Knight of Sunset by Ashbear
Summary: Un incontro casuale su una spiaggia porta a scoperte inaspettate; una semplice passeggiata cambia il destino di due persone. Niente battaglie né guerre... solo la vita e le paure che si devono affrontare.
Categories: Fanfiction Translation Center, Final Fantasy & Kingdom Hearts > Final Fantasy VIII Characters: Quistis Trepe, Seifer Almasy
Generi: Generale
Linee temporali: Post-game
Avvertimenti: Traduzione
Challenges: Nessuno
Series: Nessuno
Chapters: 3 Completed:Word count: 5795 Read: 64228 Published: 03/04/16 Updated: 01/05/16

1. I. Storia by Ashbear

2. II. Presente... by Ashbear

3. III. Futuro... by Ashbear

I. Storia by Ashbear

Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

KNIGHT OF SUNSET
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
I. Storia...

Balamb sembrava sempre pacifica. Era la tranquillità che si cerca nei recessi della propria mente. L'aria salata dell'oceano le riempiva i sensi mentre le onde salutavano dolcemente la riva. La schiuma bianca si sciolse teneramente nella cresta d'onda, lasciando solo scarti sparsi dell'oceano e uno strato di sabbia umida. Le sue lunghe ciocche di capelli biondi le si incollarono al viso per la pura umidità dell'aria. Lentamente, camminava nella sabbia secca al di sopra della portata della marea. C'era una calma che la tranquillizzava, lì nel mare. Forse era qualcosa che si era portata dietro dalla sua infanzia.

Quando fu stanca di camminare, permise al suo corpo di cadere dolcemente sulla sabbia. Si sedette con le gambe davanti a sé mentre i granelli le danzavano sulla pelle. Il tramonto era sempre il momento che preferiva della sera. Quistis aveva fatto svariate volte questo viaggio alla spiaggia isolata, nell'ultimo anno. La sconfitta di Artemisia era stata dura per tutti loro, e ognuno affrontava le conseguenze a modo suo.

Eppure, lei sembrava sempre essere sola.

Uno strano senso di presentimento la riempì, e un improvviso gelo la percorse. Guardava il tramonto indirettamente, perché il riflesso sulle onde era troppo accecante per essere guardato del tutto.

Poi si rese conto di non essere più sola.

Se l'addestramento le aveva insegnato qualcosa, era di percepire la presenza di chi era nei paraggi. Velocemente si impuntò contro la sabbia, preparandosi ad alzarsi, quando una mano le si posò sulla spalla.

"Non alzarti," disse una voce rauca al di sopra del rumore dell'oceano.

La paura la paralizzò momentaneamente, mentre ricordava la voce. "Seifer?" chiese, con più paura che curiosità.

"Sì, maestrina," rispose con la disinvoltura che poteva essere solo sua. "Non alzarti per colpa mia. Prometto, non ti farò del male."

Voltando la testa, fissò direttamente gli occhi dell'uomo che una volta aveva cercato di porre fine alle loro vite. Eppure, c'era qualcosa che non aveva mai notato prima. Il solito sguardo duro e presuntuoso era ora rimpiazzato da uno sguardo di dispiacere. Il suo aspetto esteriore sembrava ancora lo stesso, a parte il soprabito visto la calda aria estiva. Il suo viso aveva ancora la cicatrice che rispecchiava quella di Squall, un promemoria costante di entrambi i loro fallimenti... e successi.

"Posso sedermi?" chiese; non era sicuro della sua risposta.

"La spiaggia non è mia, Seifer. Sei libero di sederti dove vuoi."

Normalmente, se si fosse detto a Quistis Trepe che avrebbe incontrato l'ex Cavaliere, sarebbe stata terrorizzata la pensiero. O, se era dell'umore giusto, gli avrebbe gridato contro per tutto il dolore che aveva causato. Ma lui l'aveva sorpresa in una buona giornata, almeno per lui. Interiormente, non sentiva alcun desiderio di combattere, e in uno strano modo spontaneo era grata della compagnia. Persino di qualcuno marchiato come suo nemico.

"Vieni qui molto spesso?"

"Seifer Almasy... stai cercando di avere una conversazione normale, con me?" La domanda sembrò uno scherzo, ma entrambi sapevano che non lo era.

"Forse. Sembra la cosa giusta da fare. Voglio dire, non capita spesso che possa incontrare qualcuno del mio passato, senza ritrovarmi un gunblade in faccia... non che non me lo meriti."

Guardando due gabbiani che giocavano in aria, lei si scostò i capelli dal viso. Mentalmente, rifletteva sull'uomo seduto accanto a lei, e tutto il dolore che aveva causato. Si era spesso chiesta perché lui avesse tradito il Garden, ma ovviamente lui non c'era e non poteva chiederglielo. All'improvviso la vide come una sfida, per capire di più delle sue azioni. Forse, capendolo, avrebbe potuto essere un'insegnante migliore, cercare i segni nei suoi altri studenti... prima che anche loro tradissero la SeeD.

Per la prima volta, si voltò a guardarlo, i suoi occhi azzurri fissi in quelli di lui. "Perché, Seifer?" Era una domanda semplice, ma entrambi capivano cosa implicava.

"Intendi perché sono diventato il Cavaliere di Artemisia?"

Scuotendo la testa, lei rispose, "no... perché volevi diventare un Cavaliere? Sappiamo tutti come è andata a finire, ma cosa ti ha portato a quel sogno? Ti sei semplicemente svegliato una mattina dicendo, 'voglio diventare il Cavaliere di una strega'? O c'era di più?"

Lui distolse lo sguardo, sentendo all'improvviso il bisogno di andarsene. La domanda che pensava che lei gli avrebbe fatto, quella per cui aveva già la risposta pianificata e fatta con lo stampino... non fu quella a essere posta. Quello che aveva chiesto... beh, era troppo difficile da comprendere. Persino per lui. Quindi, Seifer fece ciò che sapeva fare meglio; si voltò verso di lei e cercò di essere il più compiaciuto possibile.

"Che diavolo importa? Non vado in giro a chiederti perché sei diventata insegnante... si è soltanto presentata l'occasione. Così l'ho colta. Contenta?"

"No," affermò lei in tono piatto. "Non hai ancora risposto alla mia domanda. È come chiedere perché il cielo è azzurro senza prima capire che cos'è il cielo. Per capire davvero il motivo, devo capire il desiderio."

Lui afferrò alcune conchiglie rotte, e le gettò con rabbia nell'oceano. Lei le guardò sparire nelle acque scure. Forse si trattava davvero semplicemente di un'insegnante che cercava di capire meglio un suo studente. D'altra parte, forse era un'amica che cercava di aiutare un altro amico che ne aveva bisogno. A quel punto, non ne era sicura. Ma sarebbe dannatamente riuscita a scoprirlo. Quistis fu sorpresa quando l'uomo accanto a lei si alzò in fretta, togliendosi radi granelli di sabbia dai vestiti. Quando si voltò a guardarlo, lui le tese la mano.

"Andiamo a fare una passeggiata."

Scioccata dalle sue stesse azioni, o dalla sua mancanza di buon senso, lei accettò la proposta. Lui allora la aiutò ad alzarsi. Lei si tolse le scarpe mentre camminavano insieme sul frangente. L'acqua giocava dolcemente con i suoi piedi nudi, mentre la terra si scioglieva tra le dita. Lui tenne addosso gli stivali; sembrava non notare l'acqua che ci si infrangeva contro.

"Quando avevo dodici anni," iniziò esitante. "Ho ricevuto una lettera da-" Fermandosi a metà frase, la guardò negli occhi. "Ripetimi perché te lo sto dicendo? Non l'ho mai raccontato a nessuno... nemmeno Fujin o Raijin."

Continuando a camminare lungo la spiaggia, lei rispose, "forse perché vuoi farlo. Forse è qualcosa di cui volevi parlare da tanto tempo... solo che avevi paura."

Una mezza risata gli sfuggì dalle labbra, mentre pensava, paura? Io che ho paura? Forse."

Inspirò profondamente, lasciando che l'aria salata gli solleticasse i sensi, prima di lasciar andare rumorosamente l'aria. Dentro era un rottame nervoso, ma al di fuori cercò di rimanere calmo e sicuro di sé.

"Quando avevo dodici anni, Cid mi chiamò nel suo ufficio. Immaginai che fosse per qualcosa che avevo fatto... tipo radere a zero il gallinaccio mentre dormiva... e prima che tu lo chieda, sì, sono stato io. Come se non lo sapessi." Lei fu costretta a ridere alla sua ammissione, agli aggiuntivi vividi ricordi di uno Zell bambino e pelato.

Lui continuò lentamente, "in realtà avevo ricevuto un pacchetto dal governo galbadiano... da mio padre. A volte si sta meglio senza sapere dei propri genitori biologici. Forse sarei stato meglio. Mio padre era un Maggiore dell'esercito, durante la prima guerra della Strega. Per farla breve... lui li tradì, Galbadia, e si unì alle forze di Esthar. Immagino che la mela marcia non cada lontano dall'albero, vero?"

"Seifer..." disse lei in tono fraterno, più che da insegnante. "Per favore, non preoccuparti di questo adesso. Sono qui ad ascoltare... per favore, continua."

"Sì, comunque ho avuto una scatola delle sue cose. Era stato ucciso in una delle battaglie che Galbadia combatté contro Adele. Il bastardo era il suo Cavaliere. Il dannato Cavaliere di Adele."

Quistis si fermò improvvisamente, raggelata dal pensiero. "Seifer, non ricordo che Adele avesse un Cavaliere. Non ci sono notizie di questo. La storia ci ha insegnato che era da sola... ed ecco perché il suo spirito era dominato da una forza più oscura."

Momentaneamente, lui si fermò quando lo fece lei. Scuotendo la testa, lui continuò a camminare lungo la battigia senza di lei. "La storia è sbagliata. È quello che Galbadia voleva far credere alla gente. Pensi che volessero dar pubblicità al fatto che uno delle truppe si era unito al nemico? Dopo la guerra, Esthar praticamente sparì. La storia ha un modo di scriversi da sola, quando è detta da una parte sola."

Lei poteva percepire il dolore nella sua voce; doveva ucciderlo parlarne. Non solo portava il fardello dei suoi fallimenti, ma anche di quelli di suo padre.

Ad un'età così giovane, portava il peso di una tale colpa.

"Quindi, comunque, Cid mi ha dato le sue cose... tra cui l'Hyperion che porto. All'inizio, non potevo sopportare di vederlo... ma con il passare del tempo, ho iniziato a studiare meglio l'essere Cavaliere. È diventata un'ossessione per me, ossessione che sentivo di dover nascondere a tutti gli altri. Dopo molto tempo, rimasi affascinato dalla vita di mio padre, e dai suoi fallimenti. Ero determinato a fare quello che lui non era riuscito a fare. Dove lui aveva fallito, io potevo avere successo. Lo odiavo per avermi abbandonato. Mia madre era stata uccisa durante la guerra anni prima, quando ero piccolo. Ecco come arrivai all'orfanotrofio. E il resto è ciò che chiamano storia..."

Allungando la mano lei gli afferrò delicatamente il braccio, costringendolo a fermarsi.

"E così hai fatto degli errori. Sei sopravvissuto. Forse puoi essere più forte di tuo padre, cercando il perdono che lui non è mai riuscito ad avere. Seifer, c'è più nell'essere Cavaliere che il solo avere una Strega."

"Non dirlo a Squall," ribatté lui sprezzante.

"No, Seifer, Squall lo sa," cercò di spiegare. "Sei stato via per un po'. Se fossi stato nei paraggi avresti visto che c'è così tanto di più. Non è che sia successo e basta. E non è ancora nemmeno diventato un Cavaliere con tutti i crismi. Ma vedi, tu non hai mai amato Artemisia... amavi il sogno. La fantasia. Non la realtà. Squall si allena duramente il doppio, adesso. Non è prestigioso, non ci sono titoli o privilegi, ma ama Rinoa. È questa la differenza - lui la ama con tutto il cuore. Fallirai sempre se non c'è amore. Io credo che la storia di tuo padre fosse molto simile."

Per un secondo, lui si scoprì a riflettere sulle sue parole. Dannazione, aveva ragione.

"Non lo ricordavo, prima. Intendo, avevo dimenticato anch'io la nostra infanzia. Voi ragazzi, la Madre, e l'orfanotrofio... lei mi ha aperto la mente a questo. Avevo la possibilità di vedere la mia infanzia attraverso i suoi occhi. Ma solo pezzi e frammenti, illusioni che lei creava e manipolava per adattarle ai suoi scopi malati."

"Tipo cosa?" domandò lei incoraggiandolo a continuare.

"Le parti negative... solo le parti negative. Squall e io che lottavamo, Ellione che ci abbandonava, e tutti che mi odiavano... ecco cosa vedevo. Solo dopo la sua sconfitta ho ricordato i bei momenti."

"Bei momenti?" domandò, cercando disperatamente di ricordarne qualcuno. Tutti i suoi ricordi erano praticamente simili a quelli descritti da Seifer. Con forse alcuni altri riguardanti Squall di cui non le interessava parlargli, ma fondamentalmente gli stessi.

Afferrandole la mano nuda, Seifer la bloccò dall'andare avanti. "Non ricordi nemmeno tu, vero?" Lui sembrò un po' deluso, ma anche leggermente divertito dall'avere informazioni che lei aveva dimenticato da tempo. Lei scosse la testa, con un sorriso leggero sui suoi lineamenti delicati che cercava di coprire il dispiacere. "Sì, avrei dovuto immaginarlo. Beh, maestrina, lascia che ti aiuti a ricordare."

Lei non fu consapevole di molto mentre lui la afferrava alla vita e la sollevava da terra. Troppo scioccata per lottare, lei si sentì del tutto impotente. Lui corse verso l'oceano, senza mai fermarsi mentre il livello dell'acqua saliva. Poi lei si rese conto che sarebbe finita sott'acqua. Ad ogni modo, era un po' tardi per lottare. L'acqua fredda dell'oceano era un contrasto fresco contro l'umidità di agosto. L'acqua offriva davvero un certo sollievo, mentre si trovava a tornare in superficie. Riemerse boccheggiando, non proprio arrabbiata, non proprio ridendo... una media serena.

"Ricordi adesso?" chiese lui, con l'aspetto di un topo bagnato. "Voi ragazze vi arrabbiavate così tanto con me quando lo facevo, ma i maschi erano sempre sulla spiaggia a ridere come pazzi. A dire il vero, facevano il tifo per me."

Sentendosi quasi in colpa perché non ricordava il passato, lei immaginò vividamente la scena. Eppure il ricordo sembrava ancora appartenere a qualcun altro. Come leggerlo da un libro, o guardare un vecchio film.

"Seifer, io-" Mordendosi il labbro, cercò di continuare.

Lui nuotò verso di lei, ancora vestito e con gli stivali. "Non preoccuparti, Quistis. Io sì. Io adesso ricordo. Ecco a cosa mi sono aggrappato nell'ultimo anno. Quei pochi ricordi felici in cui andavamo tutti d'accordo... quando piacevo alle persone."

Allungandosi per prendergli le braccia lei si alzò, con l'acqua salata che le si asciugava sulla pelle. "Potresti piacere ancora. Ti fidi di me?"

Lui le sorrise furbo per un momento, e guardò le sfumature dorate e rosse del tramonto riflesse nei suoi occhi. Le credeva. Per qualche ragione sconosciuta, si fidava davvero di lei. Anche dopo tutto quello che era successo... si fidava di lei.

"Sì, Quistis Trepe... penso proprio di sì."

Sorridendogli, con una preghiera negli occhi, lei disse semplicemente, "allora torna al Garden."

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

II. Presente... by Ashbear

KNIGHT OF SUNSET
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
II. Presente...

Insieme camminarono per mezzo chilometro; nessuno dei due disse una parola. C'era sempre un certo conforto nel silenzio. Il viaggio in sé era un'ora buona di cammino, e Quistis amava il tempo passato da sola. Ma al presente, amava di più il tempo in sua compagnia. Il viaggio di quel giorno fu leggermente più difficile, dato che l'umidità rendeva quasi impossibile che i suoi vestiti si asciugassero. Per non parlare del fatto che aveva perso le scarpe quando lui l'aveva buttata in acqua. Ad ogni modo, non le interessava. In quel momento, era grata dell'opportunità di aiutare uno dei suoi ex studenti; soprattutto, qualcuno che credeva facesse parte della sua famiglia.

Il sole aveva iniziato a tramontare, ma i colori all'orizzonte rimanevano brillanti.

"Mi ha detto che si poteva cambiare il passato," disse lui piano, con l'imbarazzo evidente nella voce. "Le ho davvero creduto. Forse la volta successiva avrei superato l'esame e sarei stato qualcuno... non il fottuto casino che tutti pensavano che fossi."

Era una domanda che lei voleva fare, ma a cui non si era mai aspettata una risposta. Seifer Almasy, volontariamente, senza coercizione, cercava di spiegare le sue azioni... e cosa l'aveva portato a quella decisione. Una che avrebbe perseguitato per sempre lui e quelli le cui vite erano state toccate.

"Seifer... non abbiamo mai pensato a te come a un fottuto casino. Sì, avevi problemi di comportamento, ma forse io ero semplicemente troppo occupata per vedere cosa ti stava turbando davvero. Mi biasimo per questo."

Lui scosse la testa, e lei poté intuire che era turbato. Il ragazzo si portò la mano destra alla fronte, e un suono a metà tra una risata e un sospiro arrabbiato gli sfuggì dalle labbra.

"Mamma mia... è questo tutto quello che pensi, cosa potevi fare tu? Lascia che te lo dica, non penso che tu avresti potuto fare qualcosa per me, allora. La scelta era mia e l'ho fatta io. Mi sono preparato alla caduta, ma la caduta era l'unica cosa che poteva riportarmi a terra. Avevo bisogno del fallimento. Diamine, era l'unica cosa in cui ero bravo."

Ora toccò a lei rimanere in silenzio. La marea era cresciuta regolarmente durante la loro conversazione, e quello che prima le sfiorava le dita ora le arrivava sopra la caviglia. Vide una collina poco più avanti, e il lato erboso che offriva. In silenzio, lo guidò alla collinetta, e lui la seguì senza far domande. Lo sporco mischiato ai suoi piedi bagnati creò un fango che ora le copriva i piedi. Sedendosi, Quistis cercò di togliersi tutta la nuova sporcizia che riusciva a levarsi dalla pelle. Senza mai guardarlo, cercò di consolarlo usando solo le parole come meglio poteva.

"Seifer, eri bravo in tante cose al Garden. Per favore, non dire così. Eri... sei ancora uno dei migliori specialisti di gunblade che il Garden ha addestrato."

"Sì, ma sono arrivato secondo, dietro Leonhart. Anche se lo sconfiggevo, ero sempre secondo, per gli insegnanti, per gli studenti... per te. Sempre."

"Seifer, sai che non è vero. Vi consideravo alla pari; siete stati gli studenti migliori che ho mai avuto. Potevo preferire un pochino lui, ma quello era il mio problema. Ho perso la mia licenza per insegnare, per questo."

"Preferivi lui un pochino? È come dire che un RubRumDragon è un pochino più difficile da sconfiggere di un Lesmasthor... anche di un Lesmathor morto."

Lei dovette ridere al suo paragone. Sfortunatamente, era vero. Tolse un fermaglio scarlatto dalla tasca, riuscendo a raccogliere le sue lunghe ciocche di capelli. Di nuovo, la sua pettinatura era come la ricordava, il modo unico in cui la portava Quistis Trepe. Era qualcosa che apparteneva solo a lei. Sospirando forte, lei chiuse gli occhi, sentendo il calore del sole che tramontava sul viso.

"Sono fidanzati. Lo hanno annunciato giusto oggi."

Lui guardò il suo viso mentre luccicava di sudore e dei raggi del sole, e il suo cuore la raggiunse. Conosceva la sensazione di fallimento - non che lei avesse fallito. Ad ogni modo non era il fidanzamento, era la solitudine a turbarla. Seifer Almasy capiva completamente il suo disagio.

"Quistis, non ti dà fastidio che si sposino, vero? Ti dà fastidio perché ti fa semplicemente sentire ancora più sola. Tutti hanno trovato qualcuno tranne te. L'unica persona che pensavi che non avrebbe mai avuto una relazione stabile ce l'ha, e da quanto puoi capire è perfetta."

Dannazione ancora a lui.

Come poteva non aver visto prima quanto fossero simili? Non solo lui lo aveva detto meglio di quanto potesse mai fare lei, poteva capire i suoi sentimenti, non solo simpatizzare con lei.

"Beh, posso dirti che di certo non è perfetta," cercò di scherzare lei, anche se le uscì in tono piatto. "Ma sì, voglio dire, è Squall Leonhart, per l'amor di Dio. Il ragazzo che non è mai uscito con una ragazza nella sua vita. Per lui l'amore è semplicemente arrivato con un vestito color crema e ha indicato le stelle. Ma quelli di noi che ci stavano provando... non siamo stati così fortunati."

"Forse stavi provando troppo e non ti sei mai fermata a guardare davanti a te," disse guardandola profondamente negli occhi. Rendendosi conto che tecnicamente era davanti a lei in quel momento, Seifer desiderò disperatamente potersi rimangiare la frase. Si mosse il dito sulla cicatrice e si voltò, a disagio.

"Ah... non ho idea di cosa ho detto, fingeremo che non ho detto niente."

Per la prima volta da quando le era capitato di incontrare Seifer, l'insegnante si sentì di nuovo in imbarazzo. Non per la paura di prima, ma per uno strano senso di disagio per la piega estremamente personale che stava prendendo la conversazione. Al contrario di quanto si credeva, Quistis Trepe non era tipo da mostrare emozioni, tranne che in rare occasioni. Cercò di coprire l'ovvio imbarazzo di lui minimizzandolo come fosse uno scherzo. Anche se le parole la perseguitavano.

"Fingere che non hai detto cosa?" lo stuzzicò sorridendogli. Bella mossa Quistis, pensò, continua a sembrare una perfetta idiota.

"Ah... già. Quindi immagino che sia questo che fai qui tutta sola, maestrina? Non sai che non è sicuro stare qui fuori da sola? Non si sa mai che tipo di gentaglia potresti incontrare."

"Sono una ragazza grande, Seifer, correrò i miei rischi. Ma sì, avevo solo bisogno di allontanarmi da tutti per un po'. Solo tempo per me stessa, per non essere chi pensano che io sia... che si tratti dell'insegnante, dell'oggetto dell'adorazione dei Fan di Trepe, o della felice damigella d'onore."

"Allora chi sei adesso?" chiese lui, con la voce esitante.

Lei pensò alla domanda per un attimo. Nessuna risposta le si illuminava chiara nella mente. Quindi, rimaneva solo la scelta più ovvia.

Sorridendogli serena, disse, "sono... Quistis Trepe."

Era vero. In quel momento non si stava nascondendo dietro maschere e facciate... era solo se stessa. Qualcosa che non riusciva a ricordare di aver fatto insieme ad altra anima viva per parecchio tempo.

"Allora, Quistis Trepe, pensi davvero che loro non mi uccideranno appena mi vedranno?"

Ridendo forte, lei rispose, "non ho mai detto questo. Sono abbastanza sicura che ti metteranno sulla brace per un po'. Ma sono la tua famiglia. Tutti fanno errori. Ti perdoneranno, con il tempo. Il primo passo è chiedere perdono, senza questo sarai sempre un estraneo. Ti adatterai di nuovo, e sarà come ai vecchi tempi."

"Non ricordo di essere stato a molte cerimonie di famiglia che includessero il sacrificare membri della famiglia," rispose, facendo lo spensierato sui suoi errori del passato. "Hey, sembra che sia ora di sacrificare zia Rinoa sul fuoco del barbecue, e poi sfidare malvagiamente zio Squall in un duello con il gunblade per l'ultima porzione di insalata di patate."

"Hey," rise Quistis. "A dire il vero sono stata ad alcune riunioni di famiglia che sono finite così. E quello sarebbe stato uno dei migliori scenari."

"Famiglia?" chiese lui. Poi sperò di non averla offesa con il tono della sua voce.

"La mia famiglia adottiva, i Trepe. Le cose davvero non funzionavano là; è stata solo una questione di tempo prima che finissi al Garden."

In tutti i suoi ricordi, non aveva mai pensato ai due del gruppo dell'orfanotrofio che erano stati adottati. Zell e Quistis avevano un'altra famiglia che gli altri non avrebbero mai potuto dire di avere.

"Oh, scusa, me ne ero scordato. Sei ancora in contatto con loro?"

"A volte." Lei cercò con forza di non permettere alle lacrime di riempirle gli occhi. "Penso che sia il mio più grande fallimento. Mi sembrava di non essere abbastanza per loro. A quel tempo ero più grande, e loro volevano davvero un bambino... io arrivai semplicemente con un sacco di bagagli emotivi che loro non sapevano affrontare. Non fraintendermi, li amo per averci provato, ma ho trovato la mia vera famiglia. Tu... uhm... i ragazzi della Madre. Non potrei mai chiedere nulla di più."

"L'ho rovinato, vero? Erano tutti felici prima che arrivassi io?"

Voltandosi verso di lui, lei gli posò una mano sulla guancia, costringendolo a guardarla negli occhi.

"Non hai rovinato niente. È stato il tempo, il fato, e la circostanza. Nessun gesto ha distrutto niente, nessun gesto ha salvato niente."

I loro occhi si fissarono gli uni negli altri. Quistis non poté evitare di sorridere o di notare il contatto della loro pelle. Sembrava così estraneo, eppure così familiare. Lui la guardò nel profondo del suo essere, e lei sentì un brivido nell'aria calda di agosto.

"Maestrina, ricordi la volta che ti ho baciato?"

Lei spalancò gli occhi e venne presa da un'improvvisa apprensione. Da nessuna parte nella sua memoria aveva mai baciato Seifer Almasy. Era sicura che lo avrebbe ricordato. Ridacchiando alla paura della sua reazione, lui sentì di doverla aiutare ad uscire dalla situazione. Lei sembrava una bambina spaventata, e si sentiva irrigidire.

"Seifer... non ho mai..."

Lui sorrise e la interruppe. "Sì, invece. Era uno dei ricordi che sono tornati più tardi. Eravamo all'orfanotrofio, prima che se ne andasse la Sorella, e giocavamo a nascondino. Io e te eravamo riusciti ad andare dietro al capanno di legno, e ci eravamo nascosti nell'erba alta. Selphie stava cercando di trovarci, ma Irvine continuava a tirarle la maglietta. Lei si era messa a rincorrerlo gridando. Quindi eravamo rimasti io e te."

Cercando nelle profondità della sua mente, lei immaginò la scena. Aveva ragione. Ricordava che lui si era abbassato e l'aveva baciata in fretta. I suoi occhi erano scioccati per il gesto; non avevano che quattro anni. Poi ritornò.

"Io-io ti ho schiaffeggiato dopo, e poi tu mi hai tirato una delle trecce... siamo finiti in grossi guai. Ma nessuno dei due diceva chi aveva iniziato. Eravamo tutti e due troppo imbarazzati," disse lei arrossendo.

"Sì, non volevo che gli altri maschi pensassero che ero sfigato perché avevo baciato una ragazza. Tu non volevi che le femmine pensassero che avevi i 'pidocchi dei maschi'. Quindi è stato il nostro segreto... per sempre."

"Per sempre," rispose lei ricordando il loro patto. "Dicevamo che era il nostro 'segreto per sempre' e giuravamo che se l'avessimo detto l'altro avrebbe dovuto mangiare i vermi."

"Non ho mai dovuto mangiare un verme fino ad oggi," rispose lui compiaciuto. "Tu?"

"No," mormorò. "Ma adesso ricordo. Non era perché pensavo che tu avessi i pidocchi. Era perché pensavo che tu fossi davvero carino, e non volevo che gli altri scoprissero che mi piaceva..."

I suoi occhi indugiarono su di lei ancora un po' prima di avvicinarsi un pochino.

"Quistis, ti dico un segreto. L'ho fatto perché pensavo che eri carina."

Con quelle parole, riempì gli ultimi centimetri e le loro labbra si toccarono per la prima volta in quindici anni.

Qualcosa nel bacio sembrava familiare, eppure sconosciuto. Non durò molto, ma la sua importanza significava più di quanto nessuno dei due poteva sapere.

Quistis fu la prima a separarsi. "Seifer, non posso farlo. È solo troppo improvviso. I-io non so come mi sento, non so cosa provi tu... facciamo che..."

"Aspetterò," disse lui guardandola negli occhi.

Alzandosi, le offrì la mano. "Dai, sta diventando buio. Abbiamo un Garden da distruggere."

Accettando il suo braccio, lei si alzò con grazia. Tra di loro passò uno sguardo di comprensione reciproca - era troppo presto, ma niente affatto impossibile.

"Hey Quistis," disse lui scherzoso. "Grazie per non avermi schiaffeggiato, stavolta."

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

III. Futuro... by Ashbear

KNIGHT OF SUNSET
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
III. Futuro...

Camminarono fino a quando la luce del giorno venne quasi inghiottita dalla notte. Stelle splendenti si disperdevano in sentieri sparsi nel cielo. L'aria era ancora umida, e i mesi estivi non sembravano offrire sollievo nel futuro più prossimo. Seifer tornò a guardare in altro le ultime strisce di cielo azzurro all'orizzonte. Ricordò la domanda su cui lei aveva riflettuto prima, e dovette chiedere.

"Maestrina, perché il cielo è blu?"

"Cosa?"

"Hai detto prima, 'è come chiedere perché il cielo è blu, senza capirlo'. Diciamo che voglio capire il cielo."

"Uhm, Seifer, quella era solo una domanda retorica, davvero. Dovrei farti sapere. Sono sicura che abbia qualcosa a che fare con il riflesso della luce sull'atmosfera... è quello che ho sempre capito."

"Sì, ma non possiamo semplicemente guardare il cielo, dire che è blu, e non cercare di capirlo? Perché tutto deve sempre avere un significato più profondo? Non possiamo semplicemente accettarlo alla lettera, accettarlo per quello che è?"

Lei si fermò di nuovo lungo la riva. "Questo... è... Seifer, questa è una delle prime cose che hai mai detto che sembra sincera. Pensi di poter imparare a vivere così?"

"Certo, posso affrontare l'accettare le cose alla lettera - come quando la gente dice che siamo una coppia."

L'insegnante fu presa alla sprovvista da quel commento. "Scusami?" Lei alzò un sopracciglio, con fare furbo. "Noi, una coppia?"

"Succederà," disse lui, cominciando a camminare senza di lei.

Lei fece alcuni passi di corsa nella sabbia bagnata, cercando di raggiungerlo. "Seifer Almasy, perché qualcuno dovrebbe pensare che noi finiremo insieme?"

"Beh, perché siamo i derelitti."

"Cosa?"

"Ok, ok... hai mai letto un libro dove l'eroe si prende l'eroina?"

"Uhm... sì, penso che siano tipo tutti i libri conosciuti."

"Giusto." Lui si lisciò i capelli.

"Ok, dove vuoi arrivare?"

"Beh, ora, può ogni persona essere l'eroe o l'eroina? O la maggior parte della società somiglia più alle sorellastre cattive e ai troll?"

"Seifer," ridacchiò. "Stai dicendo che sei un troll?"

"Mamma mia, seguimi un attimo qui. Quello che sto dicendo è che nessuno è perfetto. Forse una parte di noi può legarsi alla sorellastra, più di quanto possano legarsi alla principessa. O al troll, secondo i casi. A volte ci identifichiamo di più con i personaggi secondari di un libro, e tutti i loro difetti, rispetto che con gli eroi perfetti."

"Quindi, pensi che il troll e la sorellastra cattiva dovrebbero scappare insieme?"

"Ok, Trepe, adesso lo stai facendo solo per irritarmi."

"Iiiooo?" rispose lei, con il suo lato malizioso che si mostrava.

"Gli eroi non falliscono mai nei libri, solo nella vita reale. Forse, per una volta, le persone potrebbero fare il tifo perché il troll si prenda l'eroina. Ma non succede mai."

"Seifer, giuro... ti stai dando del troll da solo."

Lui gesticolò nell'aria e si arrese. "Va bene, per amor della discussione... sono un troll. Quello che sto cercando di dire è che forse i lettori sono pronti per un libro in cui l'eroe non è perfetto. Alla gente piacciono i derelitti, a prescindere da tutto - battaglia, sport, o persino qualcosa di pazzo come l'amore."

"Amore?"

"Ok, ok, adesso lo stai facendo solo per farmi arrabbiare."

"Ho sentito che i troll sono davvero cattivi quando sono arrabbiati."

"Ok, basta, adesso ti faccio vedere io."

La afferrò ancora una volta, e corse con lei nell'acqua illuminata dalla luna. Stavolta lei non si divincolò né lottò, più che altro si godette la libertà di tutto quanto. Per un momento, giocarono nell'acqua come bambini, bambini che non avevano mai avuto quelle libertà. Soprattutto, che non riuscivano a ricordare se le avevano avute. Quando si fece più buio, uscirono finalmente dall'acqua. Nessuno aveva detto una parola negli ultimi minuti, avevano solo nuotato e giocato come delfini nella foschia. Delfini sgraziati, ma dotati comunque di libertà e nobiltà.

"Seifer, mi stavo giusto asciugando!"

"Lo so. Mi piaci con il look bagnato."

Lei si strizzò l'acqua dalla maglietta. "Chissenefrega..."

Lui all'improvviso si fermò del tutto.

"Che c'è che non va?" chiese lei.

"Siamo qui," rispose lui piano.

Era la prima volta che vedeva il Garden da un sacco di tempo. Nei suoi sogni e incubi, , ma nella realtà no. Il suo corpo si irrigidì mentre il suo sguardo si fissava sull'edificio. L'insegnante notò la sua incertezza. Gli mise le mani sulle spalle e si piazzò dritta davanti a lui.

Non aveva mai visto Quistis Trepe così determinata.

"Ascoltami, Seifer. Non preoccuparti di cosa pensano o dicono gli altri - preoccupati solo di te stesso. Non puoi passare il resto della vita a rimpiangere il passato. Si può soltanto vivere il presente. Nessuno dice che sarà facile. La strada da qui in poi è ardua. Ascoltami, stai già meglio rispetto a due ore fa."

"Perché?" Non ne era nemmeno più sicuro. Nessuno che aveva mai tenuto a lui gli era stato così vicino. La sensazione era snervante. Era sconosciuta.

"Perché hai un'amica, qualcuno che crede in te, qualcuno che lo farà sempre. Forse è ora di mettere alla prova la tua teoria sulla società e sui derelitti. Forse c'è un futuro per noi. Ora come ora, questo è il presente ed è questo che conta. Seifer Almasy, hai due possibilità: rimani o te ne vai. Molto semplice. Non posso costringerti fisicamente a entrare, ma posso chiederti di farlo. Posso sperare che tu lo faccia."

Anni di ricordi arrivarono come un fiume in piena, anni di fallimento. Avrebbero davvero capito? Si può rivoltarsi contro il gregge e poi essere accettati nuovamente nelle sue fila? Cosa più importante, qualcuno avrebbe, o avrebbe potuto, interessarsi a lui? Interessarsi abbastanza da prendersi le cose buone insieme a quelle cattive? In un momento di debolezza, guardò di nuovo l'oceano. Il buio della notte stava strisciando, e rimanevano solo le ombre della sera. Ancora una volta Quistis attirò la sua attenzione sui suoi occhi.

"Anni fa hai affrontato una scelta simile con Artemisia. Quello che farai adesso definirà il tuo carattere. Dimentica tuo padre. Dimentica il tuo sogno di essere un Cavaliere... e la tua ossessione del fallimento. Nessuno sa cosa dicono le tue stelle; devi forgiare tu stesso il tuo destino. Tutto quello che posso dire è: fallo perché davvero vuoi farlo tu. Altrimenti, girati e segui la spiaggia fino a Balamb. Se è là che vuoi stare."

Lui guardò ancora una volta l'acqua. Il mare infinito lo provocava soltanto, chiamandolo come una sirena. Ad ogni modo, era più forte adesso; il suo canto mortale era rivolto a orecchie sorde.

In un gesto simbolico, offrì il braccio alla donna davanti a sé. L'unica, sapeva, che non si sarebbe mai arresa. L'unica che sarebbe rimasta. Lei ricambiò con un sorriso, voltandosi verso le luci del Garden.

"Quistis, sono pronto ad andare a casa. Sono pronto ad affrontare tutti."

"Sarai sempre una famiglia per loro, Seifer, sempre." Gli offrì quell'ultima rassicurazione.

"Hey, quindi questo significa che non potrò mai essere il tuo Cavaliere?" Lui sollevò il sopracciglio con un sorrisetto.

Lei lasciò andare nuovamente una risatina. Alcune cose non sarebbero mai cambiate. E di questo era grata. "Beh, Seifer... Penso ancora che sia un po' troppo presto. Ma abbi fede nelle stelle."

"Dannazione, volevo davvero quel lavoro."

Arrivarono al cancello principale. Quistis si voltò un'ultima volta, e vide l'ultimo bagliore di luce svanire all'orizzonte. Per un attimo, rifletté su tutto ciò che era successo nell'ultimo paio d'ore. Come una semplice passeggiata poteva diventare così tanto di più. Come un crepuscolo sarebbe per sempre rimasto inciso nella sua memoria. Come forse anche lei aveva bisogno di salvezza... forse lui poteva essere il suo salvatore, dopo tutto.

"Seifer, facciamo un patto. Puoi sempre essere il mio Cavaliere del Tramonto."

"Affare fatto."

Insieme fecero gli ultimi passi dentro il Garden.

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Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
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