Dark Messenger by Larathia
Summary: La storia di come uno dei GF è diventato ciò che è.
Categories: Fanfiction Translation Center, Final Fantasy & Kingdom Hearts > Final Fantasy VIII Characters: Altri
Generi: Generale
Linee temporali: Pre-game
Avvertimenti: Traduzione
Challenges: Nessuno
Series: Nessuno
Chapters: 4 Completed: No Word count: 15211 Read: 86981 Published: 07/06/16 Updated: 04/11/16

1. I. Arrivo a Timber by Larathia

2. II. Incontro by Larathia

3. III. Riflessioni by Larathia

4. IV. Educazione by Larathia

I. Arrivo a Timber by Larathia

Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è ambientata nell'universo di FF8, ma molto prima della nascita dei nostri eroi. Quindi non cercate Squall, Seifer o gli altri loro amici o nemici, perché non ci saranno. Alla Square appartiene questo mondo, ma a me appartengono questi personaggi. Beh, ad eccezione dei Guardian Force.

DARK MESSENGER
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
I. Arrivo a Timber

Giorno di mercato a Timber.

La nuova città stava sicuramente esplodendo per la folla di persone, che arrivavano molto probabilmente dai territori solitari che la circondavano su tutti i lati. Era una colonia dell'Impero di Centra, fondata per il legname che le dava il nome; Centra era un posto per la maggior parte fresco e secco, che non era adatto alla crescita degli alberi. La gente che era arrivata a Timber lo aveva fatto per svariate ragioni; alcune amavano la pura esuberanza della crescita delle piante, altri per le opportunità economiche offerte da una vita di frontiera.

E alcune arrivavano a Timber per allontanarsi dai fantasmi delle loro vite a Centra. C'era una grande inquietudine a Centra in quel momento, perché l'Imperatrice Strega era recentemente morta. Questo significava che nessuno dei suoi Cavalieri poteva più reclamare quel titolo, e molte attività governative erano state fermate. La figlia dell'Imperatrice era giovane, e aveva al momento scelto solo due Cavalieri. Ovviamente avrebbero preso servizio prima nelle città più grandi. Le altre città avrebbero mantenuto i Cavalieri dell'Imperatrice precedente fino a quando avrebbero potuto eleggere dei Sindaci provvisori per governare le loro province.

Il tumulto a Centra aveva ben poco significato per la gente di Timber, però. Era troppo nuovo per avere una qualsiasi possibilità che un Cavaliere la governasse, ed era troppo distante dalla capitale. Ascoltavano con saggezza i viaggiatori che raccontavano dei tumulti nel Vecchio Mondo, e continuavano tranquillamente con i loro affari. Né le Streghe né i Cavalieri li interessavano minimamente.

Ecco perché piaceva a Carolin. Soprattutto nel giorno di mercato, quando arrivavano le navi mercantili. La città era piena di stranieri, e lei era solo un'altra straniera nella massa. Poteva indossare bikini fosforescenti e non attirare la minima attenzione.

Non che lo facesse, ovviamente. Si vestiva in maniera più o meno conservatrice; indossava pantaloni invece di abiti o gonne, ma là fuori c'era la praticità. Indossava preferibilmente il nero o il verde scuro, ma dato che il verde era di gran lunga la tinta più semplice da trovare oltre al marrone, era difficile notarla anche così. A dir la verità, indossava molti più vestiti del nativo medio di Timber - maniche lunghe e guanti ogni volta che poteva - ma c'erano anche cacciatori della giungla che seguivano quella moda; era più semplice scoraggiare gli insetti.

Ma lei non era una cacciatrice della giungla. I cacciatori della giungla non avevano i capelli lunghi, anche raccolti in una treccia come i suoi. Troppe cose in cui i capelli potevano incastrarsi, e i capelli rosso fuoco come i suoi risaltavano come un faro tra gli alberi. Indossava maniche lunghe e guanti per lo sforzo di attenuare la sua aura, così che fosse meno probabile per una persona sensibile identificarla come una Strega. Fino a quel momento, sembrava funzionare. Questo e l'usare i suoi poteri il minimo possibile. Il potere cresceva ogni volta che lo si usava... e ogni volta che lo si usava diventava più difficile da controllare. Aveva solo sedici anni; non voleva impazzire per il suo potere, ma non voleva nemmeno essere legata a un Cavaliere.

Stava seduta su una cassa già scaricata, con i piedi che calzavano stivali alti che scalciavano pigramente nell'aria mentre guardava i passeggeri scendere dalla nave. Le piaceva guardare le persone, quando sapeva che loro non l'avrebbero guardata a loro volta. Per lo più rifugiati, sembrava. Persone che erano state prese durante una rivolta e avevano deciso di provare con i mostri. Centra era libera da mostri da secoli; era quello che l'aveva reso il centro di insegnamento e cultura che era, e che permetteva alla sua gente di farsi coinvolgere in stupidaggini come le rivolte. Poi notò qualcosa che non presagiva nulla di buono.

Un gruppo di tredici uomini stava scendendo dalla nave secondo un ordine preciso. Il più vecchio sembrava avere circa quarant'anni, con spessi capelli castani che portava sciolti sulle spalle. Più tardi avrebbe ricordato i suoi lineamenti, delineati finemente con occhi pallidi. In quel momento tutta la sua attenzione sorpresa era sulla croce rossa che aveva sulla spalla della giacca corta. L'altra metà della croce era disegnata ad imitare la lama di una spada. La dozzina di uomini che aveva con sé era più giovane, e le loro croci erano nere e semplici.

Un Cavaliere e i suoi scudieri. Per Hyne. Data la sua età, doveva essere uno dei Cavalieri della vecchia Strega. E sensibile; aveva a malapena messo il piede sulla terraferma che aveva iniziato a girare la testa, come se stesse cercando qualcuno.

Carolin ebbe parecchia cura nel muoversi con disinvoltura, ma scese dalla cassa e si perse nella folla del mercato il più velocemente possibile. Timber era appena diventata molto più pericolosa.

Un Cavaliere era arrivato a Timber.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

II. Incontro by Larathia

DARK MESSENGER
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
II. Incontro

Carolin posò i fiori sulle tombe, sistemandoli attentamente in modo che fosse meno probabile che il vento li portasse via, e si chinò per essere al livello della lapide.

Aveva usato il suo potere la prima volta per creare le tombe e le lapidi. Non avrebbe avuto gli strumenti per farlo come andava fatto, altrimenti. Nulla di strano; i nomi, il giorno della morte - dato che non sapeva quando erano nati. Aveva usato la sua magia di Strega per dare forma alla pietra e lucidarla così che riflettesse la luce, come se la roccia grigia fossa incastonata nel vetro. Non usava il suo potere da allora, ma quell'unico uso le aveva insegnato che avevano avuto ragione a dirle di essere molto attenta nell'usare il suo dono di nascita. Aveva dovuto combattere per settimane contro il fare cose stupide e sciocche con la sua magia - il potere cercava di trovare una via d'uscita.

I suoi genitori. Erano passati due anni da quando erano morti per i mostri che circondavano Timber su tutti i lati, sacrificandosi per evitare che lei usasse la sua magia. Quattordici anni non era una buona età per iniziare ad essere completamente indipendenti, ma fino a quel momento ci era riuscita. Suo padre le aveva insegnato tutto quello che sapeva sull'uso dell'arco e della lancia, ricordandole che avrebbe dovuto usare le armi tradizionali se era possibile. E le armi miglioravano la sua mira, il che aveva dei vantaggi di per sé. Non poteva dirsi una cacciatrice - nemmeno alla lontana. Ma poteva uccidere abbastanza conigli e scoiattoli per vivere, e se c'era un vantaggio nel vivere a Timber era che la stagione della riproduzione era molto, molto lunga. La frutta non richiedeva particolari abilità per il raccolto.

Era stato il dono di suo padre per lei - addestrarla solo quanto bastava per sopravvivere. Alla fine poteva arrivare a cacciare di più, ma in quel momento era più di quanto avesse bisogno. Seguì con un dito guantato di stoffa verde il nome di suo padre sulla lapide. Sarebbe stato orgoglioso di lei perché era sopravvissuta, o deluso dal fatto che avesse usato la magia per scavargli la fossa, quando era morto perché lei non la usasse affatto?

Sua madre... Carolin rise piano. Il dono di sua madre era stato un pochino più sottile. Sua madre le aveva detto tutto quello che sapeva sui Cavalieri e sul loro ruolo nel mondo. Aveva immaginato che sua figlia ne avrebbe cercato uno il prima possibile; dopo tutto, molte ragazze di frontiera si sposavano a dodici o tredici anni. I Cavalieri erano l'altra metà del potere di una Strega, aveva detto. Una Strega doveva sempre ascoltare il suo Cavaliere per non essere corrotta dalla sua magia. Per evitare che il Cavaliere la controllasse del tutto, doveva avere il più Cavalieri possibile, così che nessuno fosse troppo potente.

Ah. Se c'era una cosa che Carolin aveva tratto da quella discussione era la sua determinazione ferrea a non avere alcun Cavaliere. Era abbastanza brutto che ci aspettasse che si sposasse. Ma dover sposare molti uomini in rapida successione?

Ma dato che non c'erano Cavalieri a Timber, né Scudieri, tutti e tre avevano concordato che la miglior soluzione possibile fosse che lei evitasse del tutto di usare il potere, così che non potesse corromperla. Non aveva dovuto discutere con loro del fatto di non volere un Cavaliere. Che voleva prima vedere dove sarebbe arrivata da sola, prima di legarsi al destino di un'altra persona - o di molte altre persone, se era per quello.

Carolin si accigliò guardando la lapide. I suoi genitori cosa avrebbero voluto che facesse adesso, con un Cavaliere e i suoi Scudieri a Timber?

Dato che erano molti, e il suo amore non poteva raggiungerli... aveva importanza?

*~*~*~*~*

"Tregua, tregua, dannazione ai tuoi occhi" ansimò Quenlin. Rallentarono il duello di addestramento, inguainando le spade e facendo un inchino. Il respiro di Quenlin era veloce e difficoltoso; il Vecchio Leone probabilmente dopo gli avrebbe fatto una lavata di capo per questo.

Jian si ritrasse, sudando quanto il suo avversario, ma controllando il respiro. "Che problema hai?" chiese, riuscendo a non ansimare.

"Combatti come un demone, questo è il mio problema" boccheggiò Quenlin. "Non fai mai una pausa?"

Jian si guardò intorno. Il Vecchio Leone aveva trasformato gli Scudieri in muratori: costruivano un grosso edificio di legno con un cortile, ed era circondato da una barricata di legno. "E per fare cosa, esattamente?" chiese.

Quenlin sbatté le palpebre come se la risposta fosse ovvia. "Andare in città" disse. "Incontrare ragazze. Socializzare. Ci è permesso farlo, sai. Solo perché il Vecchio Leone non esce non significa che a noi è proibito farlo."

Jian considerò l'idea, poi scosse la testa. "Non c'è niente là fuori" disse. "Timber fondamentalmente è solo un luogo d'incontro per cacciatori e commercianti. Quando non c'è una nave in porto questo posto è praticamente vuoto. Sei troppo abituato alla città dell'Imperatrice, Quenlin."

I capelli castani di Quenlin svolazzarono dietro di lui quando tirò un robusto calcio alla barricata di legno che circondava la casa del Vecchio Leone. I suoi capelli erano l'invidia di tutte le donne; volevano sempre giocarci. Ma lì fuori non gli portavano alcun vantaggio. "Perché ha dovuto venire qui, comunque?" borbottò. "Timber è nulla, amico."

"Penso che sia per questo che è venuto qui, amico mio" disse Jian con un largo sorriso. "Ma puoi sempre andare a chiedere spiegazioni a lui, se vuoi."

Quenlin impallidì vistosamente, con gli occhi spalancati. "No, no, va tutto bene" disse. "Sopporterò la sconfitta come un bravo scudiero e... ah... andrò a dare una mano agli altri con la barricata e basta, eh?" E camminò velocemente in quella direzione, senza guardarsi indietro.

Jian scosse la testa e rise. Non aveva alcuna idea del perché gli altri avessero così paura del vecchio Cavaliere - il Vecchio Leone come lo chiamavano gli scudieri. Quell'uomo non aveva mai disposto una punizione che non fosse meritata, in alcun modo. Duro, sì, e piuttosto cupo - ma giusto. Se si superava la linea, si sapeva esattamente cosa aspettarsi. Persino il suo cattivo umore era comprensibile; la sua Strega era morta. Era il sogno di ogni Scudiero essere scelto da una Strega, e perderne una era un duro colpo.

E se non si veniva scelti - ed era molto probabile che nessuno di quegli Scudieri lo fosse - l'addestramento offerto da un Cavaliere poteva valere il rango di ufficiale nell'esercito, o un'ottima posizione nel governo. Valeva la fatica. Era assolutamente possibile che uno degli Scudieri che stavano ora cercando di costruire una fortezza di legno decente come minimo avrebbe governato Timber alla fine dell'addestramento.

Jian scelse di non unirsi agli altri. Ognuno dei dodici Scudieri aveva una particolare specializzazione, qualcosa in cui era migliore degli altri. La metà del tempo era dedicata a quell'abilità; o ricevendo speciali istruzioni del Vecchio Leone, o insegnando agli altri tutto quello che potevano imparare di quell'abilità. Nel caso di Jian, era la scherma. Quella di Quenlin erano le relazioni sociali, e non era sorprendente. Lì fuori, le abilità di Jian erano molto più richieste di quelle del suo amico, quindi non era sorprendente che fosse più felice. L'unico uso della scherma a Centra era nei duelli. Jian si diresse alla grossa casa dove vivevano tutti, ora, per fare rapporto al Vecchio Leone.

*~*~*~*~*

Il 'Vecchio Leone' stava guardando fuori dalla finestra il lavoro dei suoi Scudieri. Non aveva molta fiducia nella bontà dell'animo umano; era abbastanza sicuro che se quei ragazzi non venivano controllati, almeno alcuni di loro avrebbero cercato di esplorare la città. Non considerava nessuno di loro ancora pronto per quello. Si voltò quando sentì aprirsi la porta alle sue spalle; come si era aspettato, era Jian.

Gli piaceva abbastanza Jian, almeno per quanto potesse piacergli qualcuno. A diciassette anni, aveva già la postura e sicurezza di sé di un adulto, ed era più maturo della sua età. Aveva i capelli lunghi, probabilmente per imitare il Leone stesso; capelli dritti e neri legati in una treccia unica che gli arrivava a metà schiena. Le sue fattezze orientali gli permettevano di cavarsela con colori personali più vividi della maggior parte degli Scudieri; l'emblema che aveva scelto era un dragone dorato su un campo scarlatto. Se fosse mai diventato Cavaliere, quell'emblema avrebbe adornato la sua spalla destra, come la Croce del Cavaliere rossa ornava la sua spalla sinistra. Una scelta strana, dato che la maggior parte degli Scudieri sceglieva un emblema che ricordasse loro il proprio addestramento; in quel senso, una testa di demone con le corna sarebbe stata più appropriata.

Il Cavaliere fissò il suo Scudiero, più o meno solo per vedere se il silenzio riusciva a turbare quel ragazzo. Fu compiaciuto di notare che non era così; alla fine, tutti gli Scudieri avrebbero avuto quella calma. Fece un cenno con la testa verso una sedia, concedendo allo scudiero il permesso di sedersi. Jian lo fece immediatamente, sempre guardando il suo leader.

"Come imparano?" disse il Leone.

Jian scrollò le spalle. "Quenlin capisce lentamente, signore, come si aspettava. Lan sta andando bene, Wilhelm e Stef hanno bisogno di lavorare di più sulla mano secondaria, Cori, Gavin e Tim non riescono a gestire le posizioni difensive, Dorin, Kyle e Elric continuano ad attaccare il mio scudo, e Twyl continua a far cadere la spada ogni volta che la colpisco."

"Quindi, secondo i tuoi standard, ho te e Lan - giusto?" disse il Cavaliere. Per chiunque altro il tono sarebbe stato accusatorio. Jian aveva imparato a interpretarlo come uno stuzzicare. Annuì.

"Per adesso, signore. Con i mostri nei paraggi sono sicuro che gli altri impareranno in fretta presto."

Il Cavaliere si alzò e andò al muro dove era stato appeso il suo scudo. Era abbastanza impressionante, come doveva essere lo scudo di un Cavaliere prescelto - non solo schemi dipinti su pelle indurita o acciaio, ma uno scudo di metallo sciolto con lo stemma inciso. Il suo stemma era un leone d'argento su fondo nero; la creatura si impennava come per colpire l'osservatore, e dove doveva esserci il cuore c'era incastonato un rubino. Come fosse riuscito a tenere la pietra visto le battaglie sopportate dallo scudo, o come fosse rimasta intatta la forma del leone, era la domanda che si facevano tutti - ma quelli erano i misteri che davano ai Cavalieri il loro potere. Sollevò lo scudo dai ganci e prese la spada. Si voltò verso Jian. "E tu? Come giudicherò te, Jian?"

Jian capì che significava: è giunto il tuo turno di essere battuto. Per essere libero dall'addestramento, uno Scudiero doveva superare due prove; una era sconfiggere il suo Cavaliere nella propria specialità, e l'altra era sconfiggere il suo Cavaliere nel campo in cui era peggiore. Con quelle regole Jian poteva non essere mai lasciato libero dall'addestramento; non aveva assolutamente orecchio per la musica. Prese la spada e lo scudo e seguì il suo Cavaliere fuori, sul campo d'addestramento. Tutti i lavori si fermarono; gli altri Scudieri amavano vedere Jian sconfitto nel suo stesso gioco - e il Vecchio Leone sapeva combattere.

I due entrarono nel cerchio della battaglia e si misero ai lati opposti della circonferenza. Le pratiche di addestramento erano governate da tradizioni più vecchie del tempo, per permettere a uno Scudiero di imparare a combattere senza soffrire ferite letali. Jian scelse di muoversi per primo; in quel modo, se per qualche miracolo avesse vinto, avrebbe contato per la sua libertà. Alzò la punta della spada dal terreno e la sollevò così da avere l'elsa appena sotto gli occhi.

"Io sono Jian del Dragone, e la sfido" disse, fendendo l'aria con la spada da un lato e poi riportandola a sé, per mettersi in posizione.

L'espressione del Cavaliere si fece ironica mentre ricambiava il saluto, comprendendo il ragionamento del suo Scudiero. "Io sono Leonhart della Strega Marie, e accetto la sfida" disse per completare la formula, e poi roteò la spada in un taglio sopra la testa che costrinse Jian a schivare.

Certo, se lanciava il guanto di sfida e perdeva... al suo Cavaliere non era richiesto di risparmiargli la vita. Il Vecchio Leone era rinomato come combattente superlativo. Jian si lanciò in un fendente laterale, solo per trovare la spada del suo avversario già lì a bloccarlo. Roteò la spada indietro, mirando alle gambe... bloccato anche lì. Dannazione, quell'uomo aveva più di quarant'anni. Non avrebbe dovuto essere così veloce.

Il Leone si mise sull'offensiva, allora, un colpo diagonale che avrebbe potuto staccare la testa a Jian - ma riuscì a parare per un pelo. Un veloce colpo di polso e mirava allo stomaco di Jian; questo saltò all'indietro e poi si slanciò in avanti, senza cercare di ferire, solo per tenere la spada fuori dalla portata dell'avversario fino a recuperare l'equilibrio. Funzionò quasi, ma il Leone parò semplicemente il fendente con lo scudo e si spinse dritto in avanti; con la spada tutta all'esterno e senza equilibrio, Jian cadde dritto sulla schiena, nella polvere.

Aveva perso, e abbastanza velocemente. Ma il Vecchio Leone non sembrava offeso. Invece di sfruttare il suo vantaggio, mise la spada nella sua guaina e offrì a Jian la mano per alzarsi. "Non ancora del tutto pronto per la Cavalleria" disse. "Ma un po' meglio. Ti occuperai del bucato da solo per le prossime settimane, per esserti sopravvalutato. Oltre ai tuoi doveri ordinari."

Gli altri Scudieri si ritrassero; avevano sentito rabbia e ne avevano paura. Jian no. Aveva superato la linea, osando sfidarlo, e ora ne pagava lo scotto. Ma il Vecchio Leone sapeva che era ciò che il suo Scudiero doveva fare per essere libero, un giorno, e non rivoltò quel tentativo contro di lui.

Avrebbe avuto tutto il giorno libero, avendo completato gli altri suoi doveri. Invece, mise con attenzione la spada nel fodero e si mise lo scudo sulla schiena, liberandosi le mani per portare i cesti del bucato. Il torrente più vicino era a un quarto di miglio, e c'erano mostri nei paraggi.

*~*~*~*~*

Carolin guardò la grandiosa mostruosità di legno, e si chiese per quale motivo al Cavaliere servisse così tanto spazio personale.

Il blocco privato era tranquillamente il più grande edificio di Timber, e sempre rumoroso, dato che dentro stavano lavorando. Lei e ogni altro residente nel raggio di un miglio o due sapevano trovare quel posto solo ascoltando il suono delle martellate.

Fino a quel momento, nessuno dei tredici uomini si era avventurato fuori dalla prigione che si erano costruiti. Carolin si avvicinava solo quanto bastava per osservare quel posto dalla cima di un albero, giusto nel caso che un Cavaliere troppo sensibile lasciasse la zona. Una Strega aveva molti vantaggi oltre alla mera capacità di usare la magia; tutti i suoi sensi erano più affinati, ed era fisicamente superiore a una persona media praticamente in ogni aspetto. Ma i Cavalieri - persino i Cavalieri le cui Streghe erano morte - sapevano essere incredibilmente astuti nel vedere quelle differenze, ed erano addestrati a gestirle. Se una Strega si faceva malvagia, un Cavaliere lo sapeva prima di chiunque altro, e sapeva cosa fare.

Carolin si chiese perché sua madre avesse pensato che questo l'avrebbe fatta sentire meglio. A lei sembrava un mettersi un collare al collo, e affidare il guinzaglio a un estraneo - e dire a quell'estraneo di ucciderti se ti ribellavi. Dopo tutto... se il Cavaliere lo sapeva prima di chiunque altro, cosa poteva fermare un Cavaliere corrotto dall'uccidere una Strega per stizza, e dire di averlo fatto perché era diventata malvagia? Chi avrebbe notato la differenza?

Guardò l'edificio e sospirò. Desiderò davvero di sapere come affrontare il fatto che esistesse. Questa era l'unica colonia sul continente; poteva andarsene, e forse trovare un posto tra le tribù aborigene fino a quando avrebbero scoperto che era una Strega e avessero cercato di metterla al rogo. O evitare del tutto l'umanità e vedere quanto sarebbe riuscita a vivere. Ma nessuna delle due prospettive aveva davvero molto fascino. Desiderò, non per la prima volta né per l'ultima, di non essere nata Strega. I suoi genitori non avevano traccia di magia nelle loro dinastie. Non c'era alcuna ragione per cui lei ce l'avesse. Non voleva disturbare nessuno, e voleva solo che, in cambio, nessuno disturbasse lei. Timber era stata ideale; persone quando lo voleva, silenzio quando ne aveva bisogno.

Ah. Lasciare in pace una Strega orfana, senza Cavaliere e sedicenne. Le persone semplicemente non pensavano così. Troppe persone avrebbero voluto ficcare il naso 'per il suo bene'. Carolin era abbastanza saggia da sapere che la magia era solo un motivo ulteriore; un po' di persone sarebbero semplicemente state interessate a una sedicenne orfana, se era abbastanza bella.

Lei sbatté le palpebre. Il cancello si apriva! Lottò contro l'istinto di nascondersi con la magia; oltre alla possibilità di perdere il controllo del potere, non aveva idea se chiunque stesse uscendo fosse addestrato a percepire la magia.

Oh, grazie a Hyne. Non era il Cavaliere; persino da lì poteva capirlo. A parte i capelli del colore sbagliato, e la treccia, dubitava che un Cavaliere si sarebbe fatto il bucato da sé. Chiunque fosse era quasi sepolto sotto i cesti del bucato.

Beh. C'era un unico posto dove poteva essere diretto; il fiume. Poteva scoprire quanto fosse sensibile quella persona - e se non era in grado di percepire la sua magia, poteva persino strappargli qualche informazione. Velocemente, si arrampicò giù dal tronco, e quando arrivò a terra corse al fiume.

Jian riuscì a portare tutti i cesti alla riva del fiume senza far cadere nulla, e trovò una grossa pietra liscia dove poteva lavare il bucato senza doversi preoccupare troppo del fango. Avrebbe dovuto accontentarsi dei rami per stendere i panni, però. Sospirò; le regole dicevano che gli abiti dovevano essere senza macchia e puliti, ma chiunque avesse scritto le regole probabilmente non aveva dovuto provare a fare il bucato nel letto di un fiume. Almeno Elric gli aveva descritto la radice da sapone, quindi non doveva lavorare così tanto. Elric aveva fatto il bucato molto più spesso di quando l'avrebbe mai fatto JIan.

Aveva diviso le ceste secondo il proprietario; prima la roba del Vecchio Leone, mentre gli occhi di Jian erano più freschi. Hyne solo sapeva cosa sarebbe successo se avesse lasciato qualche macchia sui vestiti del Leone; pasticciare nei compiti della punizione di solito significava qualcosa di doloroso, invece che qualcosa di umiliante. Mise lo scudo su un ramo a cui poteva arrivare, si legò di nuovo la spada alla schiena, lasciò cadere il cesto e si mise al lavoro.

Carolin notò la semplice croce nera sulla spalla del ragazzo; allora era uno degli Scudieri. Vestito in maniera piuttosto sgargiante per qualcuno lì; indossava scarlatto con i bordi d'oro. Dava una strana immagine; la ricchezza delle sue vesti contrastava con la semplicità del suo compito. Sorrise, chiedendosi se la famosa servitù dei Cavalieri arrivava davvero ai lavori di casa. Si diede uno scossone mentale; non era per questo che era lì.

Si avvicinò un poco, rimanendo nascosta, osservando per vedere se lui percepiva qualcosa di strano. Quando lui non diede segno di essersi accorto di avere compagnia, lei si avvicinò un poco, e ancora un po'...

Alla fine, dovette concludere che percepire le Streghe era un'abilità che il ragazzo non aveva ancora imparato. Stava prendendo il sole abbastanza comoda su una roccia a circa tre metri di distanza, e riuscì a guardarlo da lì per circa mezz'ora prima che si accorgesse di lei. Era piuttosto affascinante, in realtà, in una maniera quasi esotica. Non era certo insolito - dato che i Cavalieri venivano sempre scelti dalle Streghe, uno dei loro soprannomi era 'i bellissimi'. Sarebbe stato logico supporre che lo stesso valesse per gli Scudieri. Anche le Streghe erano sempre bellissime; anche se ricevevano il dono più tardi nella loro vita da un'altra Strega, la magia sapeva fare miracoli per praticamente tutto e su chiunque. La bellezza anzi era a volte usata per scoprire le Streghe che erano nate con il dono. Si chiese vagamente se ci fossero spettacoli di bellezza per gli uomini, a Centra.

Aveva anche un portamento notevole. Quando finalmente si accorse di avere compagnia, fallì completamente - e sfortunatamente - in una caduta comica nel fiume. Sobbalzò un poco, ma recuperò e le rivolse un inchino a tutti gli effetti dalla vita, abbastanza cortesemente dato che era nell'acqua fino al ginocchio e teneva quelle che sperava ferventemente fossero le mutande di un'altra persona. "Spero di non oltrepassare dei limiti, signora" disse educatamente "ma ho ordine di lavare queste cose, e sembrava un buon punto."

Questo era il colmo; Carolin rise. Sembrava un leader, qualcuno abituato a dare ordini, ma sembrava un ragazzo e aveva ordine di fare il bucato. Il contratto tra quello che sembrava e quello che era davvero era davvero troppo. "Oh, va tutto bene" rise. "Il fiume non è di nessuno. A dire il vero, c'è una storia che dice che il lago da cui nasce è infestato."

Lui guardò il fiume a monte, accigliandosi un poco. "Davvero?" disse. "Al Leone interesserà. Gli piace curiosare in posti simili."

Ah, opportunità. Lei sbatté le palpebre. "Serve un gatto?" chiese con fare innocente.

Lui la guardò in modo strano, con gli occhi castano scuro che sembravano leggermente demoniaci. "No" disse come se fosse ovvio. "Oh - non conoscete tutti i Cavalieri qui, vero? Hanno tutti soprannomi come questo." Si chinò e continuò a lavorare mentre parlavano. "Giusto perché lo sappia - e scommetto che lo saprà tutta la città - è Sir Leonhart della Strega Marie; l'ultima Imperatrice Strega. Molti di noi lo chiamano il Vecchio Leone, o il Leone. Se lo incontrerà mai, saprà perché."

Carolin finse nervosismo; non era davvero lontano dalla verità. "No, non penso di voler incontrare qualcuno con un soprannome come quello" disse. O chiunque possa percepire la mia presenza non appena arriva sulla terraferma. "Ma se è uno dei Cavalieri della defunta Imperatrice, perché mantiene ancora il titolo? Lei è morta, non è così?"

Lo Scudiero grattò laboriosamente una cappa grigio scuro. "Non ha alcun potere politico, no" disse con fare assente. "Ma mantiene il titolo fino alla morte. Ha ancora la maggior parte dei poteri di un Cavaliere, sa. Dato lo stato in cui si trova Centra, probabilmente avrebbe potuto mantenere la sua posizione come governatore della città ancora per qualche anno almeno, fino a quando la figlia di Marie nomina un nuovo Cavaliere per la sua vecchia città. Lui semplicemente non l'ha voluto. Quindi ha impacchettato tutto - incluso noi - ed è venuto qui."

"Ha impacchettato voi? Intende tutti gli Scudieri? Non poteva semplicemente lasciarvi andare o qualcosa di simile?" Sembrava strano lasciare la civiltà e una posizione di potere per portare dodici ragazzi alla frontiera.

Lo Scudiero fece una pausa per guardarla. "Se lei pensa che farebbe qualcosa del genere, allora davvero non sa nulla del Vecchio Leone" disse, e tornò a strofinare. "Se accetta di fare qualcosa, la fa. Niente ripensamenti. Si occupava di noi quando è morta Marie. Saremo suoi fino a quando supereremo l'ispezione o ci rinunceremo. Non abbandona una responsabilità che si è assunto."

Carolin si tolse i sottili stivali di pelle verde e mise i piedi nell'acqua; un leggero rischio, ma ormai era quasi sicura che questo Scudiero non potesse percepire nulla di insolito in lei. E sembrava orgoglioso del suo leader; quello le andava bene, dato che aveva bisogno di sapere il più possibile di una persona così sensibile. "Ha lasciato la sua vecchia città, ha detto, quando avrebbe potuto governarla ancora qualche anno. Non è un abbandonare una responsabilità, questo?"

"Senta, signora" disse lo Scudiero. "Non vado in giro a parlar male di Timber. Se comincia a parlare del Leone, scoprirà esattamente quanti problemi possono creare una dozzina di Scudieri. Ha lasciato il governo alla morte di Marie, va bene? Il suo contratto era finito. È la legge. Avrebbe potuto scegliere di restare, certo, ma era una scelta, non un obbligo."

Carolin alzò le mani in segno di resa. "Va bene, mi dispiace, mi dispiace!" disse. "Non volevo essere irrispettosa. Io sono di qui, ricorda? Non abbiamo niente di politico, da queste parti." Si fermò, guardandolo. "Lei è molto leale con lui, vero?" chiese.

Lo Scudiero fece un largo sorriso. "Sì" disse. "Lui fa questo alle persone. O lo si ama o lo si odia, molto semplicemente. Non devo dirle come ci sentiamo noi dodici."

Carolin lo guardò; si comportava come se lo avesse elogiato dicendo che era leale. Forse lo aveva fatto, anche se non era stata sua intenzione. Per lei, era strano che qualcuno potesse parlare così luminosamente di una persona che, probabilmente, lo aveva appena mandato a lavare parecchi vestiti al fiume. Il popolo di Timber aveva un grande senso dell'indipendenza. D'impulso allungò la mano guantata. "Io sono Carolin" disse.

Lui le strinse la mano. "Jian" disse. "Scudiero Jian del Dragone, sotto Leonhart."

Beh, non era una cosa saggia, ma almeno ora sapeva che lui non percepiva la magia. "Penso che mi limiterò solo a Carolin" disse con leggerezza. "Lo si riesce a dire in un respiro solo."

Lui ridacchiò un poco, tornando al lavoro. "È solo una questione di araldica" disse. "Gli Scudieri abbandonano il cognome e scelgono uno stemma unico, e questo diventa il loro nome fino a quando una Strega gliene assegna uno. Ho scelto il dragone" e indicò il suo scudo "e quindi sono 'Jian del Dragone'. Dato che sono ancora uno Scudiero, devo dire chi sto servendo durante l'addestramento, e si tratta del Vecchio Leone." Si fermò. "Deve parlare con Quenlin se queste cose la interessano" disse. "Lui è molto meglio di me nelle faccende di corte."

Non aveva idea idea di chi fosse Quenlin, ma di certo non tutti gli Scudieri potevano essere così insensibili alla magia. "No, grazie" disse. "Preferisco saperlo da lei, se per lei va bene."

Lui alzò la testa per guardarla, sorridendo mentre si spostava la lunga treccia nera sulla schiena. "Non ha idea di quanto sarà deluso quando glielo dirò" disse. "Solo stamattina mi seccava perché socializzassi, e adesso socializzo durante la mia punizione."

Carolin sorrise a sua volta, ma non aveva ancora finito con le domande. "Allora, se lei è 'Jian del Dragone', allora Leonhart 'di che cosa' è? O sarebbe troppo lungo da dire?"

"Questo è il suo 'di che cosa', come ha detto lei" disse Jian, mettendo l'ultimo cesto di abiti sporchi nel fiume. Finalmente lava i suoi panni. "Una volta era qualcos'altro, molto tempo fa. Un specie di 'qualcuno di qualcosa'. Beh, si dice che una volta abbia salvato la vita della Strega Marie. Qualcosa di grosso, sa, a guardare in faccia la morte e cose del genere. Qualunque cosa fosse - e posso raccontarglielo in almeno sedici versioni diverse - impressionò davvero Marie. Lei gli fece un anello usando il suo potere, e glielo diede come una specie di ringraziamento personale. Ce l'ha ancora al dito, davvero impressionante se lo vede. Ha un leone inciso sopra." Sorrise, orgoglioso del riconoscimento ricevuto dal suo leader. "Comunque, lo scosse nel profondo questo gesto, e cambiò il suo nome in Leonhart, e scelse come stemma il leone che attacca. Sono davvero un po' sorpreso che non l'abbia mai sentito dire, anche qui. Lo si raccontava per tutta Centra."

Carolin scosse la testa. "Non sappiamo molte cose di quel tipo, qui" disse disinvolta. "Non ci sono stati Cavalieri prima d'ora, né Scudieri, e c'era anche pochissima possibilità di averne. Quindi... 'Leonhart'? Non 'lionheart'?"

"Vecchia grafia" disse Jian. "Stesso significato, però. Inoltra ha un aspetto più bello. Comunque, se lo incontrasse, scoprirebbe che è un po' tradizionalista. Ha scelto il nome per onorare quel dono, non i suoi successi."

E Jian era davvero, profondamente invidioso; Carolin lo poteva vedere. E voleva che lei incontrasse il Cavaliere, per provare che grande uomo fosse davvero. Carolin non aveva assolutamente intenzione di farlo. Probabilmente poteva percepirla anche se era a svariati metri di distanza dal suo fortino.

Jian si alzò, e iniziò a raccogliere gli abiti puliti nei vari cesti dai rami su cui li aveva appesi. "Beh, ho finito il mio lavoro per il primo giorno" disse. "Grazie per avermi tenuto compagnia; devo farlo per le prossime settimane e non era qualcosa che non vedevo l'ora di fare." Esitò. "Uhm... ci sarà domani?"

Carolin sorrise; era abbastanza sicuro, sembrava. "Certo" disse. Sarebbe stata occupata a dire ai cittadini cosa le aveva detto lui, così che gli Scudieri avrebbero creduto che lei fosse una paesana quando finalmente fossero usciti dal loro recinto, ma ne valeva la pena. "La cercherò qui, se per lei va bene."

"Mi sembra ottimo. Grazie, Carolin." Impilò i cesti, e tornò attentamente alla casa del suo padrone. Carolin si asciugò i piedi, si rimise gli stivali e si diresse in città. Armata di tutto ciò che le aveva detto Jian, probabilmente poteva scambiare l'informazione con un po' di cibo più interessante. Il coniglio non era male, ma diventava tremendamente noioso dopo qualche mese.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

III. Riflessioni by Larathia

DARK MESSENGER
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
III. Riflessioni

Leonhart osservò un Jian notevolmente allegro tornare dal suo compito del bucato, e si accigliò. Così presto?

Fissò fuori dalla finestra con sguardo vacuo, senza davvero vedere più l'attività nel cortile, ma solo i pensieri nella sua mente. Aveva solo quarant'anni - anziano, ovviamente, per i ragazzi che addestrava - ma ancora nel vigore. Era la perdita di Marie, la sua bellissima Marie, a farlo sentire davvero vecchio. Una lacrima gli scese sulla guancia, ma non sbatté le palpebre per levarla. Non c'era nessuno a vedere, e Marie valeva le sue lacrime. Le tratteneva non per vergogna, ma perché sapeva che questi dodici ragazzi lo veneravano e sarebbero stati terrorizzati da qualsiasi cosa lo facesse piangere.

I ragazzi davano un'importanza così esagerata al non piangere. Se qualcuno di loro fosse mai diventato Cavaliere, lo avrebbe imparato.

Era disturbante rendersi conto che almeno uno di loro probabilmente l'avrebbe fatto. Sapeva che c'era una Strega a Timber; per giunta abbastanza forte. Aveva sentito l'aura inconfondibile non appena era sceso a terra, ma era svanita troppo in fretta perché lui potesse coglierla per bene. Poteva solo significare che la Strega era scappata - il che la rendeva una vagabonda. Una Strega che avesse avuto un Cavaliere - soprattutto lì, dove non c'era addestramento - si sarebbe fatta avanti e avrebbe dato loro il benvenuto.

Leonhart capiva le Streghe. Era, senza mezzi termini, il suo lavoro. Lei sapeva che erano arrivati - se ne era assicurato. Si sarebbe avvicinata agli Scudieri, molto probabilmente - se non avesse avuto paura di un Cavaliere sarebbe rimasta ad osservare l'arrivo, ne era sicuro. Ma gli Scudieri erano per loro natura innocui per una Strega. Erano addestrati a obbedirle, a venerarla, a fare qualsiasi cosa lei chiedesse per essere nominati Cavalieri.

Si accigliò, ricordando quanti mantenevano quel comportamento dopo essere stati scelti, a svantaggio della Strega. Chiuse il pugno al ricordo della stupida e cieca obbedienza dei Cavalieri di Marie, quando aveva scelto di entrare in un bosco pieno di banditi. Lei non sapeva del pericolo - era l'Imperatrice, e una Strega. E il suo Cavaliere - governatore della città locale - aveva saputo dell'attività dei banditi e non aveva detto niente, perché la sua signora gli aveva dato un ordine. Leonhart lottò per evitare di picchiare il pugno contro il muro. Dannazione ai suoi ordini - il primo dovere di un Cavaliere era fare in modo che la sua Strega fosse al sicuro!

L'aveva saputo non appena era morta, come tutti gli altri Cavalieri. Aveva sentito la sua paura improvvisa, persino attraverso le centinaia di miglia che la separavano dalla provincia governata da lui. E quell'orribile rottura che gli aveva squarciato l'anima dove la parte di lui che le aveva donato - e le parte dell'anima di lei che lui sentiva - se n'erano andate per sempre. La ferita di una vita che non si sarebbe mai rimarginata. Il prezzo dell'amore di una Strega. In quella primissima rabbia ardente del suo dolore gli Scudieri si erano sparpagliati per il terrore - alcuni di loro lo temevano ancora. Avrebbe fatto a pezzi quei Cavalieri incompetenti, ma si erano già uccisi con le loro stesse spade per aver fallito nel proteggere la Strega e la loro Imperatrice. Ringhiò, a quel pensiero. Una morte davvero troppo veloce per una tale stupidità.

Si spostò dalla finestra e si sedette alla scrivania, con la testa fra le mani. Era fatta, non aveva senso pensarci. Gli occhi gli caddero sull'anello che gli aveva dato lei, l'anello di platino con il suo leone che ruggiva. Dono e maledizione, conforto e dolore - perché tratteneva una minuscola traccia della sua aura, essendo stato fatto con la sua magia. Solo quanto bastava a dargli un po' di conforto, e allo stesso tempo ricordargli della grandezza della sua perdita. Distolse lo sguardo. C'era del lavoro da fare.

Jian era felice, al ritorno dal suo umiliante compito. Il che - dato che era ancora un adolescente - probabilmente significava che aveva incontrato una ragazza. Era possibile che la Strega lo avesse avvicinato. Nessuno degli Scudieri poteva percepire una Strega - era una capacità che avevano solo i Cavalieri. Quindi la ragazza, chiunque fosse, era al sicuro nell'avvicinarli.

La prima cosa da fare nel gestire una Strega vagabonda era vedere se non si poteva darle un Cavaliere. Quindi, uno per uno, Leonhart avrebbe fatto in modo che tutti gli Scudieri lasciassero quel piccolo edificio e vagassero per Timber. Erano tutti, a modo loro, giovanotti affascinanti e piacevoli. Molti avrebbero probabilmente trovato una ragazza molto in fretta. E La Strega poteva trovarne uno che le piacesse. Conosceva i suoi Scudieri; avrebbero voluto che lui incontrasse le loro ragazze e approvasse. In un certo senso, era il loro padre adesso. Avevano bisogno della sua approvazione per essere in pace con se stessi, per sapere di poter fare buone scelte da soli.

Una ragazza non avrebbe voluto incontrarlo, ne era sicuro. E quando avrebbe sentito parlare di questa, avrebbe saputo chi era la Strega. Allora avrebbe potuto accelerare l'addestramento di quello Scudiero, spingerlo verso la Cavalleria. Sarebbe stata solo una formalità - la vera creazione del Cavaliere non era l'addestramento, ma il dono dell'anima che accompagnava l'essere scelti. Comunque, l'addestramento aiutava davvero un nuovo Cavaliere a sfruttare fino in fondo quel dono.

Aveva sentito parlare di uomini - uomini non addestrati - che avevano completamente perso il senso di se stessi dopo essere stati scelti da una Strega; abbastanza comprensibile, davvero. Il potere del legame era incredibile: da vicino un Cavaliere poteva sentire esattamente quello che provava la sua Strega, sentire i suoi pensieri quando si toccavano. Degli uomini si erano persi in quel legame. Serviva una forza di volontà incredibile e un'incrollabile coscienza di sé per mantenere la propria personalità. Addestrarsi come Scudiero serviva. Non per nulla le Streghe a volte erano viste come sirene letali, che attiravano gli uomini alla loro maledizione. A volte era esattamente ciò che erano - anche se andava detto a loro favore che raramente ne avevano l'intenzione. Lottò per distogliere i pensieri da Marie, dalla curva ridente dei suoi pensieri, dall'onestà della sua passione - no! Era morta, e lui non doveva pensare a ciò che non poteva avere.

Certo, la ragazza poteva essere troppo sveglia per cadere in una trappola così semplice, ma dipendeva davvero da quanto sapeva di come funzionava tutta la questione della Strega, del Cavaliere e dello Scudiero. Leonhart stesso sarebbe andato in città e avrebbe conosciuto i nativi - e le loro figlie. Alla fine, in quel modo avrebbe scovato di certo la Strega; ci sarebbe solo voluto di più.

Ed era stato l'ultimo ordine di Marie ai suoi Cavalieri sopravvissuti. "Andate e trovatevi una moglie" diceva il suo ultimo messaggio. Fece una smorfia; sapeva che lei aveva avuto buone intenzioni. Non aveva voluto che i suoi Cavalieri soffrissero per lei. Ma era uno dei paraocchi che avevano molte Streghe; pensavano che i loro Cavalieri potessero semplicemente 'voltare pagina' e trovare un'altra donna. Dopo tutto, una Strega poteva avere quanti Cavalieri voleva nella sua vita. Avrebbe sofferto quando fossero morti, ma c'erano sempre gli altri Cavalieri a consolarla. Solo in quei rari casi in cui una Strega sceglieva un solo Cavaliere il senso di perdita era paragonabile. Dato che il suicidio non era una pratica rara tra i Cavalieri alla morte di una Strega, questa cosa era fortemente scoraggiata.

Un Cavaliere aveva una sola Strega. Per sempre. Alcuni gestivano la perdita meglio di altri, ma c'era sempre un posto aperto, un posto distrutto nell'anima di un Cavaliere quando la sua Strega moriva. L'unica eccezione era quando una Strega e un Cavaliere avevano un figlio; allora il padre avrebbe avuto due lealtà. Leonhart aveva solo sentito pettegolezzi su come questo raddoppiasse il legame; più un triangolo che altro, si diceva. Ma la figlia di Marie non era sua, e il Cavaliere che l'aveva concepita era morto con Marie. Imbecille.

Leonhart si alzò dalla sedia e prese il suo mantello nero e argento. Non avrebbe amato una moglie, ma si sarebbe occupato di lei e avrebbe cercato di non farle mancare nulla. Avrebbe obbedito al desiderio finale di Marie. E avrebbe cercato di non mostrare il suo dolore quando uno dei suoi Scudieri avrebbe trovato la Strega.

Sperava che uno di loro fosse degno agli occhi di questa nuova Strega. Perché se una Strega rifiutava di avere un Cavaliere, uno dei compiti del Cavaliere era ucciderla prima che impazzisse. A parte perdere la propria Strega, ucciderne una vagabonda era il dovere più doloroso che potesse assumersi un Cavaliere. Si identificavano con le Streghe. Era il loro lavoro. Per il resto del mondo una Strega era una creatura di potere e terrore, qualcuno da adorare o temere, o tutte e due le cose. Per un Cavaliere, una Strega era solo una ragazza, o una donna, intrappolata da circostanze fuori dal suo controllo in un ruolo spesso difficile da sopportare. Ucciderla era uccidere un'innocente, qualcuno che non poteva evitare di essere quello che era, e che spesso non poteva evitare ciò che stava facendo. Era uccidere una sorella amata, una figlia, con una malattia terminale.

Mentre usciva dall'edificio, dirigendosi verso le proprietà di Timber, Leonhart si chiese se gli fosse rimasto abbastanza spirito da gestire un compito del genere.

*~*~*~*~*

Gli Scudieri guardarono uscire il loro leader senza commentare. Il Vecchio Leone non prendeva bene le domande, e la linea del suo viso non prevedeva nulla di buono per qualsiasi interruzione dei suoi pensieri. Kyle e Tim sussurrarono tra loro, probabilmente una scommessa. Quenlin sembrò irritato; voleva ancora uscire e incontrare le ragazze del posto, e con il Vecchio Leone nei paraggi si sarebbe posto un grosso freno.

Jian guardò confuso. Che cosa voleva il Leone a Timber? Venire qui lo capiva. Era stato uno degli Scudieri nei paraggi quando era morta Marie. Per Hyne, non era mai stato così spaventato nella sua vita. Il suo padrone era famoso come il più tranquillo dei quindici Cavalieri di Marie, un maestro dell'autocontrollo. Jian rabbrividì, ricordando l'ululato emesso dal suo padrone - all'improvviso. Un minuto dava ordini agli Scudieri per i compiti della giornata, quello successivo ruggiva come ferito - sì, come un leone ferito, e si stringeva la testa cadendo a terra, con le lacrime sul viso. Fino a quel momento, Jian aveva pensato ai leoni come simboli di coraggio e audacia. Era ancora così, ma ora c'era anche una prepotente consapevolezza di quanto fosse davvero spaventosa una creatura come un leone, come fosse pericolosa quando era ferita. Il Cavaliere Leonhart era balzato in piedi ed era corso ai cancelli, e chiunque fosse sulla sua strada era stato travolto - se era stato fortunato.

Dei venti Scudieri con lui quella mattina, solo gli attuali dodici erano rimasti al ritorno di Leonhart, ancora una statua. Otto Scudieri avevano abbandonato immediatamente l'addestramento; non volevano mai provare qualunque cosa avesse portato un Cavaliere così controllato a perdere la testa così.

No, Jian capiva abbastanza le ragioni del suo padrone per lasciare Centra e venire qui. Aveva curiosato, poi, per scoprire cosa era successo dopo che il Leone aveva lasciato la postazione. Più di qualche sventurato Scudiero si era trovato sulla sua strada; Leonhart aveva sfogato un torrente di rancore che aveva preso per il collo alcuni dei suoi fratelli Cavalieri. Quando aveva conosciuto quella storia, non era stato tentato di abbandonare l'addestramento del suo padrone come avevano fatto alcuni degli altri. No... se c'era un'emozione che guidava le azioni di Jian, era la curiosità. Voleva sapere di più di cosa fosse ciò che erano una Strega e un Cavaliere, che il non averlo potesse influenzare così il suo padrone. Se quello era il prezzo, Jian era disposto a pagarlo. Doveva sapere che cosa fosse, se era così prezioso.

Quello che confondeva Jian era l'idea del suo padrone che socializzava, come aveva detto Quenlin. Il Vecchio Leone era socievole quanto lo era l'animale da cui aveva preso il nome; in generale non riusciva a sopportare la gente. Ed era divenuto meno socievole dalla morte di Marie. Eppure era uscito vestito con gli abiti più raffinati.

Si chiese se Carolin potesse spiegarglielo; forse il suo padrone era dovuto andare a parlare con il Sindaco o qualcosa di simile, una qualche stupida formalità per vivere lì.

"Hey, ragazzetto del tramonto" disse una voce, e Jian si voltò: era Quenlin. "Vedi un po' se non sembri un casino, con tutto quel fango di fiume sugli stivali. Cosa sta succedendo? Sorridevi come un cretino quando sei tornato, e le bolle di sapone davvero non sono eccitanti, per me."

Jian sorrise il suo sorriso semplice. "Ho socializzato durante la punizione" disse. "C'era una bella ragazza al fiume."

Gli occhi blu di Quenlin si allargarono. "Cagnaccio fortunato" disse. "Mi rimangio metà delle brutte cose che ho detto di te. Ma i dettagli, amico, mi servono dettagli!"

Allora Jian gli raccontò del suo pomeriggio, e ci volle un po'. Quenlin parve invidioso e un po' scocciato dal fatto che il suo amico avesse un appuntamento prima di lui.

"Forse dovrei farmi punire dal Leone con qualcosa da fare fuori dai cancelli per un po'" rifletté. "Possiamo fare una scommessa, se la ragazza che scelgo io è più bella della tua."

Jian fece un cenno con la testa verso il cancello. "Se il Leone non sceglie una ragazza più bella di tutte e due le nostre" disse pensieroso.

Quenlin sbatté le palpebre. "Lui? Mi prendi in giro. Sì, non è un brutto vecchiaccio, ma - voglio dire, non dovrebbe nemmeno provarci. Sii serio, Jian. Quale ragazza sceglierebbe lui quando noi" e indicò tutti gli Scudieri "siamo qui e abbiamo la sua età?"

Jian lo sentì solo a metà. Osservava il suo leader attentamente, cercando sempre di distinguere il suo umore e il treno dei suoi pensieri. Non voleva essere uno Scudiero per sempre, e questo significava dover sconfiggere due volte il suo padrone. A differenza della maggior parte dei suoi compagni Scudieri, non pensava che il semplice aspettare che il padrone fosse troppo debole per reggere la spada fosse una scelta possibile. "Non ne sono sicuro, Quenlin" disse piano. "Penso che stia succedendo qualcosa. Non avrei mai immaginato che il Vecchio Leone lasciasse il nido - non così presto, comunque." Guardò cattivo il suo amico. "Ma dato che sei il mastro cerimoniere, dimmi - cosa potrebbe volere là fuori, se non le donne?"

Quenlin scrollò le spalle. "Come se mi interessasse, Jian. Non sono così incline a trovare una Strega come te. Sfrutterò l'addestramento nel settore degli affari a Centra quando avrò finito qui, sempre supponendo che ci siano troppo poche belle ragazze qui a Timber."

"Beh, se Carolin è un indice della bellezza locale, potresti trovarti a stare qui per molto tempo, amico mio."

Quenlin sorrise con fare predatorio. "Potrei semplicemente dovertela rubare se è abbastanza carina. Non si sa mai con questi posti fuori dal mondo. Potrebbe essere l'eccezione, e tutte le ragazze sono rospi con le gambe da Chocobo."

Jian scrollò le spalle. "La incontrerò ancora domani quando farò il bucato" disse. "Se vuoi le chiedo se ha amiche da presentarti."

Quenlin annuì serio. "Fallo. Sarò in debito."

Jian lanciò all'amico un'occhiata che diceva chiaramente che non intendeva farlo sul serio. "Devi occuparmi di questo bucato" disse. "Puoi anche non pensare che abbia paura del Leone, ma ho il terrore delle sue punizioni."

Quenlin rise. "Sei un bugiardo orrendo, Jian" disse, ma capì al volo e se ne andò.

*~*~*~*~*

Carolin aveva scoperto di poter dormire comodamente praticamente ovunque. Per terra, su un albero, in un letto... non sembrava fare molta differenza. Beh, sì, in realtà sì. Era meno probabile svegliarsi con le formiche nella maglietta se si dormiva in un letto, e meno probabile dover affrontare gli scorpioni se si dormiva su un albero. Con le sue abilità di Strega, non doveva preoccuparsi di cadere da un ramo dormendo - il suo senso dell'equilibrio era sempre attivo - quindi in quei giorni dormiva sugli alberi.

Non perché volesse particolarmente farlo. Aveva la casa dei suoi genitori, e c'erano letti là. No, in quei giorni dormiva sugli alberi perché non voleva che succedesse nulla che riguardava quel Cavaliere quando lei non poteva scoprirlo. I paesani di Timber iniziavano a capire che era orfana; non vedevano più i suoi genitori, ma lei di tanto in tanto veniva ancora in città, sempre sola. Pur essendoci alcune famiglie xenofobe là fuori con abitudini simili, era comunque fonte di commenti. La popolazione della città non era abbastanza grande perché le persone fossero cattive con i vicini. Non poteva andare in città e fare domande - no. La cosa migliore che poteva fare era trovare un punto distante alla locanda o alla taverna, e usare il suo udito da Strega per sentire le conversazioni, una ricercatrice d'oro.

Aveva sentito pettegolezzi interessanti quando aveva scambiato le storie di Jian e quello che aveva detto sul suo padrone. Una di queste era molto inquietante; alcuni nuovi arrivati non si fidavano del Leone, perché prima che arrivasse lì aveva avuto uno scoppio di follia in cui erano morte non poche persone. Certo, c'erano regole diverse per i Cavalieri, proprio come c'erano per le Streghe. Certi comportamenti erano... accettati, visti con un occhio comprensivo. Fosse stato un 'uomo medio', il Leone sarebbe stato mandato a morte. Date le circostanze, era stato semplicemente esiliato. O almeno così dicevano le voci.

Cercare di abbinare quest'immagine di killer pazzo con il racconto luminoso di Jian la confondeva un po'. Qualcuno aveva la versione molto, molto sbagliata delle cose, questo era certo. Ma nulla in nessuna delle due versioni le diede una qualsiasi speranza di pietà da parte di quell'uomo. Quindi stava su un albero, un po' senza fiato per la corsa avanti e indietro da Timber. Aveva scelto un albero sul lato dell'edificio più vicino a Timber, e vicino solo quanto bastava per capire i colori degli Scudieri che si muovevano all'interno.

Fu quasi con paura che vide il Cavaliere uscire, diretto verso di lei. Oh merda, pensò. Come lo seguo senza farmi scoprire?

Effettivamente, il Cavaliere non era a nemmeno quindici metri dal cancello quando socchiuse gli occhi, e si guardò intorno come se stesse cercando qualcosa. Qualcuno.

Hyne, questo è sbagliato pensò Carolin - o meglio, sperò. Questo era il suo primo Cavaliere - era deprimente pensare che tutti potessero essere così sensibili. Cosa sarebbe successo se l'uomo avesse avuto amici che venivano a trovarlo? Immediatamente scese dalla sua postazione e si diresse negli angoli giusti del probabile sentiero che il Cavaliere avrebbe seguito per andare a Timber. Poteva eguagliarlo se riusciva a allontanarsi abbastanza, e abbastanza in fretta.

Fortunatamente poteva sentirlo e vederlo da una distanza maggiore di quella necessaria a lui per percepirla. Alla fine, accigliandosi, lui smise di guardarsi intorno e continuò per la sua strada. Con cautela, stavolta - sapeva che c'era qualcuno, solo non sapeva esattamente dove.

Carolin si trovò a respirare in fretta, eccitata in un certo senso nel fare un gioco così pericoloso. Ma davvero, dopo tutto cosa poteva fare se l'avesse trovato? Lei era una Strega, e lui un uomo da solo. Poteva ucciderlo con il pensiero.

E mettere piede sulla strada della follia. No, non poteva usare così i suoi poteri. E lui probabilmente poteva sconfiggerla con armi convenzionali. Hyne, metà Timber poteva sconfiggerla così, anche con la forza e la velocità della Strega. Scosse la testa, irritata da se stessa, e proseguì con l'inseguimento.

Quando lui arrivò in città fu più difficile tenerlo d'occhio, e più difficile filtrare le sue parole da quelle dei vari cittadini intorno a lui, ma ci riuscì. Ciò che sentì la riempì di brividi freddi; stava chiedendo - educatamente - delle varie donne di Timber, e delle loro famiglie, e dei loro vicini di casa.

Sapeva che c'era una Strega nei paraggi. Sembrava che stesse cercando di trovarla. La reazione dei paesani le disse molto; che era rispettato, e un po' temuto, ma non accettato, e non piaceva. Non ancora. Timber non accettava una persona fino a quando non avesse dato soddisfazione ai suoi cittadini. Essere un romanticone non contava molto per loro - ed era così che vedevano i Cavalieri. Pensavano a loro come a uomini che avevano guadagnato la loro posizione attraverso il cuore di una donna - e come altro chiamare una persona così, se non un romanticone?

Carolin non poteva davvero discutere quel punto di vista, dato che concordava in gran parte. Ma c'era in gioco la magia... e la magia cambiava tutte le regole.

Guardò l'uomo fare i suoi giri, farsi conoscere dagli abitanti di Timber, e lo seguì attentamente fino a quando tornò a casa. Non ci sarebbe stato nessun letto morbido quella notte; se lui avesse fatto altre mosse inaspettate lei voleva saperlo.

Quello che non sapeva ancora era cosa pensava di fare al riguardo. Se lui faceva domande sulle donne per trovare lei, alla fine ci sarebbe riuscito. E poi?

Un'improvvisa determinazione la indurì. Non l'avrebbe cacciata da Timber; non sarebbe scappata nella giungla, e non sarebbe salita su una nave per Centra. Questa era casa sua, e lui era l'intruso. Lo avrebbe lasciato in pace finché lui avesse lasciato in pace lei - era giusto. Ma se lui l'avesse costretta a scegliere un Cavaliere, sarebbe stata una lotta. Meglio morire libera che vivere da schiava. Se alla fine l'avesse fatta impazzire... beh, almeno quando l'avrebbero uccisa non ci sarebbe stata abbastanza se stessa, come si considerava ora, per curarsene granché.

Decise che sarebbe tornata al suo letto quella notte, dopo tutto. Sarebbe stato molto più efficace per lei avere notizie da Jian sui movimenti del suo padrone, piuttosto che passare il tempo in stupide posizioni poco dignitose a trovarle di prima mano.

*~*~*~*~*

Il giorno dopo, Jian si trovò al centro dell'attenzione. La natura pettegola di Quenlin aveva avvertito tutti gli Scudieri che Jian aveva trovato una bella ragazza del posto, e tutti volevano sapere di lei. Dato che Jian era in genere considerato leggermente meno capace di avere una ragazza di Elric, che era così imbranato in tutto che probabilmente sarebbe stato al servizio del Vecchio Leone per tutta la vita, il fatto che fosse il primo Scudiero a incontrare un amichevole viso femminile gli fece avere più rispetto.

Scoraggiò i loro tentativi di essere puniti con il semplice espediente di non colpirli del tutto con il piatto della lama. I tagli erano sottili, ma facevano male da morire - e ovviamente gli Scudieri dovevano cucirgli gli stemmi. Dopo un po' decisero che era meglio combattere il meglio possibile, e cercare di essere puniti da un insegnante diverso.

Lan era l'unica eccezione, come sempre. La sua arma era una lancia a doppia lama, ed era indecentemente bravo a usarla. Aveva già i capelli grigi, anche se era solo un adolescente - un marchio delle province più orientali. Jian amava combattere con lui; era incredibilmente serio in tutto ciò che faceva, e dato che la sua arma faceva sia da attacco che da difesa, poteva dare a Jian del filo da torcere per la vittoria.

Quel giorno, distratto com'era Jian dalla sua insolita popolarità, era un avversario letale. Fece roteare la sua lancia in abili cerchi, così che sembrasse una confusione marrone con un punta di luce. Jian sapeva bene che Lan poteva fermare quel roteare della lancia in qualsiasi posizione, così tenne lo scudo vicino al corpo, proteggendosi dagli attacchi.

La ruota si fermò, e una delle lame lo falciò alle ginocchia. Jian saltò il più velocemente possibile, ma non poté contrattaccare; la lunghezza della lancia stava tra lui e un buon colpo. Vedendo che il suo attacco andava a vuoto, Lan fece ruotare l'arma in alto e in cerchio e mirò allo stomaco di Jian. Questo Jian lo prese - forte - con lo scudo, e lanciò un attacco. Lan si chinò in avanti e con una mossa abile e complicata fece roteare la lancia dietro la schiena, colpendo forte con il piatto della lama le gambe di Jian. Jian cadde, ma ricordò di sollevare lo scudo in tempo per bloccare il colpo alla gola che avrebbe consegnato la vittoria a Lan.

Lan allora parlò. "Arrenditi, Jian. Sai che ti ho messo a terra." La voce era calma e piatta, completamente senza passione.

Jian sospirò e abbassò lo scudo. "Ti concedo la vittoria, Lan" disse mesto. "Non so perché i ragazzi siano tutti felici che ho trovato una ragazza, ma sta mandando all'inferno il mio combattimento."

Lan arretrò e mise una lama della sua arma nel terreno. "Non dovresti lasciarti distrarre così dai tuoi pensieri" disse serio Lan. "Farai meglio a sperare che il Vecchio Leone non ti abbia visto buttare via tre anni di allenamento."

Jian si alzò, si ripulì dalla polvere e sbirciò le finestre. "Non c'è modo di dirlo" disse. "Sono sicuro che me ne parlerà se ha visto, ma nel frattempo ho già una punizione di cui occuparmi."

Lan annuì solennemente, il viso senza espressione. "Chiunque sia lei, Jian, non lasciare che ti rovini la vita. Non arriverai mai a niente se non sai controllare i tuoi pensieri." E senza aggiungere altro strattonò l'arma dalla terra e si diresse al suo compito successivo.

Strano tipo, Lan. Gran combattente, dannatamente bravo in tutto ciò che gli si chiedeva, ma non sorrideva mai. Guadagnarsi il suo rispetto in qualsiasi campo valeva la pena. Jian era l'unico con cui combatteva a parte il Leone stesso. Fargli fare la prova probabilmente sarebbe stato un peso; non c'era davvero modo di capire in quale campo fosse il migliore. O il peggio, se era per quello. Ma gli altri? A Lan sembrava non interessasse se qualcuno esisteva o scompariva dalla faccia della terra. Kule e Tim, che erano così innamorati delle scommesse da essere gli allibratori non ufficiali degli Scudieri, facevano scommesse sul fatto che Lan si addestrasse da Scudiero perché costretto dai genitori o perché voleva avere una migliore posizione negli affari una volta finito. Le scommesse più lunghe erano date sul fatto che diventasse davvero un Cavaliere; cuore di pietra, occhi di ghiaccio. Quale donna avrebbe scelto questo, anche con il suo aspetto pallido?

Jian raccolse i vestiti che andavano lavati; non tanti quanto il giorno prima, ma era più che bilanciato dal dover lavare anche lenzuola e coperte. Dato che non poteva portare tutto al fiume senza fare due viaggi - con la possibilità di perderne uno migliore - Jian decise di prendere Quenlin come assistente. Non avrebbe violato le condizioni della punizione, finché Quenlin non lavava niente.

Jian cercò di non sorridere al piano ovvio di Quenlin; il suo amico voleva incontrare la bella ragazza, e si era spinto a indossare l'abito migliore che poteva, che non sarebbe stato danneggiato dal fiume. Per contrastare i capelli castani, quindi, indossò una varietà di verde. Come Jian, prese arma e scudo, e il suo stemma era un serpente all'attacco, con il corpo verde attorcigliato intorno al bordo dello scudo. L'arma era una mazza chiodata; una pesante palla d'acciaio, piena di punte, attaccata alla catena di un'elsa in metallo avvolta di pelle. Aspettava ai cancelli quando Jian portò fuori la seconda pila di cesti, poi sollevò il suo e seguì Jian.

"Guidami, oh dragone rosso" rise Quenlin. "Per la vista di un bel viso, ti guarderò fare il bucato per due settimane."

Jian sorrise, e sperò che la ragazza venisse. Probabilmente non era una gran minaccia per una ragazza sola, ma due contro una? Non molte ragazze avrebbero accettato. Ma se lei non si fosse fatta vedere, Quenlin l'avrebbe detto a tutti e lui sarebbe stato additato come un bugiardo.

Cercando di mantenere chiare le proprie aspettative, si diresse risoluto al posto sulla riva dove avevano concordato di rivedersi.

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Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

IV. Educazione by Larathia

DARK MESSENGER
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
IV. Educazione

Carolin li vide prima che loro vedessero lei, ovviamente. Li sentì un po' prima; l'amico di Jian aveva un'arma piuttosto rumorosa, con quella catena che sbatteva mentre camminava. Stemma interessante; un serpente verde all'attacco la cui lunghezza formava un nodo intricato lungo il bordo dello scudo, su fondo nero. Desiderò sapere se significasse qualcosa.

Guardò il nuovo arrivato con attenzione; quando fu ovvio che non percepiva il suo potere più di quanto lo facesse Jian, si diresse al fiume. Doveva sembrare innocua, dopo tutto. Quando arrivarono, con le loro pile di cesti da bucato, lei stava prendendo il sole sulla roccia su cui si trovava quando l'aveva vista Jian la prima volta.

L'espressione del viso del nuovo arrivato fu gratificante; era compiaciuto di vederla e invidioso di Jian. Benissimo; forse avrebbe rivelato più cose di Jian, o avrebbe spinto Jian ad essere più aperto con lei.

"Buongiorno Jian" disse amichevole. "Chi è il tuo amico?"

Ma Jian non ebbe modo di rispondere; il suo amico posò le ceste e fece un inchino basso e cortese - comico, lì in mezzo ai boschi - e disse: "Quenlin del Cobra, sotto Leonhart, al suo servizio, milady".

Ah. Quindi il serpente è un cobra. "Carolin, al tuo servizio" rise lei. "Siete tutti così formali voi Scudieri, allora?"

"Certo, Lady Carolin" disse Quenlin mentre Jian raccoglieva la radice che usava come sapone, per iniziare. "Soprattutto quando parliamo con donne bellissime."

Carolin divenne l'immagine della disinvoltura, rotolando sullo stomaco e piegando le gambe. "Quindi è qualcosa che siete addestrati a fare?" chiese. "O qualcosa che volete fare?"

"Un po' tutte e due le cose, davvero" rispose Quenlin, sorridendo a Jian. "Il miscuglio esatto è individuale."

Che strane persone sono gli Scudieri, pensò Carolin. Uno qualsiasi dei ragazzi di paese avrebbe già fatto un suggerimento spudorato. Quenlin è in piedi sulla riva nel mezzo di una giungla con il suo vestito nero e verde, e si comporta come se fossimo un signore e una signora di una qualche corte, e Jian... è dentro al fiume fino al ginocchio e lava lenzuola con addosso un abito cremisi e oro, e nessuno dei due ci vede qualcosa di strano...

"Allora in che tipo di mondo vivete?" domandò, curiosa. "Avete mai... tempo libero? Giorni di vacanza?"

"La risposta a entrambe le cose" disse distrattamente Jian "sarebbe no. Sta' un po' indietro, puoi, Quen?" e lanciò all'amico un'occhiata leggermente scocciata. Carolin ne prese attentamente nota; Quenlin trovò immediatamente dove sedersi e sorrise mestamente, come se fosse stato colto a fare qualcosa che non doveva.

"Che intendi dire?" chiese, per molte ragione.

"Voglio dire... si è Scudieri finché si viene scelti, o liberati, o si molla" disse Jian, ancora un po' distratto mentre si concentrava a togliere una macchia da lenzuola nere cercando di non pensare a cosa potesse essere. "E se queste cose non succedono, non si ha 'tempo libero'. E fin quando si è Scudieri, si deve rispettare il ruolo. Sta scritto nelle regole, da qualche parte."

"Già" disse Quenlin, con l'aspetto di un nobile in vacanza mentre si appoggiava a un albero. "Da qualche parte all'inizio, credo. Non le ho mai memorizzate tutte; dovrò chiederlo a Lan, quando torniamo."

"Scelti, liberati o si molla..." rifletté Carolin. "Potete essere licenziati? Potete lasciar perdere?"

Entrambi i ragazzi risero del suo tono confuso. "Mamma mia, tu proprio non lo sai, vero?" disse Quenlin. "Dobbiamo chiedere al Leone se mandano insegnanti fin quaggiù. Tutti dovrebbero sapere queste cose."

Carolin arrossì. "Uhm, vivo molto lontano" ammise "e i miei genitori scelsero di istruirmi a casa."

Jian a questa frase alzò per un momento lo sguardo. Era la prima volta che Carolin parlava di famiglia, e ne aveva parlato al passato. Ma tornò velocemente al suo lavoro. "Scelti - se si viene scelti da una Strega, non si è più uno Scudiero, si è un Cavaliere. Liberati - si completa l'addestramento dello Scudiero ma non si viene scelti. Succede spesso. Si molla - si smette di addestrarsi di propria volontà prima di finire. Anche questo succede spesso."

Tasso di fallimento piuttosto alto, notò Carolin. Ma questi ragazzi non sembrano nulla di speciale... "Perché dovrebbero mollare?"

"Alcuni decidono che non è la vita che fa per loro" disse Jian "alcuni si accorgono di non avere assolutamente talento" e qui i due condivisero un'occhiata, come se pensassero a qualcuno in particolare; poi Quenlin terminò: "e altri vedono il lato negativo e decidono che non vogliono affrontarlo".

Il momento di giocare la mia carta. "Come... vedere il tuo Cavaliere fare un pasticcio e uccidere persone?" chiese con fare innocente.

Entrambi smisero di sorridere e la fissarono come se avesse appena detto che l'Imperatrice era una tiranna. Si tirò su a sedere velocemente, sistemandosi per potersi alzare e correre se ce ne fosse stato bisogno. "Chi te l'ha detto, Carolin?" disse in tono piatto Jian.

"Si diceva in tutta la città ieri, quando è uscito" disse, cercando di non sembrare sulla difensiva. "Che è stato esiliato qui perché ha ucciso delle persone e non potevano metterlo a morte perché è un Cavaliere." Non le piaceva lo sguardo di Jian, come se si fosse appena trasformata in un verme che aveva trovato in una mela. Desiderò brevemente di non aver detto nulla.

"Non credere a tutto quello che senti" disse Quenlin, e si voltò verso Jian. "Torno indietro" disse. "Il Leone deve sapere cosa si dice di lui. Tornerò verso il tramonto per aiutarti a portare indietro la roba." E senza guardare Carolin partì immediatamente, con la mazza che gli ruotava in mano.

Jian lo guardò allontanarsi e si voltò verso Carolin. "Ti avevo avvisata" disse. "Non ci piace sentir parlare così. Penso che tu gli piacessi prima di dire questa cosa."

"Ho solo ripetuto quello che ho sentito dire dai paesani" disse lei preoccupata. "L'avrebbe sentito, prima o poi."

Jian annuì. "Ma quella da cui l'ha sentito sei tu." Tornò al suo lavoro, ma la ferocia aggiuntiva con cui grattava mostrava la sua rabbia. "Giusto perché tu lo sappia - e non lo chieda di nuovo - sì, ha ucciso delle persone. Il giorno in cui è morta la vecchia Imperatrice. Non sapeva cosa stava facendo. Non siamo esiliati qui. Siamo venuti qui per scelta."

Carolin considerò attentamente che parole usare. Jian era arrabbiato con lei tanto quanto Quenlin, ma non poteva andarsene perché aveva del lavoro da fare. Questo non impediva che sfoderasse la spada e la attaccasse, però... e per qualche ragione, pensava che lui le piacesse. "Come... sai che lui non sapeva cosa stava facendo?" chiese lentamente.

"La tua ignoranza inizia a darmi sui nervi" disse Jian a denti stretti. "Te l'ho detto. La vecchia Imperatrice è morta. Non sai niente dei Cavalieri?" Colse la sua espressione confusa e grugnì. "Immagino di no. Senti - non è un incarico politico, va bene? Nessuno tranne una Strega rende qualcuno un Cavaliere. Mai. Per nessuna ragione. Non si eredita, non si trasferisce, non si guadagna. Questo non ti dice niente? Lei sceglie i suoi Cavalieri perché li ama. I Cavalieri accettano perché loro amano lei."

L'intensità nello sguardo castano di Jian era ipnotizzante, inquietante. Ma sua madre non aveva detto nulla di questo, e lei aveva bisogno di sapere. "Ma... la gente perde chi ama ogni giorno, non vanno ad ammazzare la gente quando succede..."

"È perché le persone normali non sono legate" disse Jian in tono piatto. "L'amore di una Strega non ha paragoni al mondo. Non tutti gli Scudieri lo vogliono. Ti cambia. Per sempre. E se lei muore..." Scrollò le spalle, incapace di spiegare quel poco che sapeva. "Senti, non ho l'amore di una Strega, quindi non lo so. Tutto quello che so è che Leonhart ha reagito alla morte dell'Imperatrice come si reagirebbe scoprendo che la propria famiglia e la propria casa sono state bruciate da dei banditi. Ed è impazzito per qualche ora, e qualcuno è stato preso nel mezzo. So che alcuni Cavalieri si sono uccisi quando la loro Strega è morta - ci viene detto il primo giorno dell'addestramento da Scudiero." Si chinò sul suo lavoro, e persino con l'udito della Strega Carolin quasi non sentì le ultime parole:

"E so che persino adesso, il Leone non farebbe a cambio con nessuno."

Jian passò le ore successive a strofinare in silenzio, mentre Carolin ci rifletteva sopra, stesa sulla schiena sulla sua roccia scaldata dal sole, e fissando il cielo. L'amore di una Strega? Non sembrava affatto quello che le aveva descritto sua madre. Sua madre aveva detto che doveva scegliere molti Cavalieri così che nessuno potesse controllarla... ma se la amavano, non era più probabile che loro facessero quello che voleva lei piuttosto che il contrario? Si voltò sul fianco, guardando i lineamenti furiosi di Jian mentre strofinava l'ennesimo lenzuolo. Amava il suo padrone, lo sapeva, proprio come lo amava Quenlin. Non pensava che ci fosse nulla di perverso - si comportavano come se lui fosse il loro padre, o il loro re. Quel tipo di lealtà non si poteva comprarla, andava guadagnata.

Era sorpresa di accorgersi che una parte di lei voleva la lealtà di Jian per se stessa. Voleva che lui guardasse lei con l'espressione che aveva quando descriveva le virtù del suo padrone.

E tutta la lealtà andava guadagnata, quindi iniziò con: "mi dispiace, Jian. Non intendevo insultare il tuo Cavaliere. Vengo da questa piccola città antiquata, ricordi? Non lo sapevo".

E fu premiata dal suo sorriso.

*~*~*~*~*

Quenlin fu piuttosto dettagliato facendo rapporto, e Leonhart annuì con serietà. Ovvio che non ci si poteva aspettare che la gente di Timber conoscesse tutta la storia, o la capissero, conoscendola. Timber era la città più lontana dalla capitale e comunque all'interno dell'Impero. C'era solo una scuola, e l'insegnamento probabilmente andava a rotazione, e non erano mai stati visti né Scudieri né Cavalieri.

...E quello che dicevano era in parte corretto. Non ricordava di aver ucciso quella gente, non ricordava davvero nulla di quel giorno a parte il dolore lacerante e la perdita del legame che si spezzava, e la consapevolezza travolgente di dover andare alla torre di comunicazione per scoprire cosa era successo. Era stato solo più tardi, quando aveva davvero compreso il rapporto, che aveva scoperto di aver ucciso delle persone per arrivarci... persone che stavano solo facendo il loro lavoro nel chiedergli come si chiamava, o che semplicemente non si erano tolti di mezzo abbastanza in fretta. Sì, se gli abitanti di Timber lo condannavano per questo, avevano un motivo.

Quenlin era anche più che disposto a parlare della ragazza che aveva incontrato Jian. Sembrava essere bella abbastanza da essere una Strega... ma Jian non era pronto per quel tipo di potere. Non era pronto ad essere scelto. Ringraziò Quenlin per la sua prontezza e lo congedò, sapendo che il vistoso pettegolo avrebbe ora ripetuto la storia a tutti gli Scudieri - che sarebbero stati più che capaci di difendere il suo onore dai paesani non bene informati.

Jian non era pronto. Era un tipo piacevole, molto aperto e onesto, e questo probabilmente avrebbe colto l'attenzione di questa Carolin. Ma se lei era la Strega, il suo riguardo avrebbe potuto sopraffarlo. Di tutti gli Scudieri, l'unico che Leonhart si fidava a lasciare in presenza della Strega era Lan. Gli altri erano spazzati troppo facilmente; non sarebbero stati in grado di proteggere lo spirito della Strega, perché sarebbero stati troppo occupati a realizzare ogni suo desiderio. Proprio come quel Cavaliere idiota che aveva fatto uccidere la sua Marie. Era considerato accettabile che uno o due Cavalieri fossero così, perché le Streghe solitamente sceglievano anche almeno qualche uomo di volontà abbastanza ferma da compiere i doveri di base della loro funzione primaria; proteggere il suo spirito dalla corruzione del potere. Ma lì fuori... il primo Cavaliere che questa nuova Strega avrebbe scelto doveva essere di volontà ferma. Lei aveva vissuto lì abbastanza a lungo da diventare forte, senza insegnamenti o guida. Non ci sarebbe voluto molto prima che cominciasse a cadere; anche con le migliori intenzioni, il potere alla fine l'avrebbe corrotta.

Beh... c'era una possibilità, anche se non sapeva come poterlo fare. Si poteva intrappolare il potere di una Strega in un oggetto, se si sapeva come. Si doveva farle fare qualcosa con il suo potere, e poi romperci sopra una pietra del mago. Avrebbe trattenuto il suo potere fino a quando fosse durato il potere della pietra, e sperava che quando fosse finito la Strega fosse già morta. Ma se non l'avesse uccisa... forse sarebbe durato abbastanza da spaventarla, convincerla a entrare nell'edificio per l'addestramento.

Una leggera confusione in cortile lo distolse dalle sue riflessioni. Jian e Quenlin stavano tornando, e mentre Quenlin sembrava ancora un po' scocciato, Jian aveva un sorriso enorme. Il cuore del Vecchio Leone perse un battito. Avrebbe dovuto scoprire se Carolin fosse la Strega molto in fretta, prima che Jian andasse troppo oltre. Nel frattempo, non poteva permettersi di correre il rischio che non lo fosse - avrebbe dovuto spingere forte su Jian, fare del suo meglio per riempire le lacune nella conoscenza del ragazzo. Guardò per un po' l'attività in cortile, fino a quando fu sicuro che Jian avesse avuto tempo di terminare i suoi compiti, poi mandò Elric a prendere Jian e portarglielo.

Jian arrivò in uno stato meno che perfetto, con le gambe ancora bagnate del fiume e i polpacci pieni di fango dell'argine. Era perfettamente consapevole di questo, stando all'espressione del suo viso, quindi il Leone decise di ignorarlo. "Jian" iniziò. "Quenlin dice che sei diventato amico di una ragazza del posto."

Le sopracciglia nere di Jian si incontrarono in un'espressione confusa. "Sì signore?" disse. Perché interessa al Leone?

Leonhart si sedette sulla sua vecchia sedia. "Siediti, Jian, e parlami di lei." I lineamenti erano severi; non era una conversazione, era fare rapporto. Jian si sedette immediatamente a terra, a gambe incrociate, e non prestò attenzione al fango se non per assicurarsi che non macchiasse il pavimento.

"Ha circa la mia età, credo, signore, con capelli rossi e occhi verdi. Ha detto che i suoi genitori l'hanno istruita a casa e che è cresciuta da queste parti. Penso che i suoi genitori siano morti."

Lo sguardo pallido era incredibilmente snervante quando il Leone voleva che lo fosse, e ora era così. Jian si sentì come se punte di frecce di diamante fossero al livello della sua gola. "Tu pensi che siano morti, Jian? Ti ho insegnato qualcosa di meglio. Che cosa sai di lei?"

Iniziando ad andare nel panico sotto lo sguardo implacabile del suo padrone, Jian non ebbe altra difesa che l'onestà. "Uhm, è tutto quello che posso dire per certo, signore" disse. Si sentì confuso - sapeva che avevano parlato per ore ogni volta; come aveva fatto ad allontanarsi sapendo così poco?

Ma il Leone annuì lentamente, gli occhi che non lasciavano mai quelli di Jian - come se lui avesse la risposta a una domanda. "Dimmi, Jian" disse piano. "Questa ragazza... diresti che è bella?"

"Oh, , signore" disse immediatamente Jian. "Decisamente sì."

Il Leone si mosse improvvisamente, portando un pugno pesante a sbattere sulla scrivania mentre i lineamenti arrivarono a mostrare rabbia. "Ascoltati, ragazzo!" sbottò. "Non riesci a vedere i segni, dopo anni di servizio?"

Jian fu stupefatto - il Leone non mostrava mai rabbia. Il fatto che lo stesse facendo adesso era terrificante, al punto in cui quello che diceva gli sfuggiva completamente. Sbatté rapidamente le palpebre, pensando più veloce di quanto avesse mai fatto nella sua vita. Bella, sì era bellissima... le conversazioni non riusciva a ricordarle molto... il fatto che sapeva così poco di lei... oh. Deglutì; non lo meravigliava che il suo padrone fosse arrabbiato con lui. "Lei... lei è una Strega, signore?" chiese.

Il Vecchio Leone si calmò immediatamente, il felino che ritirava gli artigli mentre tornava a sedersi, con il viso ancora una volta impassibile. Annuì. "Molto bene, Jian" disse. "C'è una Strega a Timber. Lo so per certo. Sembra che abbia trovato te." Non ne sembrava felice, e Jian, inspiegabilmente, se ne vergognò.

"Non... non sono degno, signore?" chiese.

Leonhart si accigliò. "Chiedilo a te stesso, Jian. Quanto pensi che ci sarebbe voluto prima che tu capissi la sua natura, se non ti avessi costretto a considerarla?"

Jian abbassò la testa. Era del tutto possibile che non l'avrebbe mai notato; gli era stato insegnato del fascino naturale emanato dalle Streghe, che rendeva quelle buone leader naturali, e quelle cattive potenti tiranne. Avrebbe dovuto notarlo subito, che non riusciva a ricordare molto di lei, o di quello che faceva se c'era lei, a parte quanto fosse bella. Sapeva che se non lo si capiva subito, si poteva rimanere invischiati... e non si metteva mai in discussione quello che lei diceva o faceva...

Ma lui l'aveva fatto, no? Quando aveva detto che il Leone era impazzito? Osò alzare la testa. "Signore... non sono ancora il suo schiavo" disse, con tutto il coraggio che riusciva a raccogliere. "L'ho condannata, oggi."

"Per quanto tempo?" giunse la risposta calma.

"Fino a quando si è scusata, signore" disse, e venne finalmente premiato da un leggero allentarsi della tensione nella stanza, mentre l'intensità dello sguardo del leone si addolciva in una ricerca. Il suo padrone cercava qualcosa in lui; Jian poteva solo sperare che ci fosse.

Alla fine il Leone annuì, lentamente. "Bene" disse. "C'è speranza per te. Ricorda che non è mai compito tuo governarla. Dovrai sempre fare tutto il possibile per governare te stesso - ma nel governare te stesso, proteggi lei. È una buona cosa che tu sia riuscito a resisterle. Ora, ho qualcosa di più difficile per te da fare."

"Più difficile, signore?" chiese Jian. Non era stato troppo difficile resistere alla tentazione di parlare con Carolin quel pomeriggio; era stato troppo arrabbiato per le sue accuse ingiuste per volerle parlare. Ma il Leone annuì.

"La convincerai a usare il suo potere per creare un oggetto, Jian" disse. "Come Griever" e sollevò la mano in cui indossava l'anello di platino del leone. "Fa' tutto quello che devi fare per convincerla a crearti qualcosa. Poi riporta l'oggetto da me. Domani manderò Lan con te - non saprà di questo compito, ma ti tirerà fuori da là se sembrerà che tu stia diventando un suo schiavo."

Jian deglutì. Se era Lan quello che sarebbe andato con lui - togliendo i due migliori Scudieri dall'edificio - il Leone doveva sentire che fosse un compito pericoloso. "Sì, signore" disse, sperando di mantenere la voce ferma.

"Puoi andare" lo salutò Leonhart, e Jian non perse tempo a saltare in piedi e andarsene da lì. Quando Elric infilò la testa bionda nella stanza, curioso, Leonhart gli disse di portargli Lan.

Passò alcuni minuti bloccato sul posto, concentrandosi così assolutamente che chiunque fosse entrato avrebbe potuto scambiarlo per una statua viva. Almeno per il mezzo secondo che gli servì per notare il movimento. Lan entrò leggermente nella stanza, con movimenti allenati e controllati.

Tutto in Lan era controllato. Dietro la calma del Leone si aggirava una passione più calda della fiamma, una passione che poteva essere rovesciata in amore o in guerra... solo guerra, adesso... una passione così grande che doveva essere contenuta o consumare tutto ciò che la circondava, come aveva fatto in quel giorno vergognoso...

Dietro il controllo di Lan c'era... il niente. Non c'era nulla nel suo atteggiamento; nessuna curiosità, nessuna intensità, nessuna passione, nessun affetto. Era affidabile, ed era abile, ma non piaceva né era amato. Dare affetto a quella calma era buttarlo via, in un buco nero da cui non sarebbe mai più tornato. Di tutti gli Scudieri, solo Lan aveva scelto uno scudo senza simbolo come suo emblema. Un semplice campo grigio, come grigi erano i suoi vestiti, come grigi erano i suoi capelli. Il nome ufficiale dato al suo emblema era Ombra - perché i Cavalieri non potevano immaginare una completa mancanza di simboli come emblema. Leonhart aveva da tempo rinunciato a strappare a Lan i dettagli del suo passato. Sapeva quando l'indifferenza era usata come una maschera, e quando era genuina. Quella di Lan era genuina; non c'era spirito in lui.

Il che lo rendeva perfetto per quel compito. Ciò che non aveva anima non poteva essere ridotto in schiavitù.

Indicò allo Scudiero di sedersi, e lui lo fece con velocità ed efficienza, con l'asta a doppia lama che riposava sulle sue ginocchia. Lui non disse niente.

"Lan, c'è una Strega a Timber" disse Leonhart. "Sembra che abbia scelto Jian."

Una scintilla di... sollievo?

"Jian non è pronto ad essere scelto" continuò. "Ti mando con lui domani, quando eseguirà i suoi compiti. Sarai dispensato dai tuoi soliti doveri per occuparti di questo. Non hai bisogno di assisterlo; assicurati solo che non venga schiavizzato."

"Sì signore" disse con calma Lan.

"Osservali. Impara tutto quello che puoi su questa ragazza con cui parla, e fammi rapporto."

"Sì signore" ripeté Lan, e si alzò mentre Leonhart faceva un gesto di congedo, uscendo senza dire parole.

Leonhart si appoggiò al muro, lanciando una breve occhiata desiderosa alle armi lì appese. Un giorno avrebbe potuto dover uccidere Lan. Una tale mancanza d'anima non poteva essere legata alle Streghe. A ogni modo, se quel guizzo troppo breve di emozione era qualcosa di cui fidarsi, sembrava che Lan stesso condividesse quel sentimento. Era bello sapere che qualcosa poteva strappargli una risposta.

*~*~*~*~*

Il giorno successivo, i due ragazzi si diressero al torrente. Con quello di cui si era già occupato, Jian aveva solo due cesti di abiti da lavare, quindi era possibile che potesse terminare i suoi compiti quel giorno con un po' di tempo libero. Sempre che, ovviamente, potesse convincere Carolin a fargli qualcosa - e che fosse la Strega di cui il suo padrone era a conoscenza. Lan camminò con facilità al suo fianco, la lancia pronta alla battaglia e usata di tanto in tanto contro la giungla per allargare o semplificare il cammino. Non parlò né guardò il suo compagno - da tutto quello che chiunque avrebbe potuto capire guardando Lan, stava viaggiando da solo.

Jian, da tempo abituato ai modi del suo compagno d'addestramento, non si preoccupò di cercare di coinvolgerlo in una conversazione. Passò il tempo a cercare di decidere cosa chiedere a Carolin di creare. Non era scocciato del fatto che fosse una Strega; aveva sempre voluto incontrarne una. Ecco perché era diventato uno Scudiero - per incontrare queste donne che erano la fonte di magia nel mondo. Che una Strega parlasse davvero con lui era una fortuna che andava oltre i suoi sogni più selvaggi.

Sperò che gli avrebbe parlato ancora dopo averle rivelato di sapere chi era. Le Streghe potevano essere strane fino a quel punto.

*~*~*~*~*

Carolin attese al solito posto l'arrivo di Jian, e notò ancora una volta che c'era qualcuno con lui. Non Quenlin, però. Questo era così vuoto da essere spaventoso. Vestiti grigi, capelli grigi, occhi chiari - niente scudo, cosa mai vista prima. Ma quell'espressione impassibile di determinazione le fece accapponare la pelle. Quando la videro Jian le fece un cenno amichevole - almeno, amichevole quanto poteva con le ceste in mano - e il grigio fece un inchino rigido.

"Lan dell'Ombra, sotto Leonhart" disse in tono piatto. Non le offrì i suoi servizi, notò lei. Il che andava bene, perché di certo lei non gli avrebbe offerto i suoi. Non mise piede sulla riva; si mise invece rigidamente sull'attenti con la sua eccentrica lancia a doppia lama tenuta inclinata davanti a sé. La guardò attentamente.

"Carolin" disse lei con un breve cenno del capo. "Jian, tutti i tuoi amici faranno la loro comparsa?"

"Lan è qui solo per guardarmi le spalle" disse Jian, un po' a disagio. "Avresti potuto dirmelo, sai."

Un brivido corse lungo la schiena di Carolin. "Dirti cosa?" disse cauta.

"Carolin" rispose lui "sono uno Scudiero. Lan è uno Scudiero. Serviamo un Cavaliere - facciamo rapporto a lui delle nostre attività, obbediamo ai suoi desideri meglio che possiamo. Sono quasi stato picchiato quando gli ho detto di averti incontrato."

Carolin cercò di calmare il suo respiro, prendendo nota di non fare movimenti bruschi con quello Scudiero grigio che la fissava. Lo sapeva. Lo sapevano entrambi. Non era sicuro rimanere lì, ma non era sicura che quello Scudiero grigio non le avrebbe lanciato l'asta se avesse cercato di scappare. Sembrava anche troppo capace. Lei deglutì. "Pe-perché?" fremette, vergognandosi del nervosismo nella sua voce.

Jian sorrise rassicurante. "Sai perché, milady" disse. "Va tutto bene, sai. Non siamo qui per farti del male."

"Tu forse no" ribatté lei, e poi si rese conto di aver detto più di quanto volesse. Lan socchiuse gli occhi spenti, e la presa sull'arma si rafforzò.

Jian guardò il suo compagno. "Nemmeno lui ti farà del male" disse. "Finché tu non fai del male a uno di noi due. Avresti dovuto dirci subito chi eri" disse tristemente. "Sarebbe andata meglio."

"Meglio per chi?" domandò lei, all'improvviso arrabbiata di una rabbia nata dal panico. "Meglio per te? Così il tuo padrone poteva costringermi a scegliere un marito - o due o tre? Mi piace la mia libertà, Jian, e intendo tenermela. Ho pensato per un minuto che potevo essermi fatta un amico, ma vedo che non è quello che ti interessa. Di' al tuo padrone di andare all'inferno, Jian - e se si avvicina a me ci sarà un Cavaliere in meno al mondo!"

Lan si mosse incredibilmente in fretta, e nel panico Carolin fece l'unica cosa a cui poteva pensare - usò Morfeo sui due prima che potessero raggiungerla. Il potere arrivò al suo richiamo, più forte di quanto lo ricordasse, e i due ragazzi crollarono dov'erano, cadendo nel fiume.

Salva, almeno per il momento, Carolin si diede un contegno. I ragazzi sarebbero annegati se li avesse lasciati lì, e se fossero morti sarebbe stata guerra con il Cavaliere e gli altri Scudieri. Velocemente li sollevò entrambi dall'acqua e li mise sulla riva, a faccia in su. Lasciò l'arma di Lan nell'acqua - non aveva alcun desiderio di rivedersela arrivare addosso, e sperava che il fiume la portasse via. Assicuratasi che sarebbero sopravvissuti, si arrampicò su un albero e usò la 'strada degli scoiattoli' per affrettarsi lontana dal fiume, grata che non sapessero ancora dove viveva. Avrebbe avuto il tempo di togliere i suoi oggetti preferiti dalla casa dei suoi genitori prima che il Cavaliere arrivasse a farle visita.

*~*~*~*~*

Quando i due ragazzi si svegliarono, l'angolo del sole disse loro che erano passate svariate ore. I vestiti erano ancora lì, non era stato preso nulla. Era un miracolo che non fossero stati attaccati dai mostri.

"Perché diavolo l'hai attaccata, Lan?" domandò Jian. "Aveva solo paura."

"È una Strega, Jian" disse con calma Lan. "Quando una Strega ha paura, la gente si fa male. E lei non aveva solo paura. Ho fatto quello che mi è stato ordinato."

"Ti è stato ordinato di attaccarla?" chiese incredulo Jian. "Perché?"

"Non mi è stato ordinato di attaccarla, mi è stato ordinato di proteggerti. Hai una qualche idea di quanto sia pericoloso avere contro la rabbia di una Strega? L'ho fatta concentrare su di me, invece. Adesso sbrigati. Fa' il bucato. Dovrò scoprire cos'ha fatto della mia arma."

Jian ubbidì, e nascose un sorriso quando Lan non riuscì a trovare la sua arma preferita. Gli stava bene per aver fatto qualcosa di così stupido.

Non gli piaceva dover dire al Leone quello che era successo quando fossero tornati, però. Questo era un ordine in cui era riuscito a fallire completamente.

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