- Dimensioni del testo +

ABSENCE
scritto da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Due

Erano stati sollevati di vederlo quando era uscito dal pozzo quell'ultima volta. Sbattendo le palpebre e strizzando gli occhi contro la luce accecante, con il bordo dei loro sorrisi radiosi che svaniva mentre cercavano dietro di lui la figura familiare che tutti volevano vedere. Confusione, quel primo impeto duro di incredulità, brusco e accusatorio nella pausa pregnante che seguì.

"Inuyasha..." Sango fu la prima a parlare. I suoi occhi si spostarono dal suo viso al pozzo vuoto dietro di lui, e pronunciò la domanda che lui sapeva che tutti volevano fare. "Dov'è Kagome-chan?"

Non poteva guardarli negli occhi, ma non poteva distogliere lo sguardo. Come poteva affrontarli quando non riusciva nemmeno ad affrontare se stesso? Come poteva conciliare quello che aveva fatto con quello che sentiva, con quello che sapeva che loro sentivano? Come poteva giustificare le sue azioni quando il suo cuore gli urlava attraverso il dolore e le lacrime che aveva appena fatto il più grande errore della sua vita?

L'aveva lasciata andare. Sentendo le esclamazioni preoccupate della sua famiglia, vedendola aggrapparsi a quel modo a sua madre, sentendo l'odore delle sue lacrime... aveva saputo cosa andava fatto. Egoismo, orgoglio, paura, bisogno, desiderio... In quel momento, nulla significava quanto la sua felicità. E lei sarebbe stata felice là. Con la sua famiglia che la amava, con i suoi amici che avevano bisogno di lei.

Quindi aveva fatto la scelta che non era affatto una scelta. L'aveva lasciata andare.

Aveva la voce rauca, per tutto l'urlare che aveva fatto nel meidou. "Kagome è al sicuro."

Shippou saltò tra le braccia di Sango, per poter gettare una dura occhiata accusatoria al viso di Inuyasha. La sua voce era stridula. "L'hai lasciata indietro, vero? L'hai lasciata! Perché l'hai fatto? Come hai potuto, Inuyasha?" Aveva saputo che la decisione era definitiva e irrevocabile, e si gettato contro Sango con un gemito. "Odio Inuyasha!"

Le parole, così familiari, inviarono comunque frecciate nel cuore di Inuyasha. Non era il fatto di essere odiato a ferirlo così tanto, quanto la consapevolezza del perché meritasse quell'odio. Avevano contato su di lui, si erano fidati di lui, e lui era stato un fallimento.

La gola gli si chiuse di botto, ma Inuyasha ci provò comunque. Fece un tremante passo avanti, alzò una mano come per toccare la testa di Shippou. Si fermò, lasciando ricadere la mano lungo il fianco. "Mi dispiace." La voce suonava grezza persino alle sue orecchie. "Shippou... mi dispiace."

"Ti odio." La frase, attutita dal petto di Sango, era acquosa, ma non meno veemente per le lacrime che strozzavano le parole.

Inuyasha alzò gli occhi su Sango. Anche i suoi erano pieni di lacrime, di recriminazione. "Lo so. Va tutto bene."

"Perché?" La voce di Sango era bassa, ma non poteva mascherare il dolore mentre fissava il suo passato nemico e il suo vecchio amico e ripeteva la domanda di Shippou. "Inuyasha, perché l'hai fatto? Perché l'hai lasciata e sei tornato da solo?"

Non poteva trattenere le lacrime, e quando la prima gli scivolò sulla guancia, Inuyasha distolse lo sguardo. La vergogna e il senso di colpa combattevano nel suo cuore spezzato. C'erano così tante cose, ragioni, sentimenti. Aveva fatto l'unica cosa che avrebbe potuto fare, e aveva fatto la scelta giusta. Si aggrappava a questo come all'unica verità nel resto del mondo che gli scivolava via.

Ma tutto quello che poteva dire era: "mi dispiace". Ancora e ancora, come se ripeterle avrebbe reso vere le parole. Come se le parole potessero lenire il dolore, e renderlo più fioco, e rendere sopportabile la separazione. Come se le parole fossero abbastanza.

Miroku parlò per la prima volta. I suoi occhi erano fissi sul viso di Inuyasha mentre posava dolcemente un braccio intorno alle spalle di Sango, ma le sue parole erano dirette tanto a Shippou quanto a Sango. "A Inuyasha manca Kagome-sama proprio quanto manca a noi. Persino di più. Capirete che è per questo che sta soffrendo... e che è per questo che ha deciso di tornare da solo."

Per una volta, Inuyasha era grato per l'intuizione del suo amico e per le sue osservazioni calme e intelligenti. "Dai, Sango." Miroku portò via Sango con un ultimo sguardo fisso a Inuyasha al di sopra della spalla. "Andiamo a dire a Kaede-sama che saremo in tre a cena stasera."

Da solo, Inuyasha rimase fermo a osservarli che si allontanavano. La frase con cui si era accomiatato Miroku era un avvertimento sufficiente - non sarebbe stato il benvenuto al villaggio, non quella sera. Le ferite erano ancora fresche, e la sua presenza intorno al loro fuoco avrebbe soltanto reso ancora più intensa la mancanza di Kagome. Comunque, non poteva scrollarsi di dosso la vulnerabilità che aveva sentito quando Miroku aveva denudato le sue emozioni davanti agli altri - amici e i compagni di viaggio che erano.

Non poteva voltarsi. Il suo cuore a pezzi gridava al pensiero del pozzo deserto dietro di lui, e sapeva di non essere ancora pronto ad affrontarlo. Invece, si lanciò tra le cime degli alberi e si mise a correre, saltando da un ramo all'altro nelle profondità della foresta serale. Il sole stava tramontando ad ovest, macchiando il cielo di cremisi e arancio mentre si bruciava un sentiero dietro le montagne, in lontananza. Nuvole dalla pancia d'oro fiammeggiarono lentamente nell'ombra mentre scendeva la notte, e Inuyasha correva ancora.

Il vento gli soffiava tra i capelli, scorrendogli come acqua accanto al viso. I profumi gli passavano accanto, i suoni si diffondevano nella brezza, ma significavano poco per lui, come se avesse posseduto i suoi fiochi sensi umani. Non poteva decifrare i tessuti dei profumi più di quanto potesse leggere i libri di testo di Kagome. Non poteva individuare la fonte dei rumori che gli riempivano le orecchie più di quanto potesse guidare quel suo carretto in ferro che una volta aveva annodato.

Non poteva smettere di pensarla, di ricordarla, più di quanto potesse bloccare il battito successivo del suo cuore.

L'alba lo trovò appollaiato sul 'suo' albero ai margini del villaggio, una sentinella silenziosa che guardava il paese addormentato. I suoi vestiti erano strappati e sporchi, i capelli aggrovigliati, e i muscoli delle gambe gridavano per la punizione della notte precedente. Ma non riusciva a dormire, non riusciva a costringere la sua mente al silenzio quanto bastava per trovare un attimo di tregua.

Non riusciva a smettere di ricordare. Non riusciva a smettere di soffrire.

"Inuyasha."

Non aveva notato il monaco in piedi sotto di lui, nello stesso preciso posto in cui si metteva Kagome quando lo chiamava - ridendo, stuzzicandolo, irritata. Inuyasha... vieni giù!

"Inuyasha." Miroku ripeté il nome dell'hanyou, la voce liscia e calma. "Se tu potessi prendere un secchio d'acqua dal fiume, Kaede-sama inizierà presto a preparare la colazione."

Inuyasha non riuscì a trovare in sé la forza di interessarsene. Ci voleva troppo sforzo per rispondere allo stesso modo. "Prenditela da solo l'acqua, monaco."

Il tintinnare del bastone che Miroku portava abitualmente era irritato. "Stiracchiati quei monconi pigri, Inuyasha. Non sei l'unico che deve convivere con le conseguenze della tua decisione di lasciar andare Kagome-sama, ovunque sia andata. Intendi abbandonare anche noi?"

La testa gli ciondolò. Sembrava troppo pesante per tenerla diritta da solo. "Chiudi il becco." Inuyasha pensò, vagamente, che c'era stato un tempo in cui avrebbe aggiunto qualcosa a quell'ordine - una minaccia, un insulto. Un tentativo di tagliare a metà l'umano con la spada. "Ve l'ho detto, è al sicuro." Non l'aveva abbandonata. Le parole di Miroku non gli instillarono nel cuore alcun seme del dubbio. Aveva fatto la cosa giusta, l'unica cosa. Era il minimo che poteva fare per lei, dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui.

Ebbe abbastanza tempo per allungarsi ad afferrare il secchio che arrivò in volo prima che lo colpisse in faccia. Ma non ebbe l'energia per aumentare l'irritazione per quell'attacco inaspettato. Miroku si stava già allontanando. "Va' a prendere l'acqua, Inuyasha."

Anche mentre metteva il broncio - ok, allora aveva abbastanza energia per essere irritato - Inuyasha di lasciò cadere dall'albero, con una smorfia quando i muscoli abusati delle gambe protestarono contro l'atterraggio. Camminò zoppicante fino al fiume per riempire il secchio e riportarlo indietro, anche se parte di lui, la parte che non era diventata fredda e intorpidita quando si era trovato da solo sul fondo del pozzo, temeva il confronto in arrivo con Sango e Shippou. Kaede, Kohaku. Myouga. Kirara. Tutti.

Kaede alzò gli occhi quando Inuyasha entrò nella sua capanna. Era affollata per il numero di persone che ci aveva passato la notte, e Inuyasha evitò di guardare le figure addormentate ancora infagottate nelle coperte sul lato più lontano dell'unica stanza. "Bentornato" disse semplicemente Kaede. Le sue parole toccarono qualcosa dentro Inuyasha. Qualcuno gli aveva mai detto quelle parole, quelle semplici parole? Scosse la testa mentre posava il secchio accanto a lei, si allontanò. Le sue parole avevano toccato la parte di lui che faceva ancora male, e le sue parole, intese per lenire, invece lo fecero sanguinare.

Non mangiò, ma rimase seduto con la schiena contro il muro mentre il resto della compagnia si svegliava, stropicciandosi via il sonno da occhi rossi, e si radunava lentamente intorno al calore del fuoco. Shippou rifiutò testardamente di guardarlo, ma Sango, almeno, riuscì a rivolgergli un debole sorriso, mezzo sentito, anche se non lo guardò in faccia. Kirara non sembrava altrettanto inibita, e trotterellò da lui per miagolare e grattargli il ginocchio con la zampa fino a quando la accarezzò. Grato anche solo per quella piccola accettazione.

Kohaku cercò di offrirgli del cibo. "Ce n'è più che abbastanza se hai fame" tentò di dire, mentre il silenzio nella stanza si stiracchiava fino ad essere abbastanza teso da pizzicare corde armoniche. "Il miso soup di Kaede-sama è delizioso."

Inuyasha scosse la testa in silenzio, rifiutando di alzare gli occhi, anche per questo ragazzo che, probabilmente, capiva meglio di tutti il dolore del vivere le ripercussioni delle proprie azioni. Fingere di essere posseduto fino a potersi vendicare su Naraku... Inuyasha non poteva immaginare il suo dolore, ma adesso poteva simpatizzare.

E anche se apprezzava il tentativo del ragazzo di includerlo, nulla poteva riempire il vuoto dentro. Aveva la sensazione che tutto quello che avrebbe osato ingerire sarebbe semplicemente finito sul pavimento in pochi minuti. Non era solo svuotato dentro, era stato fatto a pezzi minuscoli.

Miroku spezzò il silenzio picchiandosi le mani contro le cosce e alzandosi. "Kohaku. Inuyasha. C'è del lavoro da fare. Il villaggio non si riparerà da solo, sapete." Andò all'ingresso, si fermò davanti all'arazzo che faceva da porta per guardare ancora gli altri. "Beh?"

Kohaku si alzò lanciando un'occhiata a sua sorella. "Mi piacerebbe dare una mano." Esitò, poi si chinò per raccogliere la falce, arrotolandosi la lunga catena intorno alle mani. "Posso tagliar legna da usare per sistemare gli steccati." I campi fuori città erano stati distrutti, e i pochi animali da gregge si erano dispersi senza gli steccati che una volta li bloccavano.

Ci fu un'altra pausa, e poi Inuyasha si spostò dal muro e passò accanto a Miroku, sfiorandolo. "È comunque dannata colpa mia, quindi credo che farei meglio a dare una mano."

"È colpa tua." Shippou ancora non lo guardava, ma Inuyasha si fermò per guardare il piccolo kitsune. Con il viso rivolto a terra, Shippou strinse le mani a pugno. "È colpa tua, ma non ti odia. È solo che Kagome mi manca così tanto!" Scoppiò in singhiozzi, e si gettò su Sango per nascondere il viso contro il suo petto. La taijiya lo coccolò tenendolo stretto, accarezzandogli la testa e mormorando. Più o meno come aveva fatto Kagome consolando il kitsune.

Inuyasha distolse lo sguardo. Non c'era nulla che potesse fare per il dolore di Shippou. Poteva fare abbastanza poco anche per il suo.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

Devi login (register) per poter lasciare un commento.