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KNIGHT OF SUNSET
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
II. Presente...

Insieme camminarono per mezzo chilometro; nessuno dei due disse una parola. C'era sempre un certo conforto nel silenzio. Il viaggio in sé era un'ora buona di cammino, e Quistis amava il tempo passato da sola. Ma al presente, amava di più il tempo in sua compagnia. Il viaggio di quel giorno fu leggermente più difficile, dato che l'umidità rendeva quasi impossibile che i suoi vestiti si asciugassero. Per non parlare del fatto che aveva perso le scarpe quando lui l'aveva buttata in acqua. Ad ogni modo, non le interessava. In quel momento, era grata dell'opportunità di aiutare uno dei suoi ex studenti; soprattutto, qualcuno che credeva facesse parte della sua famiglia.

Il sole aveva iniziato a tramontare, ma i colori all'orizzonte rimanevano brillanti.

"Mi ha detto che si poteva cambiare il passato," disse lui piano, con l'imbarazzo evidente nella voce. "Le ho davvero creduto. Forse la volta successiva avrei superato l'esame e sarei stato qualcuno... non il fottuto casino che tutti pensavano che fossi."

Era una domanda che lei voleva fare, ma a cui non si era mai aspettata una risposta. Seifer Almasy, volontariamente, senza coercizione, cercava di spiegare le sue azioni... e cosa l'aveva portato a quella decisione. Una che avrebbe perseguitato per sempre lui e quelli le cui vite erano state toccate.

"Seifer... non abbiamo mai pensato a te come a un fottuto casino. Sì, avevi problemi di comportamento, ma forse io ero semplicemente troppo occupata per vedere cosa ti stava turbando davvero. Mi biasimo per questo."

Lui scosse la testa, e lei poté intuire che era turbato. Il ragazzo si portò la mano destra alla fronte, e un suono a metà tra una risata e un sospiro arrabbiato gli sfuggì dalle labbra.

"Mamma mia... è questo tutto quello che pensi, cosa potevi fare tu? Lascia che te lo dica, non penso che tu avresti potuto fare qualcosa per me, allora. La scelta era mia e l'ho fatta io. Mi sono preparato alla caduta, ma la caduta era l'unica cosa che poteva riportarmi a terra. Avevo bisogno del fallimento. Diamine, era l'unica cosa in cui ero bravo."

Ora toccò a lei rimanere in silenzio. La marea era cresciuta regolarmente durante la loro conversazione, e quello che prima le sfiorava le dita ora le arrivava sopra la caviglia. Vide una collina poco più avanti, e il lato erboso che offriva. In silenzio, lo guidò alla collinetta, e lui la seguì senza far domande. Lo sporco mischiato ai suoi piedi bagnati creò un fango che ora le copriva i piedi. Sedendosi, Quistis cercò di togliersi tutta la nuova sporcizia che riusciva a levarsi dalla pelle. Senza mai guardarlo, cercò di consolarlo usando solo le parole come meglio poteva.

"Seifer, eri bravo in tante cose al Garden. Per favore, non dire così. Eri... sei ancora uno dei migliori specialisti di gunblade che il Garden ha addestrato."

"Sì, ma sono arrivato secondo, dietro Leonhart. Anche se lo sconfiggevo, ero sempre secondo, per gli insegnanti, per gli studenti... per te. Sempre."

"Seifer, sai che non è vero. Vi consideravo alla pari; siete stati gli studenti migliori che ho mai avuto. Potevo preferire un pochino lui, ma quello era il mio problema. Ho perso la mia licenza per insegnare, per questo."

"Preferivi lui un pochino? È come dire che un RubRumDragon è un pochino più difficile da sconfiggere di un Lesmasthor... anche di un Lesmathor morto."

Lei dovette ridere al suo paragone. Sfortunatamente, era vero. Tolse un fermaglio scarlatto dalla tasca, riuscendo a raccogliere le sue lunghe ciocche di capelli. Di nuovo, la sua pettinatura era come la ricordava, il modo unico in cui la portava Quistis Trepe. Era qualcosa che apparteneva solo a lei. Sospirando forte, lei chiuse gli occhi, sentendo il calore del sole che tramontava sul viso.

"Sono fidanzati. Lo hanno annunciato giusto oggi."

Lui guardò il suo viso mentre luccicava di sudore e dei raggi del sole, e il suo cuore la raggiunse. Conosceva la sensazione di fallimento - non che lei avesse fallito. Ad ogni modo non era il fidanzamento, era la solitudine a turbarla. Seifer Almasy capiva completamente il suo disagio.

"Quistis, non ti dà fastidio che si sposino, vero? Ti dà fastidio perché ti fa semplicemente sentire ancora più sola. Tutti hanno trovato qualcuno tranne te. L'unica persona che pensavi che non avrebbe mai avuto una relazione stabile ce l'ha, e da quanto puoi capire è perfetta."

Dannazione ancora a lui.

Come poteva non aver visto prima quanto fossero simili? Non solo lui lo aveva detto meglio di quanto potesse mai fare lei, poteva capire i suoi sentimenti, non solo simpatizzare con lei.

"Beh, posso dirti che di certo non è perfetta," cercò di scherzare lei, anche se le uscì in tono piatto. "Ma sì, voglio dire, è Squall Leonhart, per l'amor di Dio. Il ragazzo che non è mai uscito con una ragazza nella sua vita. Per lui l'amore è semplicemente arrivato con un vestito color crema e ha indicato le stelle. Ma quelli di noi che ci stavano provando... non siamo stati così fortunati."

"Forse stavi provando troppo e non ti sei mai fermata a guardare davanti a te," disse guardandola profondamente negli occhi. Rendendosi conto che tecnicamente era davanti a lei in quel momento, Seifer desiderò disperatamente potersi rimangiare la frase. Si mosse il dito sulla cicatrice e si voltò, a disagio.

"Ah... non ho idea di cosa ho detto, fingeremo che non ho detto niente."

Per la prima volta da quando le era capitato di incontrare Seifer, l'insegnante si sentì di nuovo in imbarazzo. Non per la paura di prima, ma per uno strano senso di disagio per la piega estremamente personale che stava prendendo la conversazione. Al contrario di quanto si credeva, Quistis Trepe non era tipo da mostrare emozioni, tranne che in rare occasioni. Cercò di coprire l'ovvio imbarazzo di lui minimizzandolo come fosse uno scherzo. Anche se le parole la perseguitavano.

"Fingere che non hai detto cosa?" lo stuzzicò sorridendogli. Bella mossa Quistis, pensò, continua a sembrare una perfetta idiota.

"Ah... già. Quindi immagino che sia questo che fai qui tutta sola, maestrina? Non sai che non è sicuro stare qui fuori da sola? Non si sa mai che tipo di gentaglia potresti incontrare."

"Sono una ragazza grande, Seifer, correrò i miei rischi. Ma sì, avevo solo bisogno di allontanarmi da tutti per un po'. Solo tempo per me stessa, per non essere chi pensano che io sia... che si tratti dell'insegnante, dell'oggetto dell'adorazione dei Fan di Trepe, o della felice damigella d'onore."

"Allora chi sei adesso?" chiese lui, con la voce esitante.

Lei pensò alla domanda per un attimo. Nessuna risposta le si illuminava chiara nella mente. Quindi, rimaneva solo la scelta più ovvia.

Sorridendogli serena, disse, "sono... Quistis Trepe."

Era vero. In quel momento non si stava nascondendo dietro maschere e facciate... era solo se stessa. Qualcosa che non riusciva a ricordare di aver fatto insieme ad altra anima viva per parecchio tempo.

"Allora, Quistis Trepe, pensi davvero che loro non mi uccideranno appena mi vedranno?"

Ridendo forte, lei rispose, "non ho mai detto questo. Sono abbastanza sicura che ti metteranno sulla brace per un po'. Ma sono la tua famiglia. Tutti fanno errori. Ti perdoneranno, con il tempo. Il primo passo è chiedere perdono, senza questo sarai sempre un estraneo. Ti adatterai di nuovo, e sarà come ai vecchi tempi."

"Non ricordo di essere stato a molte cerimonie di famiglia che includessero il sacrificare membri della famiglia," rispose, facendo lo spensierato sui suoi errori del passato. "Hey, sembra che sia ora di sacrificare zia Rinoa sul fuoco del barbecue, e poi sfidare malvagiamente zio Squall in un duello con il gunblade per l'ultima porzione di insalata di patate."

"Hey," rise Quistis. "A dire il vero sono stata ad alcune riunioni di famiglia che sono finite così. E quello sarebbe stato uno dei migliori scenari."

"Famiglia?" chiese lui. Poi sperò di non averla offesa con il tono della sua voce.

"La mia famiglia adottiva, i Trepe. Le cose davvero non funzionavano là; è stata solo una questione di tempo prima che finissi al Garden."

In tutti i suoi ricordi, non aveva mai pensato ai due del gruppo dell'orfanotrofio che erano stati adottati. Zell e Quistis avevano un'altra famiglia che gli altri non avrebbero mai potuto dire di avere.

"Oh, scusa, me ne ero scordato. Sei ancora in contatto con loro?"

"A volte." Lei cercò con forza di non permettere alle lacrime di riempirle gli occhi. "Penso che sia il mio più grande fallimento. Mi sembrava di non essere abbastanza per loro. A quel tempo ero più grande, e loro volevano davvero un bambino... io arrivai semplicemente con un sacco di bagagli emotivi che loro non sapevano affrontare. Non fraintendermi, li amo per averci provato, ma ho trovato la mia vera famiglia. Tu... uhm... i ragazzi della Madre. Non potrei mai chiedere nulla di più."

"L'ho rovinato, vero? Erano tutti felici prima che arrivassi io?"

Voltandosi verso di lui, lei gli posò una mano sulla guancia, costringendolo a guardarla negli occhi.

"Non hai rovinato niente. È stato il tempo, il fato, e la circostanza. Nessun gesto ha distrutto niente, nessun gesto ha salvato niente."

I loro occhi si fissarono gli uni negli altri. Quistis non poté evitare di sorridere o di notare il contatto della loro pelle. Sembrava così estraneo, eppure così familiare. Lui la guardò nel profondo del suo essere, e lei sentì un brivido nell'aria calda di agosto.

"Maestrina, ricordi la volta che ti ho baciato?"

Lei spalancò gli occhi e venne presa da un'improvvisa apprensione. Da nessuna parte nella sua memoria aveva mai baciato Seifer Almasy. Era sicura che lo avrebbe ricordato. Ridacchiando alla paura della sua reazione, lui sentì di doverla aiutare ad uscire dalla situazione. Lei sembrava una bambina spaventata, e si sentiva irrigidire.

"Seifer... non ho mai..."

Lui sorrise e la interruppe. "Sì, invece. Era uno dei ricordi che sono tornati più tardi. Eravamo all'orfanotrofio, prima che se ne andasse la Sorella, e giocavamo a nascondino. Io e te eravamo riusciti ad andare dietro al capanno di legno, e ci eravamo nascosti nell'erba alta. Selphie stava cercando di trovarci, ma Irvine continuava a tirarle la maglietta. Lei si era messa a rincorrerlo gridando. Quindi eravamo rimasti io e te."

Cercando nelle profondità della sua mente, lei immaginò la scena. Aveva ragione. Ricordava che lui si era abbassato e l'aveva baciata in fretta. I suoi occhi erano scioccati per il gesto; non avevano che quattro anni. Poi ritornò.

"Io-io ti ho schiaffeggiato dopo, e poi tu mi hai tirato una delle trecce... siamo finiti in grossi guai. Ma nessuno dei due diceva chi aveva iniziato. Eravamo tutti e due troppo imbarazzati," disse lei arrossendo.

"Sì, non volevo che gli altri maschi pensassero che ero sfigato perché avevo baciato una ragazza. Tu non volevi che le femmine pensassero che avevi i 'pidocchi dei maschi'. Quindi è stato il nostro segreto... per sempre."

"Per sempre," rispose lei ricordando il loro patto. "Dicevamo che era il nostro 'segreto per sempre' e giuravamo che se l'avessimo detto l'altro avrebbe dovuto mangiare i vermi."

"Non ho mai dovuto mangiare un verme fino ad oggi," rispose lui compiaciuto. "Tu?"

"No," mormorò. "Ma adesso ricordo. Non era perché pensavo che tu avessi i pidocchi. Era perché pensavo che tu fossi davvero carino, e non volevo che gli altri scoprissero che mi piaceva..."

I suoi occhi indugiarono su di lei ancora un po' prima di avvicinarsi un pochino.

"Quistis, ti dico un segreto. L'ho fatto perché pensavo che eri carina."

Con quelle parole, riempì gli ultimi centimetri e le loro labbra si toccarono per la prima volta in quindici anni.

Qualcosa nel bacio sembrava familiare, eppure sconosciuto. Non durò molto, ma la sua importanza significava più di quanto nessuno dei due poteva sapere.

Quistis fu la prima a separarsi. "Seifer, non posso farlo. È solo troppo improvviso. I-io non so come mi sento, non so cosa provi tu... facciamo che..."

"Aspetterò," disse lui guardandola negli occhi.

Alzandosi, le offrì la mano. "Dai, sta diventando buio. Abbiamo un Garden da distruggere."

Accettando il suo braccio, lei si alzò con grazia. Tra di loro passò uno sguardo di comprensione reciproca - era troppo presto, ma niente affatto impossibile.

"Hey Quistis," disse lui scherzoso. "Grazie per non avermi schiaffeggiato, stavolta."

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Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

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