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ABSENCE
scritto da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Tre

Per la ricostruzione ci volle tempo, e un lavoro che faceva sudare e spezzava la schiena. Relegata ai margini - femmina - Sango aiutò Kaede e le donne del villaggio a curare i campi rovinati, recuperando e piantando di nuovo quello che si poteva salvare. Preparavano i pasti per gli uomini che lavoravano, dall'alba al tramonto e poi oltre, per erigere nuove case per chi l'aveva persa, sistemando tetti rotti e ricostruendo mura e rifugi distrutti.

Inuyasha e Kohaku, con Kirara, andavano avanti e indietro per rintracciare i cavalli selvaggi che erano scappati quando Naraku era venuto e cercare di distruggere il villaggio. Shippou passava il tempo diviso tra Sango e Miroku, ad aggrapparsi a loro, com'era sua abitudine, in assenza di Kagome. Non aveva parlato a Inuyasha da quando si era rimangiato di odiare l'hanyou, ma era lunatico e cupo.

Il terzo giorno dopo il ritorno di Inuyasha, Sango portò un vassoio di tè caldo e dolci al punto in cui Inuyasha e Miroku, il primo senza maglia, e il secondo in una versione ridotta dei suoi soliti abiti blu scuro, lavoravano duramente per arare di nuovo uno dei campi di verdura che era stato rovinato da collinette rocciose e fangose.

"Fate una pausa, ragazzi" chiamò Sango dal recinto nuovo che suo fratello e alcuni dei ragazzi più giovani del villaggio avevano messo insieme proprio quella mattina. Mise il vassoio in equilibrio su un palo. "Dai."

Miroku era più che disposto ad accettare la sua offerta, ma Inuyasha esitò. "Non ho bisogno di così tanto riposo come voi stupidi umani" borbottò vedendo lo sguardo inquisitore del monaco. Inuyasha odiava essere trattato come un animale - era ancora, dopo tutto, un hanyou - ma era stato abbastanza disponibile da farsi legare davanti all'aratro. Aveva una migliore resistenza per farlo rispetto a chiunque altro. Avevano già fatto più della metà del campo.

"Fai una pausa." Miroku sospirò, con pazienza infinita nella voce e una pacca sulla spalla a Inuyasha. Fece una smorfia ritirando il palmo della mano, appiccicoso di sudore. "Ti potrebbe far bene qualcosa da bere, comunque."

Si sistemarono sotto l'albero di Inuyasha, e per una volta lui si sedette a terra con loro, con le spalle nude appoggiate contro il tronco ruvido, accettando un'enorme tazza di tè e un biscotto da Sango. "Grazie" borbottò, ancora a disagio mentre si sistemava accanto a Miroku. Kohaku stava facendo la sua pausa con i ragazzi del villaggio, e per un momento c'erano solo loro tre. Shippou era da qualche parte, probabilmente con Kohaku.

"Pensate che Kagome-chan tornerà mai?" Sango vide la smorfia che attraversò il viso di Inuyasha e si scusò velocemente. "Mi dispiace, Inuyasha. Non intendevo dirlo ad alta voce..."

Lui scrollò le spalle, ma il gesto era tanto difensivo quanto irritato. "Non fa niente." Fissò il suo tè, come se le profondità scure contenessero le risposte a tutto il suo dolore. O il sollievo dal peso del ricordo e dal fagotto della responsabilità.

"Magari." Sango posò la testa brevemente sulla spalla di Miroku, poi si raddrizzò di colpo. Aveva le guance improvvisamente rosso fuoco, come se avesse dimenticato che non erano soli. Inuyasha finse di essere così assorto nel leggere le foglie di tè da non averlo notato, ma non poteva fingere di non aver sentito la brusca fitta nel profondo delle viscere a quel frammento fuggevole di intimità condivisa dai suoi due amici.

Aveva avuto la sua possibilità, in quello. Aveva avuto più della sua parte di possibilità. La prima era stata persa con la mancanza di fiducia e il falso tradimento - il tradimento così percepito.

La seconda era stata persa perché lui l'aveva lasciata andare. Aveva dovuto lasciarla andare. La amava, no? La amava, ma non era l'unico a farlo.

"Dobbiamo così tanto a Kagome-chan." La voce di Sango era un mormorio, e fece scivolare la mano in quella di Miroku, le dita che si stringevano in quella semplice unione. "La nostra felicità... le nostre vite. Non dimenticheremo mai tutto quello che ha fatto per noi." Guardò Inuyasha con un sorriso coraggioso. "La terremo nei nostri cuori, Inuyasha, anche mentre tu la tieni nel tuo. E insieme, la ricorderemo sempre."

Inuyasha annuì, un po' intorpidito. Voleva più del semplice ricordare. Voleva... Aveva voluto che lei fosse felice, ma non voleva nulla più che stringerla e basta. Stringerla, ancora una volta. Non nel buio, ma alla luce.

Il suo ultimo ricordo di lei, però, non era né nel buio né nella luce, ma alla mezza luce scura dell'interno del pozzo nel suo tempo, che singhiozzava tra le braccia di sua madre. Aveva saputo allora, più di quanto avesse mai capito prima, che lei era ancora solo una bambina. Sedici anni, e preziosamente innocente in modi in cui lui non era mai stato. Per tutti gli standard del mondo che conosceva lui, lei era abbastanza grande da avere figli e una famiglia, ma nel suo tempo era ancora minorenne, qualcuno da viziare e amare e di cui prendersi cura.

Aveva tutto questo là, con il suo devoto fratellino, quel fanatico ma innocuo nonno, il suo gatto grasso, sua madre, i suoi amici, i suoi test e i suoi studi e il suo letto morbido nella sua stanza rosa che profumava di lei. Se Inuyasha aveva bisogno di lei, allora Kagome aveva bisogno di tutto quello.

Una volta, solo una volta, era stato capace di metterla prima, di metterla prima di sé. Era stata l'unica volta che aveva importanza. L'unica volta che contava.

"...yasha? Inuyasha?" Sango gli stava picchiettando leggermente sul braccio. Inuyasha sbatté le palpebre, scoprì di essersi perso ancora una volta nei suoi pensieri. C'era una macchia bagnata sul ginocchio del suo hakama, e si rese conto che Miroku teneva la sua tazza di tè.

"Scusa" borbottò, imbarazzato. "Immagino di essermi perso."

Il sorriso di Sango era semplice. "Va tutto bene. Ti perdoniamo." Rideva mentre lo diceva, e gli illuminò il cuore. Un po'. Sango tornò a sedersi e Miroku ridiede a Inuyasha la sua tazza di tè. "Allora il Shikon no Tama se n'è andato per sempre? Davvero e realmente andato?"

Inuyasha aveva raccontato loro frammenti di ciò che era successo dopo che aveva tagliato il meidou per seguire Kagome - la lotta all'interno del Shikon no Tama completato, il vedere Midoriko, il lottare a fianco di Kagome. E il desiderio che lei aveva espresso - la scelta che aveva fatto che non era una scelta.

"Kagome desiderava sparire" disse Inuyasha. La sua voce aveva quella strana nota forzata che aveva sentito in se stesso nelle ultime occasioni in cui aveva parlato di Kagome. Come se qualcosa gli fosse stata strappata. Sango lo guardò, un po' preoccupata, un po' triste, ma Miroku si limitò a sorbire il tuo tè con calma. O il monaco era rispettoso, o era soltanto del tutto stupido. "L'ho visto... infrangersi... come polvere, polvere luccicante. E poi è stato come se fossimo tirati attraverso il pozzo - la luce, la sensazione. E poi c'era la sua famiglia, che piangeva e tutto."

"E sei tornato da solo." Miroku poteva vedere il dolore sul viso dell'amico, ma non sapeva quando sarebbero riusciti ad avere ancora Inuyasha al punto di vulnerabilità in cui sarebbe stato così aperto. Si prendeva quello che si poteva quando si poteva. Miroku non era forse un esperto in questo?

Le spalle di Inuyasha si mossero ancora. "Sarei potuto rimanere là. Non sapete com'è, ma il suo fondo..." Si accigliò guardando il suo tè, cercando parole e ispirazione. "Io non appartengo a quel posto" disse infine semplicemente, e bevve l'ultimo sorso prima di alzarsi. "Finirò questo campo prima di sera" annunciò, e andò ad afferrare le maniglie dell'aratro.

Miroku e Sango lo guardarono un momento mentre attaccava il suolo collinoso con rinnovato rigore. "Ed è tutto su questo argomento" concluse Sango con una traccia di umorismo ironico. Raccolse le tazze vuote, e sospirò alzandosi.

Riuscì a dare a Miroku una fortunatissima visione del suo posteriore mentre si girava a metà. Allungandosi dalla sua posizione da seduto - mai stato il tipo che si lascia sfuggire un'opportunità quando gli si presenta - Miroku strofinò la mano, la mano destra ora spoglia di tessuti e perline, sul morbido sedere rotondo davanti a lui.

Sango arrossì ma trattenne il gridolino - e la stretta di riflesso della sua mano destra. "Houshi-sama..." La sua voce, però, non conteneva alcuna traccia di malizia.

Miroku lasciò cadere la mano, alzandosi e lisciandosi i vestiti. Il suo sorriso era tutto innocenza. "Sì, cara?" Lei arrossì di più sentendo il nomignolo, anche mentre malediceva la sua incapacità di evitare il rossore che le colorava così facilmente le guance. Il sorriso di Miroku si allargò soltanto alla risposta agitata di lei, e disse con calma: "a Inuyasha serve tempo per il dolore. Ha perso due donne che gli erano care in così poco tempo - una, ancora, per mano del suo nemico giurato, una perché la amava troppo per essere egoista. Non ha ancora lasciato noi".

Il suo rossore si attenuò, mentre il sorriso si addolcì verso quel monaco perverso che aveva catturato il suo cuore ferito così tanto tempo prima. "Houshi-sama..." Questa volta il nome era un sussurro, il suo stesso nomignolo mentre le parole nel suo cuore rimanevano non detto. "Sei troppo osservatore perché ti faccia bene." Solo Miroku sapeva quanto lei avesse avuto paura di perdere un'altra persona - in questo caso, un amico e un compagno di battaglia, un suo pari. Paura che lui uscisse dalla sua vita.

Miroku la abbracciò brevemente prima di voltarsi verso il campo con un grugnito. "Inuyasha mi ucciderà, se non si uccide da solo con il ritmo che sta tenendo. Almeno ferma i suoi incubi" rifletté mentre superava lo steccato e attraversava il campo per unirsi all'hanyou.

Incubi? Sango guardò il suo monaco allontanarsi, e non era abbastanza pura da non godersi l'aspetto della sua figura - con i vestiti che la nascondevano rimossi. Inuyasha, incubi? Era difficile immaginare che il duro Inuyasha avesse incubi, ma aveva solo troppo senso. Il modo in cui si era sforzato in quegli ultimi giorni rendeva ovvio, a chiunque avesse un paio decente di occhi funzionanti, che si stava punendo per un crimine che solo lui sapeva di aver commesso. Sango era disposta a scommettere il suo primo figlio che lui non si fosse dato la possibilità di riposare dopo qualsiasi cosa avesse affrontato all'interno del gioiello, combattendo per raggiungere il fianco di Kagome, per tre lunghi giorni di buio.

Aveva anche dormito nella capanna di Kaede nelle ultime notti, spezzando la sua lunga abitudine di campeggiare fuori, in un albero vicino. Non mangiava molto, ma dopo cena, si metteva nell'angolo con Tessaiga su una spalla, le braccia incrociate sul petto, e cadeva in un immediato sonno senza suoni né movimenti. Kirara si era messa ad accoccolarglisi in grembo e a dormire con lui, e Sango a volte la sentiva fare le fusa a notte tarda. Il gatto, che offriva conforto al cane. La faceva sorridere.

Sango scoprì che il sorriso le svaniva lentamente dal volto. Sembrava strano, a volte, sorridere. Dopo tutta la tempesta della battaglia, la lotta estenuante dentro al corpo senza forma di Naraku, sembrava quasi una cosa estranea godersi la luce del sole e la facilità della vita 'normale'. Sembrava strano non avere Kagome al suo fianco. La ragazza più giovane, in qualche modo più luminosa, del futuro, pura com'era in così tanti modi, era stata così divertente. Era stato facile lasciarsi sognare ad occhi aperti sul 'prima o poi' nebbioso quando tutto questo era alle sue spalle, e che sarebbero stati tutti insieme.

Era ironico, e triste, che di tutti loro Kagome fosse l'unica che non c'era ad apprezzare la pace che aveva aiutato a portare.

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Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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