenne lo scudo vicino al corpo, proteggendosi dagli attacchi.

La ruota si fermò, e una delle lame lo falciò alle ginocchia. Jian saltò il più velocemente possibile, ma non poté contrattaccare; la lunghezza della lancia stava tra lui e un buon colpo. Vedendo che il suo attacco andava a vuoto, Lan fece ruotare l'arma in alto e in cerchio e mirò allo stomaco di Jian. Questo Jian lo prese - forte - con lo scudo, e lanciò un attacco. Lan si chinò in avanti e con una mossa abile e complicata fece roteare la lancia dietro la schiena, colpendo forte con il piatto della lama le gambe di Jian. Jian cadde, ma ricordò di sollevare lo scudo in tempo per bloccare il colpo alla gola che avrebbe consegnato la vittoria a Lan.

Lan allora parlò. "Arrenditi, Jian. Sai che ti ho messo a terra." La voce era calma e piatta, completamente senza passione.

Jian sospirò e abbassò lo scudo. "Ti concedo la vittoria, Lan" disse mesto. "Non so perché i ragazzi siano tutti felici che ho trovato una ragazza, ma sta mandando all'inferno il mio combattimento."

Lan arretrò e mise una lama della sua arma nel terreno. "Non dovresti lasciarti distrarre così dai tuoi pensieri" disse serio Lan. "Farai meglio a sperare che il Vecchio Leone non ti abbia visto buttare via tre anni di allenamento."

Jian si alzò, si ripulì dalla polvere e sbirciò le finestre. "Non c'è modo di dirlo" disse. "Sono sicuro che me ne parlerà se ha visto, ma nel frattempo ho già una punizione di cui occuparmi."

Lan annuì solennemente, il viso senza espressione. "Chiunque sia lei, Jian, non lasciare che ti rovini la vita. Non arriverai mai a niente se non sai controllare i tuoi pensieri." E senza aggiungere altro strattonò l'arma dalla terra e si diresse al suo compito successivo.

Strano tipo, Lan. Gran combattente, dannatamente bravo in tutto ciò che gli si chiedeva, ma non sorrideva mai. Guadagnarsi il suo rispetto in qualsiasi campo valeva la pena. Jian era l'unico con cui combatteva a parte il Leone stesso. Fargli fare la prova probabilmente sarebbe stato un peso; non c'era davvero modo di capire in quale campo fosse il migliore. O il peggio, se era per quello. Ma gli altri? A Lan sembrava non interessasse se qualcuno esisteva o scompariva dalla faccia della terra. Kule e Tim, che erano così innamorati delle scommesse da essere gli allibratori non ufficiali degli Scudieri, facevano scommesse sul fatto che Lan si addestrasse da Scudiero perché costretto dai genitori o perché voleva avere una migliore posizione negli affari una volta finito. Le scommesse più lunghe erano date sul fatto che diventasse davvero un Cavaliere; cuore di pietra, occhi di ghiaccio. Quale donna avrebbe scelto questo, anche con il suo aspetto pallido?

Jian raccolse i vestiti che andavano lavati; non tanti quanto il giorno prima, ma era più che bilanciato dal dover lavare anche lenzuola e coperte. Dato che non poteva portare tutto al fiume senza fare due viaggi - con la possibilità di perderne uno migliore - Jian decise di prendere Quenlin come assistente. Non avrebbe violato le condizioni della punizione, finché Quenlin non lavava niente.

Jian cercò di non sorridere al piano ovvio di Quenlin; il suo amico voleva incontrare la bella ragazza, e si era spinto a indossare l'abito migliore che poteva, che non sarebbe stato danneggiato dal fiume. Per contrastare i capelli castani, quindi, indossò una varietà di verde. Come Jian, prese arma e scudo, e il suo stemma era un serpente all'attacco, con il corpo verde attorcigliato intorno al bordo dello scudo. L'arma era una mazza chiodata; una pesante palla d'acciaio, piena di punte, attaccata alla catena di un'elsa in metallo avvolta di pelle. Aspettava ai cancelli quando Jian portò fuori la seconda pila di cesti, poi sollevò il suo e seguì Jian.

"Guidami, oh dragone rosso" rise Quenlin. "Per la vista di un bel viso, ti guarderò fare il bucato per due settimane."

Jian sorrise, e sperò che la ragazza venisse. Probabilmente non era una gran minaccia per una ragazza sola, ma due contro una? Non molte ragazze avrebbero accettato. Ma se lei non si fosse fatta vedere, Quenlin l'avrebbe detto a tutti e lui sarebbe stato additato come un bugiardo.

Cercando di mantenere chiare le proprie aspettative, si diresse risoluto al posto sulla riva dove avevano concordato di rivedersi.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

Devi login (register) per poter lasciare un commento.